Una semplice lettera ha mobilitato i piani alti, ricevendo attenzione da personalità importanti. Noi, che  sulla libertà di espressione siamo ancora un po’ più “larghi” della norma (per la nostra mentalità, per il nostro temperamento), pensiamo che il direttore non avesse la necessità di scusarsi ma, se l’ha fatto, bene così.

Visto che siamo entrati in tema, pubblichiamo oggi Farinelli e Pontiggia così come ieri abbiamo pubblicato Bertoli.

(dal CdT)  

Leggendo le parole del signor Filippi, pubblicate giovedì su questo giornale, in merito al tema dell’omosessualità ho provato un senso di tristezza e di amarezza. Che ognuno possa avere la propria opinione in merito alle unioni tra persone dello stesso genere è legittimo (anche se il popolo ha votato in merito ormai 15 anni fa), ma riferirsi all’omosessualità come a un difetto, un disordine o a una menomazione, è estremamente offensivo e semplicemente inaccettabile. Se è vero che esiste la libertà di espressione, e ognuno si assume la responsabilità di quanto scrive, è altrettanto vero che ci sono dei limiti imposti dal rispetto delle persone che non devono e non possono essere superati. Questo giornale non avrebbe dovuto, a mio parere, pubblicare un articolo di questo tenore e la speranza è che si sia trattato di un’infelice svista. Una cosa però ci insegna questo scritto e cioè che anche in Svizzera, nel 2019, è fondamentale continuare a impegnarsi per il rispetto di persone che non hanno nessuna colpa: semplicemente amano altre persone del loro stesso genere.

Alex Farinelli, Comano

Le lettere che qui pubblichiamo sono sacrosante. Un conto è esprimere un’opinione, assolutamente libera, sulla famiglia e sulle adozioni dei figli, altro conto è definire «difetto, menomazione, male» l’omosessualità: questi sono insulti, non opinioni. È stato quindi un errore pubblicare quel passaggio della lettera di Fernando Filippi (il paragrafo sull’omosessualità in quanto tale) che doveva invece essere cassato (e purtroppo non lo è stato). Ce ne scusiamo. Ma attenzione: andava cassato solo quel passaggio. Altrimenti, invocando il blocco dell’intera lettera, si cadrebbe nell’errore opposto, quello della censura nei confronti delle altre considerazioni del lettore di Airolo che, per quanto contestabili e non condivisibili, sono opinioni legittime in democrazia, con pieno diritto quindi di trovare spazio sui giornali (ribadito in ogni caso che le lettere dei lettori non impegnano in alcun modo la linea editoriale del Corriere del Ticino).

Fabio Pontiggia, direttore