Risale perlomeno ai primi anni Sessanta del secolo scorso la mia conoscenza della struttura architettonica dell’allora Macello di Lugano, ora Ex. Vi passavo di fianco quando durante un paio di giorni alla settimana tenevo lezioni di cultura visiva, nelle sue vicinanze, a una classe del nascente CSIA (Centro Scolastico Industrie Artistiche).

Quelle costruzioni mi affascinavano, come altre simili che avrei visto molti anni più tardi a Bordeaux: “Magazzini del sale” trasformati in una  affascinante Kustahalle. O una ex fornace ad Appenzello città riciclata  in galleria d’arte e centro per manifestazioni culturali. Andare a vedere sul posto!

Non ho mai desiderato, sin da piccolo, stare in un gruppo (in un branco), ma piuttosto dialogare con pochi o meditare in solitudine. Cerco comunque  di capire chi preferisca la posizione del montone o della pecora: de gustibus. Trovo però disgustoso, oltre che incivile e anti creativo imbrattare i muri
di qualsiasi specie di manufatto, pubblico o privato, nuovo o degradato che sia. Soprattutto poi da parte di certi giovani che che magari si definiscono “creativi”.

Orio Galli