(fdm) Vedo attorno della gente convinta, quasi estasiata, ciecamente credente. Ma io avverto un fastidioso senso di irrealtà, di falso. Per dirla breve, una gigantesca manipolazione.

Ho estratto da un articolo di Maurizio Blondet questo racconto, che è inquietante e fa pensare. Potrà sembrare una domanda banale ma… che cosa c’è dietro a Greta? Forse ci vorrebbe un Grisham.

Segnalato da Claudio Martinotti Doria, che la Redazione ringrazia.

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Immagine da Wiki commons

 

 

(…) Il giornalista decide di andare a Stoccolma per intervistare direttamente Greta;  la quale sta davanti al parlamento ogni venerdì a fare il suo sciopero, e qui parla con gli studenti, i giovani. Reisinger va una volta, ma la ragazzina non c’è, è a Berlino (una delle sue tournée). Ostinato, ci riprova l’altro venerdì, e stavolta Greta c’è. Sta parlando con un gruppetto di giovani stranieri. Lui si mette in fila e quando arriva il suo turno, le spiega: “L’ho vista a Bruxelles, volevo parlare con lei ma c’era tanta gente ….Ho sentito che lei invita i giovani a studiare il clima. Sarei onorato di poterle fare una breve intervista, se è d’accordo.

Improvvisamente, Greta appare a disagio, timorosa. Non sa dire di no, ma si capisce che non vuole. A questo punto, si toglie il suo famoso berrettino – ed ecco all’istante comparire una donna sopra la quarantina, occhiali neri, che si mette di mezzo: “Buongiorno – ma abbiamo una cosa da fare adesso. Devo portarla a fare una cosa …grazie”. Fine dell’intervista. Una guardia del corpo nerovestita – che già prima sorvegliava il giornalista – le accompagna qualche metro più lontano: giusto per mettere al riparo dalle domande dell’intruso la ragazzina.

“Qualche ora dopo ripasso, e Greta è di nuovo là, spenta, fra alcune persone. Le sue guardie del corpo sono state sostituite da altre due. Ad un segnale, di colpo va a cercare il suo cartello con la scritta SKOLSTREJF FOER KLIMATET (sciopero per il clima) e come un automa si mette in posa per una foto di gruppo con dei bambini”.

Eppure Greta ha parlato all’ONU, ha parlato alla Merkel, a Juncker, a Macron…. Ha pronunciato discorsi di qualche minuto davanti alle personalità. In quello davanti al segretario dell’ONU appare sicura, anzi imperiosa:

“Per 25 anni innumerevoli persone alle conferenze sul clima delle Nazioni Unite, hanno chiesto leader delle nazioni di fermare le emissioni. Ma, chiaramente, questo non ha funzionato da quando le emissioni continuano a salire. Quindi non chiederò loro nulla. Chiederò ai media di iniziare a trattare la crisi come una crisi. Invece, chiederò alle persone di tutto il mondo di rendersi conto che i nostri leader politici ci hanno deluso” .

Immagine da Wiki commons

E via a snocciolare dati: “Paesi ricchi come la Svezia devono iniziare a ridurre le emissioni di almeno il 15% ogni anno per raggiungere l’obiettivo del riscaldamento a 2 gradi. Penseresti che i media e tutti i nostri leader non parlino d’altro invece nessuno nemmeno lo menziona […] Né quasi mai nessuno dice siamo nel mezzo della sesta estinzione di massa, e fino a 200 specie che si estinguono ogni giorno. ….. I paesi ricchi come il mio devono scendere a zero emissioni, entro 6-12 anni con la velocità di emissione di oggi, in modo che le persone nei paesi più poveri possano aumentare il tenore di vita costruendo alcune delle infrastrutture che abbiamo già costruito. Come ospedali, elettricità e acqua potabile pulita”.

E allora perché una che può senza alcuna timidezza e con sicumera dire cose del genere ai grandi, poi si inquieta all’idea di rispondere a domande di un giornalista?

“Mi sono trovato davanti a una ragazzina spenta, senza passione, come una bambola gonfiabile, manipolata da gente inquietante”, dice Reisinger: “Una bambina sotto terrore, programmata per quei discorsi apocalittici di qualche minuto”. Ai ragazzi che le hanno parlato prima del giornalista, chiedendole cose della sua vita personale, ha parlato. Come mai ad un intervistatore che vuole farle domande sulla sua specialità – il Clima – la ragazza si toglie il berretto?

Perché sì’, per Marc, quello è un segnale. Quando lei si toglie il celebre berretto, vuol dire che è a disagio, chiede soccorso e subito appare qualche suo sorvegliante, inquietante, che la porta via.

Se siete a Roma il 19 aprile, provate a ripetere l’esperimento: vedete se si toglie il berretto, e se arriva uno dei suoi inquietanti guardiani, povera ragazzina.

Maurizio Blondet