Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

NOTA. Ticinolive sostiene il Referendum ma pubblica e pubblicherà senza alcun problema anche contributi di segno opposto.

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INTERROGAZIONE

La legge delle armi

La legge sulle armi è sottoposta a una revisione, che passera in votazione popolare il prossimo 19 maggio. La riforma, che riprende le nuove direttive dell’Accordo di Schengen, presenta vari aspetti positivi per la sicurezza di fronte ai rischi che la diffusione incontrollata di armi da fuoco presenta, ponendo chiari limiti alla compravendita di armi automatiche (sparo a raffica) e semiautomatiche (con magazzino).

immagine Wiki commons

La legge in vigore in Svizzera non concede un diritto senza limitazioni di acquistare tali armi. Contrariamente a quanto sostenuto da molti promotori del referendum e in particolare da Luca Filippini (segretario generale del Dipartimento delle Istituzioni e, allo stesso tempo, presidente della Federazione Svizzera di Tiro e presidente della Comunità di interessi del tiro svizzero, promotrice del referendum) le armi automatiche sono proibite (LArm art. 5) e per l’acquisto di armi semiautomatiche è necessario ottenere un permesso (LArm art. 8 cpv. 1).

Il permesso è rifiutato (LArm art. 8 cpv. 2) alle persone che non hanno raggiunto i 18 anni, sono sotto curatela, sono registrate nel casellario giudiziale per delitti violenti o «danno motivi di ritenere che esporranno a pericolo sé stessi o terzi». Inoltre «la persona che chiede un tale permesso per acquistare un’arma da fuoco per scopi che non siano lo sport, la caccia o una collezione deve indicare il motivo dell’acquisto» (LArm art. 8 cpv. 1bis).

Secondo un articolo del Tages Anzeiger, pubblicato il 3 dicembre 2018, dal titolo «Kantone bewilligen fast jedes Waffengesuch» («I cantoni approvano quasi tutte le richieste di permesso d’acquisto di armi»), in Svizzera sono stati accordati nel 2017 38’000 permessi; nel 2012 erano solo 25’000. Nel Canton Zurigo per esempio nel 2017 sono stati accordati 4’957 permessi e sono state acquistate 7’597 armi (con un permesso si possono acquistare fino a tre armi); con un aumento del 20% rispetto al 2012. Per mille abitanti in Svizzera nel 2017 sono stati concessi 4.5 permessi; in Ticino 4.9. Il numero di permessi rifiutati si aggira tra meno dell’1% in Obvaldo e il 4% a Berna.

Nel 2015 ci sono state in Svizzera 231 morti causate da armi da fuoco di cui il 91% suicidi. Questo numero è in calo da anni, ma è tra i più alti in Europa. Prima del 1999, quando è stata introdotta l’ultima regolamentazione delle armi, i morti per armi da fuoco superavano regolarmente le 400 unità.

Ai sensi dellʼArt. 98 LGC, di fronte a questi dati, si chiede dunque a codesto lod. Consiglio di Stato:

• Di fornire il numero di permessi d’acquisto di armi concessi in Ticino nel 2012, nel 2017 e, se possibile, nel 2018.
• Di fornire per gli stessi anni il numero di permessi eccezionali d’acquisto di armi vietate (LArm art. 5), concessi in Ticino.
• Indicare per gli stessi anni quante richieste non sono state accordate e per che motivi, secondo LArm art. 8 cpv. 2. In particolare se sono stati rifiutati permessi a persone che danno motivi di ritenere che esporranno a pericolo sé stessi o terzi.
• Di precisare quante persone hanno citato scopi che non siano lo sport, la caccia o il collezionismo; quali altri scopi sono stati citati; quanti di costoro hanno ricevuto un permesso e come sia stata verificata per gli altri la veridicità dell’attività sportiva, di caccia o di collezionismo.
• Di indicare quanti permessi, in questi anni, sono stati concessi per l’acquisto di armi semiautomatiche e automatiche a persone non residenti in Ticino.
• Di fornire il numero delle vittime di armi da fuoco, in questi anni in Ticino; distinguendo morti e feriti, casi di suicidio e tentato suicido.
• Non ritiene che la ripresa delle norme di Schengen sulle armi, specialmente per quanto riguarda il controllo dello scopo dell’acquisto, sia una misura importante per evitare una diffusione incontrollata di armi pericolose?
• Non ritiene che, nonostante le varie volte dichiarazioni in senso opposto, il ruolo del segretario generale del Dipartimento delle Istituzioni Luca Filippini, dichiarato oppositore dello sviluppo Schengen sulle armi, sia sempre meno tollerabile? È credibile un funzionario del Dipartimento delle istituzioni che si oppone a una moderata regolamentazione delle armi semiautomatiche, mettendo a rischio il nostro ruolo nell’accordo di Schengen e quindi la sicurezza del paese?

Carlo Lepori
Gina La Mantia, Daniela Pugno Ghirlanda, Raoul Ghisletta, Ivo Durisch, Tatiana Lurati Grassi (PS)