Di Maio a Radio24 ribadisce il suo “no” ai “rimpasti”, continuando la linea del governo del cambiamento con l’alleanza dei suoi nemici-amici: la Lega. Quest’ultima al Corriere della Sera, punta il dito sul ministro innominato: “con qualcuno che si è sempre opposto a opere e infrastrutture, non si vede come si possa continuare nella stessa posizione”.

Su Toninelli, vociferano già i media, l’M5S è disposto a cedere, poiché, a differenza dei ministri pentastellati Trenta e Costa, il ministro ai trasporti non rappresenta più un giocoforza stellato. Incerta rimane tuttavia anche la posizione di Giulia Grillo.

Nel frattempo dal governo è uscito Paolo Savona, il ministro celebre per i contrasti Italia-UE (a netto favore di un’utopica quanto allarmante Italiexit), che ora la Lega dovrà sostituire, e ne parlerà con Conte, quando tornerà dal Vietnam.

Di Maio alla radio continua “si va avanti per combattere non per tirare a campare o per vivacchiare” dice, difendendo poi l’assenza del ministro, in visita istituzionale in Vietnam “è necessario tuttavia incontrarci, per far ripartire tutto, dal salario minimo all’abbassamento delle tasse.”

Nessuna discussione su ruoli e rimpasti, assicura Di Maio, tra lui e Salvini. Poi il caso Garavaglia, viceministro dell’economia imputato per corruzione “auspico che sia innocente, che non accada quello che è successo con Rixi (il governatore della Liguria con medesima accusa, N.D.R.)” E poi di nuovo il dito puntato in ambito leghista: “Legnano? nel M5S non sarebbe mai successo”.

Forse fa bene credere che si continui senza dissidi, quando invece le dita puntate sono stese contro l’avversario-alleato sin troppe volte.