di Daniele Bisang, candidato PLR al Gran Consiglio

Ascoltando e leggendo quanto emerge sugli aumenti dei costi della salute sembra quasi che l’origine di tale crescita sia da ricercare nel comportamento dei pazienti. In pratica vivremmo in un Paese in cui gli abitanti approfitterebbero del sistema con il pretesto che poiché si paga allora si ha diritto di abusare delle cure. Mi scuserete per la franchezza ma, sinceramente, mi dico che sono ben poche le persone che hanno voglia di scherzare sulla propria salute.

Parlando con i cittadini, amici, conoscenti non sembra proprio sia questa la causa. La gente non va dal medico per nulla, ma perché ne ha bisogno, perché la vita è una e unica e oggi la scienza ha portato a grandi risultati – scoperte che ci aiutano a vivere meglio. È questo forse un delitto o forse deve diventare privilegio di pochi? Mi spaventa il concetto di doppia velocità con una parte di popolazione che può andare dal medico senza problemi e l’altra che ora non ci va perché fa veramente fatica a pagare la franchigia, preferendo rinviare fino all’ultimo le visite con la conseguenza di trovarsi in situazioni drammatiche.

Il sistema oggi è divenuto così complesso che anche gli stessi addetti ai lavori faticano a comprenderlo; pensiamo ad esempio al sistema di fatturazione TARMED, ma anche alle differenze di prezzo per degli interventi definiti di routine fra ospedali – cantoni.

I progressi nel campo medico sono straordinari (pensiamo ad esempio alle 15 scoperte principali del 2018, ad es un pacemaker per il cervello; un nuovo antibiotico; un sensore dentale, ecc.), ma anche nella farmaceutica e nella robotica, settori in costante evoluzione ma per i quali l’aggiornamento è essenziale. Parte dell’aumento dei costi deriva anche dalla necessità di garantire la massima efficienza di tutto quanto serva alle cure. Poi abbiamo tutte le specializzazioni così solo alcuni esempi: cardiologia, oncologia, ematologia, pediatria, geriatria, urologia e andrologia, nefrologia, allergologia, immunologia e qui ci fermiamo perché la lista è lungi dall’essere terminata. Senza poi contare tutte le specialità che sono e saranno in divenire. Abbiamo poi tutta la farmacologia – con la ricerca e la distribuzione. Basti pensare che nel 2012 in Ticino avevamo circa 192 farmacie, oggi sono oltre 250.

I pazienti sono, quindi, solo l’ultimo anello di una complicata macchina che racchiude tre elementi chiave: la ricerca, la formazione e la consulenza. Al centro vi sono le casse malati che fanno da collante fra fornitori di prestazioni e pazienti. Questi ultimi continuano a lamentarsi per l’aumento dei costi a fronte degli importanti utili fatti dalle casse.

Come arginare questa continua crescita? Indietro non si torna e pensare di diminuire i costi è al momento un’utopia. Occorre agire alla base separando chiaramente l’assicurazione di base da quella complementare. L’assicurazione di base, come dice anche la costituzione, deve continuare a garantire la salute di tutti i cittadini indistintamente dal loro reddito. Chi poi desiderasse prestazioni supplementari può fare tutte le assicurazioni complementari che vuole e può permettersi.