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Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Ticinolive non ha (al momento) una linea ben definita su questa spinosa contesa, che ha implicazioni commerciali di enorme portata.

Non solo commerciali ma anche politiche. Gli schieramenti già incominciano a delinearsi. Abbiamo ad esempio osservato l’attacco molto netto sferrato al 5G dal presidente PPD Fiorenzo Dadò.

Seguiremo da vicino gli sviluppi della vicenda, informeremo e cercheremo di coinvolgere tecnici, politici… e i nostri lettori.

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In questo periodo stiamo passando da una temperatura primaverile ad una estiva, e si scalda anche il dibattito sul 5G, la telefonia mobile di quinta generazione. Ho seguito con interesse i commenti e le opinioni pubblicate sui giornali, e propongo alcune considerazioni sugli interventi di Bruno Storni, deputato PS, ingegnere e docente che stimo e ringrazio per l’impegno politico. Ho apprezzato il suo articolo del 20 maggio sul CdT, che comprende l’affascinante storia della microelettronica e lo sviluppo dei supercalcolatori algoritmici.

Pochi sanno che, oltre al trasferimento dei dati, gli algoritmi servono ad addomesticare e a rendere dipendenti gli utenti di programmi come Google, Facebook, YouTube, Instagram, WhatsApp e molti altri. Questo viene ben spiegato nei bestseller internazionali dal padre della realtà virtuale e capo stratega di Microsoft, Jaron Lanier. Con i calcolatori di oggi, per l’intelligenza artificiale è facile capire chi è online al momento e quali sono i suoi interessi, hobby, passioni, paure ecc. Così vi sarete accorti che YouTube vi propone proprio i video che potrebbero interessarvi, ma anche le tematiche controverse che potrebbero farvi cliccare su play. Sia la breve gioia provata durante un’esperienza piacevole, sia l’esperienza negativa subita, tendono a farci continuare a restare online, passando così da utente a oggetto dei mega imperi informatici, che rende grazie alle pubblicità, agli acquisti fatti attraverso le pubblicità mirate su Amazon o su Zalando, e non da ultimo vendendo a caro prezzo a imprese private e politici tutti i nostri dati e le nostre preferenze. Come affermato dal primo presidente di Facebook Parker, e capito da Mark Zuckerberg, Kevin Systrom (Instagram) e altri, ogni tanto l’utente dei media sociali deve ricevere in premio una dose di dopamina, grazie a qualcuno che posta un “mi piace”, un pollice in su o un sorriso. La dopamina rende temporaneamente felici e stimola una maggior dedica e motivazione… a utilizzare determinati programmi e a restare online. Ma è anche aumentato notevolmente il numero di suicidi giovanili nel mondo causati dai “non mi piace” e dai pollici in giù, che creano la sensazione patologica di una grande mancanza di riconoscimento sociale.

L’internet delle cose ha molte falle. In pratica chi utilizza troppo lo smartphone e il pc, e molti oggetti saranno comandati attraverso questi media a schermo, diventa passivo e la sua facoltà di concentrarsi diminuisce. Chi senza il navigatore non sa più trovare un luogo, usando la propria testa o chiedendo ai passanti, ha una netta riduzione dell’utilizzo cerebrale. Chi non va più a fare la spesa, ma la fa da casa, ingrassa ed è meno sociale. Chi segue lo sport in tempo reale alla TV invece di praticarlo o almeno di andare a vederlo di persona, diventa pigro ed ha un fattore rischio in più per la salute. Se troviamo tutto sempre fatto e l’otteniamo in modo facile, avviene automaticamente un calo delle cellule cerebrali e delle sinapsi attive, già grandemente danneggiate dall’utilizzo dei telefonini e dall’esposizione alle antenne di telefonia mobile. Siccome tutti gli oggetti sarebbero connessi alla rete, da ogni punto poco protetto come le abitazioni private gli hacker o le potenze mondiali potrebbero infiltrarsi, e creare danni o blackout elettrici all’intera rete per es. ordinando l’accendimento di migliaia di riscaldamenti in estate o lo spegnimento totale della rete, come ben descritto alcune settimane fa da G. Chiaradonna su La Regione.

Le frequenze utilizzate dalla telefonia mobile sono dannosissime. Sicuramente non esiste nessuno studio che dimostri che le microonde e i campi elettromagnetici ad alta frequenza di telefonini e antenne facciano bene. Anzi, ne cito un paio. Lo studio di Naila, eseguito fino al 2004 da scienziati di un’associazione di medicina ambientale tedesca, ha provato che l’incidenza di malati di cancro è triplicata nei soggetti che abitano a meno di 400 metri di distanza da un’antenna della telefonia, rispetto a coloro che abitano fra i 400 e i 1000m di distanza. Uno studio a Belo Horizonte in Brasile con 2 milioni di partecipanti è giunto a simili conclusioni. Ma ancora prima, fra il 1993 e il 1999, l’epidemiologo Dr. Med. George Carlos ha svolto lo studio finora più costoso, con 28 Mio di dollari, sponsorizzato dall’industria di telecomunicazione USA nella speranza di avere risultati positivi. Macché. Gli è stato quindi vietato di pubblicare i risultati, e siccome li ha pubblicati lo stesso, è stato minacciato, gli è bruciata la casa ed è stato diffamato in tutto il mondo. Riassumendo il suo studio: 1. Il sangue umano esposto a radiazioni di antenne mobili presentava gravi danni genetici. 2. Utilizzatori di cellulari sono morti più sovente di cancro al cervello, e hanno un rischio due volte e mezzo più elevato di ammalarsi di tumori rari, in modo specifico dalla parte della testa usata per telefonare. 3. Utilizzando per più di 6 anni un cellulare alcuni si sono ammalati di tumore al nervo uditivo. 4. Quando si sente calore e fastidio all’orecchio o alla pelle durante una telefonata è già tardi: il tessuto cerebrale viene danneggiato ogni volta che si telefona senza dare alcun segno di riscaldamento o dolore, e in caso di esposizione ripetuta i danni possono diventare irreparabili. 5. Già una sola esposizione con dosi basse di radiazioni cellulari può danneggiare il DNA cerebrale. 6. I bambini e ragazzi non dovrebbero essere esposti a radiazioni, perché penetrano molto più in profondità nella loro testa. Modificazioni genetiche gravi, come micronuclei aggiuntivi alle cellule del tessuto cerebrale, sono apparse più sovente nei bambini che negli adulti.

Lo sviluppo tecnologico dovrebbe essere sostenibile per l’ambiente e per le generazioni future, ed essere in sintonia con la Costituzione Federale. Le possibilità pulite di comunicazione sono in via di sviluppo, pertanto un’analisi paziente e approfondita della situazione sarebbe auspicabile. La fretta e la corsa al denaro o al potere non sono mai state buone consigliere. E sì, purtroppo la costruzione e l’utilizzo di antenne e cellulari spreca molta energia e crea tonnellate di Co2, contribuendo non solo allo scaldarsi del dibattito politico, ma anche del delicato equilibrio climatico.

Claudio Andretta