Lunedì sera il Consiglio comunale ha accettato con 36 voti favorevoli, 11 contrari e 5 astenuti un credito di 450’000 franchi per l’ex Macello di Lugano aprendo  così l’opportunità di imbandire un concorso d’architettura internazionale per dare un nuovo scopo allo spazio. Grande era il punto di domanda sulla dibattuta questione dell’autogestione. L’idea di conservare degli spazi riservati a questo scopo è stata respinta e dove finirà il centro sociale Il Molino non è chiaro. Non dovranno abbandonare gli spazi immediatamente ma il sindaco assicura che una richiesta di disdetta della convenzione partirà subito ma si cercherà anche una nuova collocazione: “La convenzione non decorrerà prima di tre anni, e cercheremo loro spazi alternativi. Ma per farlo ci vuole la volontà di tutti. Non abbiamo parlato di convivenza nel futuro dell’ex Macello perché abbiamo 17 anni di prove che questa non è facilmente realizzabile, se non impossibile” ha dichiarato Marco Borradori.

Si dichiara soddisfatta della decisione la Lega dei Ticinesi che in un comunicato stampa ha sottolineato: “Per troppi anni la città ed i cittadini luganesi hanno sopportato un’occupazione di queste strutture, occupazione che non ha permesso di investire in esse con un conseguente abbandono che ha portato ad uno stato architettonico indecoroso degli stabili. Una situazione che la Lega ha sempre combattuto e denunciato”. Mentre Tiziano Galeazzi ha espresso la speranza che il futuro dei Molinari non sia a Lugano: “Non siamo noi a dovercene fare carico: si riversino le responsabilità sul Cantone, come prevede la convenzione. E gli spazi per l’autogestione li si possono trovare anche altrove, ad esempio nelle valli”.
Meno entusiasta della decisione invece la sinistra. Carlo Zoppi del Partito Socialista ha espresso la sua opinione sottolineando che non si è mai veramente cercato un vero dialogo con il centro sociale: “Ma noi siamo andati a fare due chiacchiere e siamo stati accolti bene. Hanno le stesse perplessità, e non hanno mai ricevuto proposte di alternative valide”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Danilo Baratti (Verdi) che ha dichiarato che l’autogestione a Lugano è sempre stata trattata come un tema di ordine pubblico e mai come “qualcosa di diverso” da un corpo estraneo: “Questo messaggio sembra una resa dei conti, per estirpare il bubbone infetto”.

Si mantengono più neutrali invece i PLR. Karin Valenzano Rossi ha detto: “Se dovessimo usare uno slogan sarebbe: autogestione sì, ma non lì”.