C’è stato il caso di Aldo, a Palermo, clochard sempre affabile e gentile, di 56 anni, che viveva con un gattino, ucciso a sprangate da un sedicenne e dal suo complice di 11 anni.

Poi c’è stata Manduria, un nome che fa rabbrividire, un nome di un paese prima sconosciuto ai più, ora tristemente noto a tutti; lì, in provincia di Taranto, un carabiniere pensionato di 66 anni, Antonio Stano, è stato ucciso a sprangate da sei minorenni e due maggiorenni.

Antonio Stano aveva presentato denuncia anche un mese prima, denunciando aggressioni e angherie subite da ignoti; il 5 aprile, sette residenti nella via in cui viveva Stano e il parroco della chiesa San Giovanni Bosco don Dario De Stefano, avevano firmato un’altra denuncia, ma le autorità non avevano mosso un dito. Antonio è morto la notte del 23 aprile, dopo essere stato torturato, e aver gridato invano, nella via, aiuto. I suoi assassini lo hanno preso a sprangate in faccia, in testa e su tutto il corpo.

Li chiamano minorenni, e per loro invocano lo sconto della pena. Ma si possono forse applicare categorie giustificazioniste a un crimine così efferato? Che importa l’età di chi l’ha compiuto? Costui è un criminale, e in carcere dovrebbe rimanere fino alla fine dei suoi giorni.

Poi evocano lo spettro dei pentiti, come la donna di 16 anni fidanzata di uno dei delinquenti che ha “parlato” (e che? forse non avrebbe dovuto farlo?) E quindi si parla di “una minore scossa” quasi fosse lei la vittima.

Queste due storie hanno in comune l’idiozia di coloro che si ostinano a chiamare “minori” e non “assassini” i delinquenti (che importa l’età? anzi, il fatto che siano giovani è semmai è ancora più grave, e non una scusante). Siamo di fronte all’indicibile immotivata violenza degli assassini a danno di persone innocenti, all’omertà di chi ha visto e di chi sapeva e non ha agito e, infine, a pene troppo deboli per un male che si inerpica nelle viscere nella società, chiamato omicidio per mano di una gioventù, che, in quanto tale, è in qualche modo giustificata. Ed è questo quel che fa disgusto.

CF