Olanda. Noa Pothoven era stata abusata da bambina e, da allora, non era riuscita più ad andare avanti: troppo atroci i dolori dell’anima.

“non cercate di convincermi che sto sbagliando, questa è la mia decisione ed è definitiva” aveva scritto in un lungo messaggio d’addio postato su Instangram per i suoi oltre 8mila followers. Aveva iniziato il post con “vado dritta al punto, entro 10 giorni morirò” e aveva concluso con “un bacio, vostra Noah.”

Stuprata all’età di 10 anni, la ragazzina aveva subito lunghi periodi di digiuno e anoressia, senza mai riuscire ad uscire dalla depressione. Aveva pubblicato un libro, Vincere o Imparare nel quale raccontava la sua storia di infinita sofferenza.

Vegetariana, amava la musica classica e gli animali. Si è spenta nella sua casa a Arnhem, accudita dalla madre e dalla sorella, che ne ha annunciato la scomparsa.

Ad oggi è polemica, sulle istituzioni che non l’avrebbero aiutata ma anzi le avrebbero concesso, a lei, così fragile e ancora adolescente, la dolce morte. Noa l’ha conquistata dopo una lunga battaglia, ma sono in molti a puntare il dito su quella “dolce morte” concessa.

Tra questi il dottor giuseppe Nicolò, psichiatra e direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Roma, che si espone “l’Olanda pone al centro la libertà del cittadino, non la salute. IL TSO, per esempio, obbliga i malati gravi a farsi curare. La morte, come soluzione a una ragazza così giovane, per quanto mi riguarda, è inconcepibile.”