epa07486174 (FILE) - British Prime Minister Theresa May (L) and European Council President Donald Tusk (R) during the familly picture at the Asem 12, Asia-Europe Meeting in Brussels, Belgium, 19 October 2018 (reissued 05 April 2019). Reports on 05 April 2019 state British Prime Minister Theresa May has written to European Council President Donald Tusk, requesting a delay until 30 June to Brexit. The Brexit delay request comes ahead of a EU leaders summit on 10 April. EPA/JULIEN WARNAND

E’ soffocante il vortice europeo che non libera gli inglesi da quella decisione irrimediabilmente presa il 19 giugno 2017 e mai eterificata. L’Europa la segue, col fiato sospeso: c’è chi invidia i britannici per la presa di posizione ottenuta con forza decisionale e coerenza, chi invece ne critica i ripensamenti, le divisioni interne sul come quando uscire, l’indecisione, che fa tremare soprattutto le imprese, molte delle quali hanno da tempo abbandonato il suolo britannico. Nel frattempo il divario tra l’euro e la sterlina si amplia drasticamente: 1 € a 0,86 £ rispetto all’1,26 £ di otto anni fa. Un franco svizzero equivale invece, ad oggi, a 1 CHF = 0,77£.

Theresa May, premier britannica, ha scritto al presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk di rinviare l’accordo d’uscita del Regno Unito dalla Brexit al 30 giungo. Il Regno Unito, come scritto esplicitamente nella lettera, solo nel caso in cui non dovesse giungere a un accordo preventivo entro il 26 maggio, parteciperebbe tuttavia alle elezioni europee di quella data stessa, (sancendo, di fatto, ancora la propria (pseudo) appartenenza all’Unione Europea).

Si vociferava, dalle parti di un’autorevole ente probabilmente della BBC, che Tusk stesso avesse intenzione di scrivere alla May per proporle di prorogare l’accordo addirittura di 12 mesi, ma la May lo avrebbe preceduto. La proposta dovrà comunque essere approvata o respinta il 10 aprile e, in caso di approvazione, l’Inghilterra potrebbe trovarsi già fuori il 12 aprile.

Le diramazioni che la vicenda si trova costretta a seguire sono dunque due, o il no deal, l’uscita senza accordo, o un’uscita ragionevolmente concordata da ambedue le parti.

Nel frattempo, all’interno del panorama britannico, proseguono gli scontri tra la premier conservatrice May e il leader dell’opposizione labourista Corbyn. la prima tuttavia sostiene che il Regno Unito si preparerà a rispettare la tabella proposta, ovvero quello di essere fuori dall’Unione prima delle Elezioni, indicativamente entro il 22 maggio, ma tutto (o niente) accadrà al vertice dei consigli bipartisan che si terrà il 10 aprile.