Con la sentenza della corte malese che ha condannato la cittadina vietnamita Doan Thi Huong a 3 anni e 4 mesi di reclusione per l’assassinio del fratellastro del maresciallo nord-coreano Kim Jong-un, si chiude un capitolo penoso della storia dello “stato eremita” della Repubblica Popolare Democratica di Corea.

L’assassinio cui ci si riferisce è quello di Kim Jong-nam, il fratello maggiore dell’attuale leader – di madre diversa – avvenuto il 13 Febbraio del 2017 in circostanze drammatiche. I video di sorveglianza dimostrano in modo incontestabile che vicino ad un chiosco dell’aeroporto internazionale della capitale Kuala Lumpur della Malesia, due donne si avvicinano al Kim; una, di fronte, attrae la sua attenzione; l’altra, dal retro, lo cinge sul viso: poi se ne vanno.

Kim Jong-nam rimane stordito. Si sente evidentemente male e chiede aiuto ad un poliziotto che lo accompagna, successivamente, alla clinica interna dell’ospedale. Morirà; dalle analisi si scoprirà che è a causa di un agente tossico nervino (proibito dalle Nazioni Unite) “VX”: letale.

Le telecamere consentiranno di identificare le due donne che lo hanno aggredito, risulteranno essere due cittadine straniere; una indonesiana (Siti Aisyah) ed una vietnamita (Doan Thi Huong), poi arrestate.

L’indonesiana, dietro forti pressioni politiche del suo governo, dopo essere accusata di omicidio con possibile pena di morte, è stata rilasciata il mese scorso ed addirittura ricevuta dal Presidente del suo Paese (motivi elettorali). L’altra, Doan Thi Huong, è stata condannata a 3 anni e 4 mesi, partendo dall’arresto, con 1/3 di sconto della pena.

Uscirà dal carcere il mese prossimo.

Perché questa semiassoluzione, di fatto, delle due esecutrici del delitto? Secondo gli sviluppi del processo, le due erano state ingaggiate dai nord-coreani. Un gruppo di spedizione ripartito poco dopo l’incidente per Pyongyang  con il pretesto di partecipare ad un film di scherzi (probabilmente compensato). Le ragazze furono ingaggiate senza sapere che non si trattava di una recita, ma di un assassinio.

Sono in molti a domandarsi perché eliminare Kim Jong-nam, tenendo conto che sembrava vivere da bon vivant all’estero sfoggiando griffe famose e trattandosi da gourmet.

L’unica risposta convincente è che probabilmente il fratellastro (Kim Jong-un ) era in un momento delicato per la sua leadership e non voleva lasciare in giro per il mondo un fratello che comunque conosceva i meccanismi interni (ed i misfatti) della dittatura nordcoreana.

Non bisogna poi dimenticare che Kim Jong-nam era il primogenito di Kim Jong Il, il “dear leader”, figlio del Monarca Rosso e fondatore della dinastia rossa in Corea del Nord, Kim Il Sung. Sarebbe stato di diritto il successore, il terzo della dinastia se non fosse stato per due cose: primo perché il nonno non aveva approvato la relazione fra il papà con un’attrice. E quindi Kim Jong-nam aveva dovuto vivere in una famiglia separata, della madre, abbastanza in disgrazia.

In secondo luogo, perché nel 2001 il giovane rampollo si era fatto arrestare ai controlli di frontiera in Giappone con un falso passaporto domenicano. Apparentemente aveva desiderato visitare la nuova Disneyland vicina a Tokyo. Così venne definito il problema dai giapponesi sulla base delle sue dichiarazioni, perlomeno è quanto è stato detto ufficialmente. Da allora Kim Jong-nam ha continuato la sua vita errante di bon vivant senza più apparire sulle prime pagine dei giornali.

Un caso particolare l’assassinio? No, affatto. L’attività del Nord Korea ha una fama consolidata di crudeltà. Basti ricordare l’esplosione di aerei su voli internazionali, i rapimenti in Giappone (Megumi) e in altri paesi. Per non parlare dei campi di concentramento….

Si sono mai scusati per l’incidente di Kuala Lumpur? Mai, ci mancherebbe. Un solo “sorry” al governo vietnamita, alla vigilia del summit Trump-Kim di Hanoi l’anno scorso, Pyongyang ha espresso rammarico per il ruolo svolto dal figlio dell’ex ambasciatore nordcoreano a Kuala Lumpur.

Poi, una pietra sopra: con il contributo di due paesi (Malesia e Indonesia ) che sembrano avere glissato sull’argomento.

Vittorio Volpi

Foto di copertina:  Wikimedia Commons, User:Andux, User:Vardion, and Simon Eugster