La Libia è divisa tra due fazioni rivali. Una a sostegno del generale Khalifa Haftar, 70 anni ex ufficiale dell’esercito che ha aiutato Gheddafi a prendere il potere nel 1969 prima di cadere con lui e andare in esilio negli Stati Uniti in Virginia. Tornato nel 2011 dopo l’inizio della rivolta contro Gheddafi è diventato un comandante ribelle e oggi controlla a est i due terzi del paese. L’altra a sostegno del presidente del Consiglio presidenziale della Libia e primo ministro Fayez al-Sarray che controlla la capitale Tripoli e l’ovest del paese.

Due forze si contendono il potere, una forza armata guidata dal generale Haftar, e una forza di governo sostenuto da una coalizione di milizie.

Haftar sembra intenzionato a prendere il controllo di tutto il paese e ha ordinato giovedì, con una mossa a sorpresa, alle sue forze alleate, l’esercito della Libia National Army (LNA), di marciare sulla capitale in vista dei colloqui pianificati dall’ONU che sostiene il governo di Tripoli, sollevando così i timori di una possibile e pericolosa escalation con una resa dei conti tra le milizie rivali.

Haftar è sostenuto diplomaticamente dagli Emirati Arabi Uniti, dalla Francia e dall’Egitto. Da quest’ultimo paese anche militarmente. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso forti preoccupazioni per il rischio di un nuovo confronto militare. “Sono profondamente preoccupato per il movimento militare che si sta svolgendo in Libia e il rischio di un confronto. Non c’è una soluzione militare. Soltanto il dialogo intra-libico può risolvere i problemi libici. Chiedo calma e moderazione durante l’incontro dei leader libici”, ha scritto via Twitter Guterres.

Dalla caduta di Muammar Gheddafi nel 2011, la Libia si è frantumata in fazioni armate litiganti in seguito alla rivolta sostenuta dalla NATO che ha rovesciato il regime. È scivolata nel caos e in frequenti spasmi di violenza. I successivi sforzi delle Nazioni Unite volti a unificare le principali istituzioni libiche, tra cui la banca centrale e gli organismi politici, sono falliti e le principali installazioni petrolifere sono tenute in ostaggio da una varietà di gruppi miliziani. Ovviamente in molte città ad ovest della Libia c’è una forte resistenza a qualsiasi tentativo di imporre un governo militare dopo essere state sotto il dominio dell’era di Gheddafi.

Sono proprio alcuni di gruppi di militari che Haftar sta cercando di persuadere per cercare di impossessarsi della capitale in cambio di futuri privilegi. Gli esperti sostengono che in alcuni gruppi sono preseti anche milizie islamiche, e mettono in dubbio comunque l’effettiva forza militare del generale per poter conquistare Tripoli.

Le milizie libiche alleate del governo di Tripoli, hanno fatto oggi prigionieri 145 soldati del generale Haftar nella città di Zawiya, a ovest di Tripoli, sequestrando anche 60 veicoli militari dotati di mitragliatori, proprio mentre il segretario dell’ONU si preparava ad incontrare il leader orientale a Bengasi per cercare di evitare una nuova guerra civile.

Il Regno Unito ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Una dichiarazione congiunta emessa dal Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Italia e dagli Emirati Arabi Uniti, cita le preoccupazioni in merito ai combattimenti che potrebbero portare alla distruzione della capitale.

Molti si chiedono se alcuni paesi stiano giocando un doppio gioco in Libia. La Russia, ad esempio, sostiene fermamente il generale Haftar perché è una forza che si oppone all’islamismo, ma dice di sostenere anche l’autorità governativa sostenuta dall’ONU. Gli Emirati Arabi Uniti gestiscono la base aerea di al-Khadem, dove sono state consegnate molte nuove armi al generale Haftar.

La Turchia e il Qatar sostengono pubblicamente il processo di pace delle Nazioni Unite, ma sono accusati di sostenere le alleanze occidentali delle milizie che si appoggiano all’Islam.

La Francia, sebbene abbia investito nel processo di pace sostenuto dall’ONU, ha collaborato militarmente con Haftar per conquistare territori nell’est del paese. Il generale Haftar dunque, potrebbe aver visto un’opportunità per prendere la capitale in mezzo all’incertezza della regione in corso.