La decisione è stata comunicata oggi ai media. Avremo dunque in campo in una combattuta e appassionante elezione

Merlini – Lombardi
Ghiggia – Chiesa
Carobbio – Gysin

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La Redazione coglie l’occasione per esprimere all’on. Lombardi le più sentite condoglianze per il grave lutto che lo ha colpito con la perdita della madre, signora Christiane.

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Forse non tutti hanno letto l’intervista che abbiamo fatto all’avvocato Ghiggia in aprile. Ci permettiamo di riproporla.

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12 aprile  Il noto avvocato, che nel 2015 fu candidato al Consiglio degli Stati fallendo di poco l’elezione, si esprime qui sulle recentissime Cantonali del 7 aprile e sulle non lontane Federali di ottobre; oltre che, ovviamente, sul cruciale rapporto della Svizzera con l’Unione europea e l’inaccettabile Accordo quadro.

Verso i partiti “borghesi” Ghiggia, nel suo stile schietto e incisivo, non fa troppi complimenti. Ed esprime un giudizio severo anche sul consigliere federale Cassis.

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Francesco De Maria  È tutto finito, les jeux sont faits. Come giudica la campagna elettorale: per qualità, intensità, livello di spesa? Quali gli elementi e i duelli più interessanti?

Battista Ghiggia  È stata una campagna elettorale partita stanca dall’inizio, molto scialba, che si è animata un po’, senza particolari slanci, nella parte finale. Ci sono dei candidati che hanno speso tanti soldi, mentre per quanto concerne i partiti, ad eccezione del PLR che ha tappezzato strade e giornali, mi sembra che gli altri siano stati più o meno sul livello di spesa delle precedenti tornate elettorali. Sicuramente il duello più interessante è stato quello all’interno della lista PPD, con un lavoro impressionante svolto da Raffaele De Rosa, che lo ha condotto ad un risultato strepitoso.

Alcuni hanno perso, ma chi ha perso di più?

Per quanto concerne il Consiglio di Stato ha sicuramente perso il PLR, che tenuto conto degli alti obiettivi che si era prefisso e degli importanti mezzi finanziari investiti dal partito e dai suoi candidati nella campagna ha ottenuto un risultato scarso. Per quanto concerne il Gran Consiglio ha perso la Lega con una flessione di ben quattro deputati, anche se occorre dire che quattro anni fa due seggi erano stati conseguiti con dei resti risicatissimi ed erano quindi a rischio.

Vincitrice in GC è stata l’UDC con +2 deputati, a dimostrazione che la lista unica Lega-UDC è stata un’operazione win-win che ha permesso da un lato il mantenimento dei due Consiglieri di Stato leghisti e dall’altro l’aumento di due deputati UDC in Gran Consiglio.

È anche il momento di valutare, a bocce ferme, l’attendibilità dei sondaggi. Ne avevamo uno solo, il sondaggio Pisani, nessun confronto possibile.

Sono sempre stato molto scettico per quanto concerne i sondaggi, in quanto rispondono quasi sempre, oltre che alle domande, anche alle aspettative di chi li commissiona. Diciamo chiaramente che Pisani ha “cannato” in pieno, sia per quanto concerne i risultati dei partiti che per quanto concerne i risultati dei candidati. Dava Lega e UDC sopra il 30%, aperta la lotta tra liberali e socialisti, Gobbi distaccato da Zali e De Rosa battuto dall’uscente. È successo esattamente il contrario e in modo netto. Sono inoltre profondamente convinto che il sondaggio abbia influenzato in modo importante l’esito elettorale, rilassando chi si è sentito sicuro, cercando di ravvivare la campagna del PLR nel tentativo, fallito, di conquistare il seggio socialista e dall’altro canto spronando i socialisti nella lotta per la difesa del loro seggio.

In tempi lontani il suo partito era il PPD. Proprio sulla lista democristiana si è accesa la lotta più appassionante. Con quali armi il vincitore ha vinto? Quale futuro politico vede per il PPD?

Raffaele De Rosa ha condotto una campagna di qualità sul piano dei contenuti e dell’immagine. Si è posizionato molto bene, con un’intensa rete di contatti che gli ha permesso di toccare molte componenti sociali ed economiche della realtà cantonale. Grazie alla squadra che l’ha sostenuto ha potuto coprire il territorio dell’intero Cantone, giocando con grande dinamismo una partita a tutto campo che gli ha permesso di conseguire un risultato impressionante, oltre ogni più rosea (è il caso di dirlo) aspettativa.

Il problema del PPD a livello nazionale viene da lontano ed è molto profondo. Deriva dall’essersi adagiato, a partire dalla presidenza Darbellay, su delle posizioni di ruota di scorta della sinistra, posizioni che sono in contrasto con il DNA e la storia dell’ex partito conservatore. Inoltre a livello federale dopo l’uscita di scena di Doris Leuthard non dispone più di personalità carismatiche di alto profilo.

