Wiki commons, St. Louis Circuit Attorney’s Office

Diverse persone che conosco mi hanno chiesto: “Perché sei contrario alla direttiva UE sulle armi? Per te non cambia nulla, e per il tuo lavoro Schengen è importante.”

Potrei pensare che hanno ragione: tutte le mie armi sono regolarmente registrate, e con esse sparo regolarmente (persino con una Baby Browning in .25 ACP che ho acquistato principalmente perché era una delle armi preferite dalla Resistenza francese e da Ian Fleming) quindi, come sostiene il Consiglio Federale (bisogna fidarsi? Vedremo…) per me non cambierebbe nulla. Gli accordi di Schengen – che avrebbero potuto essere realizzati in altro modo e con minore perdita di sovranità in ambito AELS ma così è andata – mi semplificano l’esistenza per certi versi.

Certo, ora in aeroporto posso passare mezz’ora nella fila “Schengen” invece di mezz’ora nella fila “extracomunitari”, e dopo essermi assicurato di non aver portato per sbaglio con me una pericolosissima limetta per le unghie, posso comprare una bottiglia di liquore appena dopo i controlli, non spaccarla e non usare il collo di vetro per ferire nessuno, ed essere sicuro che nessun altro lo farà. Così almeno pare. Se poi il mio aereo dovesse tardare parecchio, potrò evitare di passare i controlli allo sbarco perché il personale é andato a casa, come mi è già successo più di una volta. Più sicuri di così é davvero impossibile.

Non posso certo lamentarmi di altre facilitazioni legate a Schengen, quindi perché sono contrario? Innanzitutto ho la brutta abitudine di non votare solo ed esclusivamente seguendo i miei interessi. Non sono masochista al punto da votare sistematicamente contro, ma sono convinto che il grado di civiltà di una nazione si misuri non dal numero dei divieti che impone, ma dalla fiducia che lo Stato ripone nei suoi cittadini e da quante libertà loro riconosce, anche quando danno fastidio ad altri. Sono anche convinto che meno leggi esistono e meglio è, che la somma delle leggi di uno Stato non dovrebbe essere più grande di un albo di Topolino, e che per ogni legge (o tassa) promulgata, un’altra debba essere abrogata.

Sostiene il Consiglio Federale che le nostre tradizioni legate al tiro e al possesso di armi non siano in discussione. Se fosse davvero così tutti gli argomenti sollevati a proposito delle medesime dai sostenitori della ripresa della direttiva sarebbero vani e vuoti, perché esse non sarebbero toccate, e qui ci sarebbero diversi legittimi dubbi.

Il motivo che mi più mi ha fatto pendere dalla parte del “no”, comunque, é che non sopporto che si prenda in giro la gente, che siano 8 milioni di Svizzeri o 500 milioni di cittadini nell’area Schengen. La nuova direttiva non é che fumo negli occhi. Chi pensa di eliminare il crimine eliminando le armi spero non sia dedito alla professione medica, perché concentrarsi sui sintomi ignorando le cause non é accettabile né in medicina né in politica.

Crimine, terrorismo e ideologie malate come il suprematismo sono causate dal degrado e dal disagio sociale, dall’abbandono di intere fasce della popolazione e parti di territorio da parte dello Stato, dalla povertà e dall’incapacità e mancanza di volontà della classe politica di cercare soluzioni, ora, per chi é in vita adesso piuttosto che vagheggiare utopie per le generazioni future. Nessuno (a parte i sociopatici, che sono piuttosto rari) sceglie coscientemente di dedicare la propria vita al crimine o alle cause estremiste se può scegliere qualcosa di meglio.

Deve preoccupare tutti noi che l’UE, anziché richiamare all’ordine i suoi membri ed esigere che impongano la presenza dello Stato su ogni centimetro quadrato del suo territorio, preferisca emanare direttive che non hanno effetto sulle radici del fenomeno. Fino a che aree come Grigny (Parigi) o Molenbeek-Saint-Jean (Bruxelles) – solo per citarne un paio – saranno zone ad alta densità di crimine e centri del mercato nero, “sicurezza” sarà solo una parola vuota. Idem se certi Stati membri continueranno a perseguire politiche neocolonialiste.

Certo, occorrono impegno e mezzi, occorre volontà, occorre andare contro certe narrative considerate non discutibili ad alcun costo. Meglio quindi nascondere i problemi, sviare l’attenzione. Magari anche vietare di cercare certi termini su internet, così la popolazione non rischia di essere “confusa”.

Nel frattempo diciamo “no” a questa e altre misure inutili. Se per ritorsione saremo esclusi da Schengen – e questa sarebbe davvero una mossa in favore di criminalità e terrorismo – avremo una conferma che a Bruxelles la sicurezza è solo una scusa, e l’unico interesse è il potere.

David Cuciz