Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

(fdm) La tormentata vicenda di Lugano Airport ha gravi implicazioni di carattere tecnico e commerciale. Ma le sorti dell’aeroporto saranno decise in sede politica (e non necessariamente con modalità razionali).

Il municipio ha licenziato il messaggio all’indirizzo del CC. La sinistra si è immediatamente dichiarata contraria, per ideologia ma forse anche al di là dell’ideologia. La Lega – con Borradori, Zali e Quadri (v. questo stesso articolo) – sostiene a spada tratta il messaggio. Il PPD seguirà il dominante Lombardi, membro del CdA di LASA. 

Resta il PLR, che nella presente situazione risulta manifestamente decisivo. Che cosa farà?

Post scriptum. La nostra opinione? È sempre la stessa. Se Lugano Airport ha una chance reale (e non nel mondo delle fate) di vita e di successo, si vada avanti. Ma se così non è…

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Sull’aeroporto di Lugano-Agno comincerà una nuova battaglia, l’ennesima. Il Municipio ha pronto il messaggio con il piano di rilancio, per un investimento totale, nei prossimi 5 anni, di circa 50 milioni.

La battaglia non sarà solo comunale. Verrà combattuta anche a Palazzo delle Orsoline, dal momento che il Cantone prevede di aumentare la propria partecipazione nell’azionariato dello scalo, portandola dall’attuale 12.5% al 40%. Anche a Bellinzona ci sarà un apposito messaggio governativo con possibilità di referendum.

I contenuti del piano di rilancio sono stati presentati, per sommi capi, sui giornali di venerdì. Non stiamo a ripeterli. Ci limitiamo ad alcune semplici considerazioni.

  • Non ha senso iniettare soldi pubblici a ripetizione per tenere artificialmente in vita l’aeroporto. L’obiettivo cui mira il piano di rilancio è infatti quello di rendere l’aeroporto in grado, sul medio termine, di stare in piedi con le proprie gambe (o di volare con le proprie ali). Per questo, limitarsi a coprire i deficit di gestione corrente è inutile. Servono invece degli investimenti nell’infrastruttura. Così che l’aeroporto possa aumentare la redditività. Non solo con il ripristino del collegamento su Ginevra, ma anche con altri collegamenti, internazionali e stagionali, con l’aviazione generale (in particolare con gli hangar), con i ricavi da attività collaterali (ad esempio i commerci), con la crescita della scuola di volo Avilù, eccetera.
  • Per la LASA (Lugano Airport SA) lavorano attualmente 77 persone. E’ evidente che, in caso di njet al piano di rilancio, questi 77 lavoratori – parecchi dei quali sulla cinquantina e difficili da ricollocare – rimarrebbero a casa. Non solo. L’Università di San Gallo, nel suo studio sull’impatto dell’aeroporto, ha quantificato gli impieghi generati da attività che gravitano attorno all’aeroporto. Nell’anno di riferimento 2017 lo studio indica 530 impieghi diretti, 280 indiretti e 855 indotti, per un totale di 1665 posti di lavoro che generano un valore aggiunto di 195 milioni. Anche immaginando che si tratti di cifre ottimistiche, è comunque certo che in gioco ci sono oltre mille impieghi. Quindi l’aeroporto non è un giocattolo tenuto in vita per manie di grandezza, come a sinistra qualcuno ama raccontare.
  • Curiosamente, in prima fila a scagliarsi contro il rilancio dell’aeroporto, troviamo i Verdi ed i compagni dell’MPS. Ovvero, quelli che volevano addirittura cantonalizzare le Officine FFS “per salvare i posti di lavoro”. Proprio questi compagni vogliono ora azzerare gli impieghi all’aeroporto e dintorni. Coerenza, questa sconosciuta? Oppure per la sinistra ci sono lavoratori degni di protezione ed altri che invece sono foffa?
  • Non è vero che AlpTransit rende inutile l’aeroporto, visto che il target è diverso. Infatti l’apertura del tunnel di base non ha fatto diminuire i passeggeri dei voli su Zurigo. E, anche con AlpTransit, per andare e tornare da Ginevra in treno ci vogliono almeno 10 ore. Senza contare che il livello del servizio sulla linea ferroviaria del Gottardo è precipitato, ed i ritardi con coincidenze saltate diventano sempre più frequenti.
  • Non è vero che gli scali lombardi rendono inutile l’aeroporto di Agno. Al contrario: questi ultimi dovranno in futuro rinunciare ad una serie di attività (in particolare nei voli a corto raggio e nell’aviazione generale). E a trarne profitto potrebbe essere proprio l’aeroporto luganese.
  • 51 milioni da qui al 2024 per risanare l’aeroporto sono tanti soldi, e su questo non ci piove. Intanto però per il LAC di milioni ne sono stati spesi oltre 200, mentre la cultura costa al contribuente luganese 17 milioni all’anno (20 milioni di spese contro 3 milioni di ricavi); e non a tempo determinato e poi si autofinanzia, ma da qui all’eternità. Una cifra a cui bisogna ancora aggiungere i costi del LAC come edificio. Tre anni di spesa culturale fanno l’equivalente del piano di risanamento dell’aeroporto. Quanto al nuovo stadio con annessi e connessi, gli uccellini cinguettano che l’operazione potrebbe trasformarsi in un bagno di sangue per il contribuente. Quindi, 51 milioni sono certamente tanti; ma la cifra va inquadrata in un contesto.
  • Si può anche legittimamente essere contrari all’aeroporto ed auspicarne la dismissione; nel dibattito politico sul tema se ne sentiranno di tutti i colori. Ma tentare di far credere che la chiusura sarebbe indolore è una clamorosa fake news.

Lorenzo Quadri, municipale di Lugano, Lega dei Ticinesi