Dopo i danni fatti da questa deriva a sinistra, un riposizionamento che rilancerebbe il PPD lo vedo difficile, anche se il presidente Pfister ci sta provando seriamente.

Passiamo alle Federali di ottobre. Per l’UDC sono tempi alquanto grami, non rischia un cattivo risultato? Forse è salita troppo in alto, si è gonfiata troppo, i suoi elettori sono delusi?

L’UDC a livello svizzero sta vivendo un ricambio generazionale importante e si trova confrontata con il non sempre facile compito, in una società “liquida” come quella attuale, di far capire alle forze giovani che devono essere formate per garantire la relève e a cascata agli elettori giovani, che i valori per cui si è battuta e si batte tuttora sono più che mai attuali. Va altresì detto che non si può sempre andare in avanti con le percentuali. Ogni tanto bisogna fare un passo indietro per farne poi due in avanti.

La sconfitta di Zurigo, cantone simbolo, è stata pesante…

A Zurigo ha giocato sicuramente un ruolo importante la scarsa affluenza alle urne e il buon “momentum” dei verdi. Blocher non ha però perso tempo e ha spronato il partito cantonale ad elaborare velocemente una nuova strategia.

Roger Köppel sarà candidato agli Stati, una personalità molto forte. Ce la farà?

La grande difficoltà per essere eletto al Consiglio degli Stati è intrinseca al sistema maggioritario, nel senso che un candidato molto profilato come Köppel, rischia di trovarsi contrapposto lo sbarramento di tutti gli altri partiti di governo. Non dimentichiamoci che lo stesso Blocher, nei tempi in cui andava per la maggiore, era uscito sconfitto a Zurigo dall’elezione per il Consiglio degli Stati. Partita difficile e dura ma che va giocata fino in fondo.

Una domanda sull’ “onda verde” gliela devo pur fare. È un fattore difficile da dominare e può causare gravi danni elettorali. Nel 2011 Fukushima, nel 2019 la ragazzina con le trecce (quasi peggio). Accodarsi? Intrupparsi? Stoicamente resistere? Controbattere? Ma come?

Incominciamo col dire che quella della tutela dell’ambiente è una sensibilità che nel corso degli anni è andata ad aumentare in tutti i partiti e non vedo come potrebbe essere diversamente. Ogni cittadino e a maggior ragione un politico deve avere a cuore l’ambiente e deve concretamente impegnarsi in sua difesa.

Ciò che è invece fuorviante è la manipolazione delle istanze verdi per trasformarle in esperimento di ingegneria sociale volto ad obliterare l’identità culturale del nostro paese e a modificarne surrettiziamente costumi, istituzioni politiche, strutture economiche, sensibilità e credenze che tendono a far cambiare i modi di vita per dei modelli che non esistono e sono solo teorici.

Parliamo ora dell’elezione agli Stati nel nostro Cantone, che l’ha vista in competizione quattro anni fa. Quali ricordi conserva? Perché non ha vinto?

Ho il ricordo di una campagna partita al piccolo trotto e che si è poi trasformata in una corsa al galoppo, con un sostegno che è diventato strada facendo sempre più importante. Conservo il ricordo del contatto con la gente, dell’importanza di ascoltarla, capire ed interpretare le sue richieste, preoccupazioni e aspettative, così come dell’affetto e della simpatia che mi sono stati tributati, per i quali sono molto riconoscente.

Lo sbarramento creato dall’ammucchiata di PLR e PPD e PLR/PS ha tremato ma ha tenuto, anche se per poco.

Esaminiamo gli schieramenti possibili. A) Lega/UDC  B) PLR  C) PPD  D) Area della sinistra (con possibile partecipazione dei radicali). Quali potrebbero essere i candidati, e con quali probabilità di successo?

Per il momento l’unica che ha dichiarato ufficialmente la sua disponibilità a correre per gli Stati è Marina Carobbio, che però mi sembra voglia correre con il paracadute del ticket Stati/Nazionale. Penso che chi corre per una carica debba raccogliere la sfida fino in fondo, altrimenti non dimostra all’elettorato di essere interessato a quella specifica carica ma unicamente a salvaguardare il proprio scranno e se va bene alla fine cambia la poltrona. In casa PLR e PPD la paura fa 90 e vedo che c’è un grande tatticheggiare per tentativi di accordi all’insegna del soccorso cadregaro. Bisogna comunque stare attenti a non giocare con il fuoco con queste alchimie perché l’elettore ragiona fortunatamente con la sua testa e segue sempre meno i giochetti tattici dei partiti e dei candidati che si affannano per mantenere il loro scranno. Un accordo tra questi due partiti esisteva comunque già, seppur dissimulato e sottotraccia, quattro anni fa.

