di Tullio Righinetti

Le trascorse votazioni, tanto mediatizzate come accade sempre in Ticino, meritano qualche considerazione d’ordine politico. La cartina di tornasole della politica è sempre il risultato del Gran Consiglio che meglio fotografa la situazione globale del panorama partitico ticinese. La scarsa partecipazione, ancorché non ai minimi storici, potrebbe avere influenzato qualche risultato, anche se la cosa vale per tutti, e difficilmente un fronte risulta più penalizzato di un altro. I dati del panachage indicano che la Lega è stata al primo posto nel dare e c’è chi dice che “ha scialacquato voti”. Sono da sempre favorevole al primato della persona sul partito e in questo senso non si può negare che i tifosi di via Monte Boglia siano stati generosi con gli altri.

I sondaggi, va detto, hanno bucato e ha forse ragione chi afferma che un conto è quanto si dice a uno sconosciuto al telefono, altra cosa sono le crocette che si mettono sulla scheda senza dover rendere conto a nessuno. È quindi più saggio guardare i numeri usciti dalle urne, quelli non mentono. In termini diversi, è stata letta la sconfitta di Lega, PLR e PPD. Poi ci si può consolare parlando di strategia sbagliata, come hanno fatto alcuni colonnelli dei Bignasca dando gran colpa alla lista unica con l’UDC, anche se era solo per l’Esecutivo. O il PLR, il cui vertice ha messo l’accento sui resti, risultati sfavorevoli per un non nulla. O ancora il PPD, che considera la perdita di pochissima entità, e quindi quasi una vittoria.

Doveva perdere, secondo un po’ tutte le previsioni, il PS. Invece ha tenuto bene e addirittura si è vista l’area di sinistra progredire e non di poco. L’UDC è soddisfatta, da sola ha raggiunto 7 seggi, prospettiva per un posto più consono al suo nome nel panorama partitico ticinese. Che l’MPS facesse un balzo in avanti era scontato, la presenza ossessionante a livello parlamentare, con argomenti spesso esagerati e smontati dalla Procura, ma comunque che facevano facilmente presa popolare, lo lasciavano presagire.

Stupisce il raddoppio dei comunisti, nel terzo millennio e in una Nazione come la Svizzera: ma saranno puri e duri o i classici comunisti con i piedi al caldo? E veniamo ai Verdi con un buon risultato hanno dimostrato che per l’Esecutivo avevano seguito l’invito di un PS ansimante, al voto utile, come in sostanza ha fatto anche “Più donne”, la lista a sorpresa. I Verdi liberali, ben presenti in Svizzera, non decollano, certamente offuscati da formazioni che in Ticino sono decisamente più radicate, ma anche per una questione di persone.

Poi ci sono altri sei partiti, forse il termine è esagerato, che hanno raccolto il consenso delle loro famiglie e di qualche amico, dimostrando quanto sia illusorio immaginare successi impossibili. La scheda senza intestazione è stata utilizzata da quasi il 20% dei votanti e questa è l’indicazione chiara a voler privilegiare le persone ai partiti. È indubbiamente una gran voglia di maggioritario, anche se l’enorme numero di liste, senza veri poli, non sembra confermare l’indirizzo. Ma per parlare di questo tema ed eventualmente smascherare chi ne ha fatto uso strumentale in campagna, ci sarà tempo nei prossimi mesi. A scanso di equivoci, per quanto non più attivo nelle Istituzioni, non mi stancherò di promuoverlo.

Per finire un’opinione da vecchio liberale. Il vertice del partito si è rimangiato la sua parola: non si può dichiarare apertamente che nel mirino per il raddoppio in Governo c’è il PS, e poi restare silenti di fronte all’invito al soccorso rosso da parte di importanti personaggi politici radicali*. È una dimostrazione di debolezza, che è stata pagata a caro prezzo, i numeri lo confermano. Ora sembra che anche a livello svizzero il PLR voglia abbracciare le teorie verdi. Ben venga la presa di coscienza della necessità di proteggere il territorio, cosa che peraltro tanti liberali hanno sempre avuto nel loro DNA, guai per contro se si finirà per darsi un’etichetta uguale a quelle dei partiti verdi e assolutisti. Dalla padella si cadrebbe nella brace.

Tullio Righinetti

*evidenziato dalla redazione; si tratta di Sadis, Marty e Scacchi

Opinione pubblicata nel CdT