Sud Sudan, un uomo vestito di bianco s’inchina ai piedi del presidente Salva Kiir e ai vicepresidenti del paese che a maggio avvieranno un nuovo governo che dovrà frenare la guerra in Sudan, costata, sino ad ora 400 mila morti. Quell’uomo che bacia le scarpe d’un altro uomo, in una missione diplomatica che si tramuta in una pantomima pietosa, è nientemeno che il papa. Lo stesso papa che ha ricevuto Erdogan, d’altra parte. 

Un gesto compiuto “affinché il fuoco della guerra si spenga per sempre” nel Paese africano. Ma le mani portate al volto della moglie del presidente mostrano la sorpresa del gesto, adir poco, sconvolgente. Gettatosi ai piedi del dittatore del Sud Sudan, papa Francesco ha supplicato il capo africano di non compiere più stragi.

(fdm) Citazione. “I Sud Sudanesi sono rimasti positivamente scioccati nel vedere Papa Francesco che supplica i politici sud sudanesi, che si inchina e bacia loro i piedi. I video e le immagini dell’evento stanno girando su tutte le televisioni, sui social media e sugli smartphone della gente comune”. Vatican News riporta entusiasta le dichiarazioni rilasciate all’Agenzia Fides da Suor Elena Balatti, missionaria comboniana a Juba, capitale del Sud Sudan.

Se vogliamo essere sinceri fino in fondo, noi ci domandiamo se la Chiesa sopravviverà a questo papa. Ma è pur vero che Cristo stesso ha assicurato che la Chiesa durerà sino alla fine del mondo. Crediamo dunque –  oltrepassando la nostra logica personale e limitata – alle parole del Maestro.

 

Nel frattempo, riemerge un altro Papa, quello Emerito, nientemeno che Ratzinger, che esce dal ritiro pubblicando un testo in cui dichiara che la colpa della pedofilia nella Chiesa, sarebbe scaturita dal ’68. Tra il pubblico dei fedeli, quelli più reazionari vicini al Papa Emerito, e quelli più modernisti, vicini al Papa attuale, si divide l’opinione: chi esulta per il ritorno del Papa reazionario, tradizionalista e coerente, chi invece ne è infastidito, perché ormai la linea della Chiesa sarebbe quella scarna (e, oserei dire priva di dogmi) di Francesco.

La reazione conservatrice nella Chiesa c’è, ed esulta per questo ritorno di Ratzinger che attacca il nocciolo di tutte le Rivoluzioni: il ’68. Un attacco implicito, quindi, ad ogni altra Rivoluzione (il Concilio Vaticano II, piuttosto che l’epoca ecclesiastica odierna)? Probabilmente sì, e la sua esistenza è un dato di fatto. Un altro Papa, pure. D’altra parte, nell’epoca dell’assurdo (questa odierna) in cui si rinnega la Storia stessa, non c’è da stupirsene. 

Nel frattempo, mentre Bergoglio s’inchina ai piedi di un dittatore, in un piccolo cimitero in provincia di Bologna, in Italia, il sindaco chiede di vietare le croci. O meglio, di velare le tombe con le croci per “non turbare le altre religioni.”

Sì, a Pieve di Cento si coprono croci. E il sindaco Sergio Maccagni, sull’orlo del grande parossismo che sta attraversando quest’epoca in termini di religione e valori, ribalta la questione: “non c’è bisogno di strumentalizzare la questione, in un periodo elettorale – dice – credo si possa risolvere tutto con una questione civile.”

CF