L’UDC svizzera vive un momento piuttosto infelice, ha dovuto subire alcune sconfitte elettorali. E questo proprio mentre la battaglia sull’Accordo quadro entra nel vivo. Al di là dei giochi tattici e delle ipocrisie la configurazione sembra quella ormai abituale: partiti “borghesi” e socialisti… contro la destra. Considerato il rapporto di forze, come si potrà vincere? Se l’Accordo quadro dovesse passare nella sua forma attuale, quali sarebbero le conseguenze per la Svizzera a breve, medio e lungo termine?

Il Consiglio federale, PLR, PS e PPD, la grande industria di esportazione, la SSR e quasi tutti i media, perlomeno i più importanti, partono dal presupposto, sbagliato, che senza l’accordo quadro succederanno cataclismi di vario tipo. Siccome questo presupposto è sbagliato, errore dovuto alla totale mancanza di volontà di sviluppare ipotesi e scenari alternativi, abdicando allo sforzo intellettuale e al rigore che ciò comporta, si adagiano su quella che può sembrare apparentemente una soluzione di comodo, quando in realtà è l’inizio della fine della Svizzera come nazione.

Gli scenari catastrofistici sono sempre gli stessi che furono dipinti nel ’92 al momento della votazione sullo Spazio economico e successivamente in tutte le occasioni in cui si è trattato di fare pressione sui cittadini affinché accettassero gli accordi internazionali caldamente sollecitati da una UE sempre più prevaricatrice e ricattatrice.

Il fatto che gli scenari apocalittici paventati e minacciati da allora non si sono mai realizzati, è il più grande argomento che se ben spiegato e dibattuto confuta in modo inequivocabile queste tesi, che sono il frutto di ragionamenti miopi, che non vogliono affrontare soluzioni alternative complesse ma sicuramente più interessanti e raggiungibili. Sono certo che una sconfitta di tutto il fronte pro accordo quadro potrà contribuire a stimolare molti cervelli brillanti che si sono purtroppo atrofizzati in quanto adagiati su questa soluzione di comodo, la quale avrebbe come conseguenza certa, occorre dirlo senza tanti giri di parole, la fine della Svizzera quale Stato sovrano indipendente e ciò in tempi relativamente brevi.

Come valuta l’operato del nostro ministro degli Esteri Ignazio Cassis, ottavo consigliere federale ticinese?

Me lo sta chiedendo seriamente? Perché se così è dovrei dedicarle molto tempo per risponderle. Lei mi sa indicare un solo intervento, provvedimento o altro da lui fatto o ispirato a favore del Ticino (non del PLR) che abbia portato a risultati concreti o perlomeno apprezzabili e degni di nota?

La posizione del “senatore” Filippo Lombardi sull’AQ è la posizione del PPD svizzero?

Tutte le sue prese di posizione recenti sono a favore dei gruppi di interesse che lui rappresenta. Il suo voto decisivo quale presidente della commissione affari esteri degli Stati per l’approvazione del contributo di coesione di un miliardo e trecento milioni ne è la prova regina.

C’è una forma diversa di Accordo quadro che possa ai suoi occhi apparire accettabile? Se la risposta è Sì, ce la descriva.

Non esiste. La negoziazione dell’accordo quadro attualmente in consultazione si basa su presupposti istituzionali e metodologici sbagliati ed è stata impostata in direzione di una cancellazione dell’indipendenza politica svizzera. Il nostro sistema di democrazia semi-diretta è incompatibile con il sistema centralista dell’UE. Punto. Compromessi di tipo istituzionale non sono possibili. Si possono fare dei matrimoni di interesse ma senza snaturare le istituzioni che hanno garantito successo e benessere a tutta la popolazione svizzera e straniera residente e che sono il frutto di quasi duecento anni di evoluzione storica democratica, non sempre facile.

Lei ha avuto occasione, in tempi recenti, di discutere le prospettive politiche con Christoph Blocher?

Ho incontrato l’ex Consigliere federale Christoph Blocher alcuni mesi fa in occasione di una cena privata dove la discussione, dopo i convenevoli e i commenti piacevoli e divertenti su alcuni fatti di cronaca passati e recenti sempre legati alla politica, ha finito per dirigersi sulle sfide future della Svizzera e i due temi principali sono sicuramente stati quelli delle relazioni con l’UE, rispettivamente da un profilo più ampio, quelli legati all’immigrazione di massa e all’integrazione. Temi che preoccupano una moltitudine di cittadini, tra cui lo stesso Blocher, il quale sta dedicando molte delle sue energie per la difesa delle nostre istituzioni e dei nostri valori.

Per concludere (glielo devo pur chiedere). Lei correrà?

Per il momento devo decidere se correre la Stralugano in maggio. Mi sto allenando. Le elezioni federali sono ancora lontane.

Esclusiva di Ticinolive