Andrea Foffano, docente di Sicurezza e Intelligence presso la Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia ASCE, docente presso l’Istituto Superiore per Operatori di Polizia Locale ANVU-ISOPOL, formatore accreditato presso EUPOLIS-Lombardia, docente e membro del comitato scientifico JURIBIT, docente presso la Scuola di Formazione nella Gestione delle Emergenze SFORGE, collaboratore di ITSTIME presso l’Università Cattolica di Milano. Analista d’Intelligence, saggista, contributor ed editorialista per diverse testate giornalistiche, torna sulle scene con un nuovo libro: Segreti e Intelligence, indagando “quattro vicende, ottantacinque morti, nessuna verità.” Dopo la recensione sul suo libro, Ticinolive lo intervista a riguardo. 

Professor Andrea Foffano, Quali sono finalità del Suo libro sui misteri d’Italia?

In questo libro ho vestito i panni dell’analista. Partendo da elementi oggettivi e incontrovertibili, analizzando la documentazione d’inchiesta ad oggi disponibile, ho cercato di scomporre questi tragici eventi in singoli episodi, ricollegandoli successivamente tra loro seguendo un filo logico e razionale. Il fine ultimo è stato quello di guidare il lettore attraverso un intricato labirinto di misteri, bugie e mezze verità, lasciando sempre però in capo a chi legge la responsabilità di farsi un quadro interpretativo degli eventi. Ecco, con questa metodologia di lavoro, diciamo che il lettore può arrivare a sfiorare l’indigesta e amara verità, che si cela dietro ad alcuni di questi episodi.

Quattro libri in quattro anni, di cui uno in due edizioni. Tra l’altro con case editrici piuttosto rinomate, come l’ultima: la Ugo Mursia Editore. A cosa pensa sia dovuto tanto interesse degli editori nei Suoi confronti?

Beh, questo bisognerebbe chiederlo a loro. Credo, comunque, che la tecnica di analizzare in maniera razionale, oggettiva e acritica alcuni tragici episodi, per i quali ancora oggi non esistono spiegazioni chiare e convincenti, faccia molta presa sul pubblico. Una volta tanto, raccontare quello che sappiamo essere successo senza esprimere giudizi personali ed evitando di influenzare il lettore, si è rivelata la strategia vincente dietro ai miei lavori.  In un’epoca fatta di influencer e spin doctor penso sia un bel risultato per uno scrittore. Il tutto, non dimentichiamolo, raccontato in maniera chiara e semplice. Bastano già le complesse dinamiche che si celano dietro ad alcuni di questi episodi a confondere l’opinione pubblica.

Ilaria Alpi. Una giornalista morta in circostanze ancora oggi troppo misteriose. E’ davvero così?

Nonostante la Commissione parlamentare d’inchiesta abbia fornito una versione precisa dell’episodio, ancora oggi in molti fra studiosi, tecnici e giornalisti non credono alla spiegazione del semplice agguato banditesco. A far storcere il naso a molti sono tanti particolari che circondano la vicenda, come per esempio le inchieste sulla mala cooperazione e sul traffico d’armi e rifiuti tossico-nocivi, tematiche delle quali la giornalista si stava interessando prima di morire. Personalmente concordo con gli scettici. Ritengo che per la brava giornalista non sia stata fatta ancora completa giustizia. Leggendo il capitolo a Lei dedicato, il lettore scoprirà il perché delle mie parole.

Nicola Calipari è morto nel tentativo di liberare Giuliana Sgrena, la giornalista rapita in Iraq e successivamente liberata dal Sismi. Cosa ci può anticipare sull’episodio? 

Ancora oggi le versioni fornite dalla Commissione d’inchiesta americana e quella italiana divergono in maniera sostanziale in alcuni significativi particolari. Non è ancora completamente chiaro cosa accadde la sera del 4 marzo 2005 sulla Route Irish a meno di un chilometro dall’aeroporto internazionale di Baghdad. Fatto sta che il funzionario del Sismi si è comportato certamente da Eroe. Ha salvato l’ostaggio ed è morto facendole scudo con il proprio corpo. Un esempio per molti da non dimenticare mai. 

Molti di noi si stanno chiedendo se si giungerà mai alla verità sulla tragedia di Ustica. Dopo tanti anni ancora non si è scritta la parola fine alla vicenda. Perché?

Perché ancora oggi è molto difficile, per non dire quasi impossibile, risalire a chi materialmente causò il disastro. Per cercare di capirlo, sono partito dalla sentenza-ordinanza del giudice istruttore Rosario Priore. In quelle 5.000 pagine c’è scritta la verità su Ustica. Le ipotesi più accreditate restano quelle della near collision o di un missile, ma vanno comunque inquadrate con quello che successe immediatamente prima del disastro. Analizzando asetticamente i vari episodi e i relativi particolari, io credo si possa arrivare a capire molto di più di quello che sino ad oggi sia stato detto o scritto.

Concludiamo con Giulio Regeni. Si è scritto e detto molto sulla tragica morte di questo ragazzo. Si arriverà mai alla verità?

Io credo proprio di sì. Molto lo dobbiamo ai giornalisti d’inchiesta, che non hanno mai mancato di mantenere viva l’attenzione attorno alla vicenda. Ma vorrei anche ricordare il grande contributo dato dalla magistratura italiana, che non ha mai smesso di indagare per cercare di dare un volto agli assassini di Giulio Regeni, pur operando in una situazione internazionale altamente critica e complessa. Comunque, io personalmente spero che presto sia fatta giustizia: lo dobbiamo alla Famiglia e a Giulio Regeni, morto in un modo davvero straziante.