Il consiglio legislativo della città di Hong Kong, sta approvando alcuni emendamenti per cambiare la legge sull’estradizione di criminali. Emendamenti che daranno maggiore potere di trasferimento di persone sospette in Cina. L’attuale legge impedisce qualsiasi consegna alla Cina o ad altre giurisdizioni della Repubblica popolare cinese.

Secondo gli accordi stipulati nel 1997 per far tornare Hong Kong al controllo cinese dopo oltre un secolo di dominio britannico, l’ex colonia avrebbe dovuto godere di un alto grado di autonomia con i suoi sistemi giudiziari e legislativi. I critici temono che i nuovi emendamenti proposti, che verranno approvati entro luglio, possano ulteriormente erodere lo stato di diritto e l’indipendenza della città.

La spinta che ha contribuito a decidere di cambiare la legge sull’estradizione, deriva dall’uccisione di una ragazza di Hong Kong avvenuta a Taiwan l’anno scorso durante il viaggio di San Valentino con il suo ragazzo. Il sospettato di omicidio numero uno, proprio il suo fidanzato, può essere processato solo a Taiwan. Dato che non esistono accordi di estradizione, il presunto killer è rimasto a Hong Kong.

Secondo la Cina, la cooperazione contro la criminalità è un interesse comune per la comunità internazionale. Ma sono in molti a pensare che il cambiamento delle leggi comporterà richieste regolari di estradizione da Pechino. Dopo il passaggio delle consegne, Hong Kong non ha mai autorizzato l’estradizione di persone indiziate in Cina, in particolare per la mancanza di protezione legale nei tribunali cinesi. Detenzione arbitrarie, confessioni forzate, torture, detenzioni senza processo, l’uso di accuse inventate o vaghe e la negazione di avvocati di propria conoscenza sono comuni nel sistema giudiziario cinese, dove il tasso di condanna è pari al 99%. Non c’è modo che il governo di Hong Kong possa garantire ad una persona estradata in Cina di avere un processo equo.

Si teme anche che la nuova legge sull’estradizione, sarà utilizzata da Pechino per colpire i suoi nemici politici. Consentirebbe estradizioni caso per caso eliminando il ruolo di supervisione del gabinetto del capo dell’esecutivo e dei legislatori della città. “Tutto ciò di cui hanno bisogno è una testimonianza che hai commesso un crimine 20 anni fa”, dice Martin Lee, un avvocato ex legislatore. “Questo sarà sufficiente per essere processato secondo la legge cinese in un tribunale cinese. E chi può fidarsi di quel sistema?”, ha aggiunto.

Gli emendamenti proposti sono l’ultima goccia della tensione tra Hong Kong e la Cina, e sono stati la causa di un’importante manifestazione di protesta per disaccordo che si è svolta il 9 giugno alla quale hanno partecipato oltre un milione di persone marciando attraverso le vie della città. Dopo un inizio pacifico, la manifestazione è drasticamente cambiata nelle prime ore della notte, quando la polizia, che indossava la tenuta antisommossa, ha caricato i manifestanti con manganelli e spray al peperoncino. Alcuni dimostranti hanno cominciato gli scontri lanciando bottiglie incendiarie e alzando barricate.

L’indipendenza della città, che probabilmente verrà garantita fino al 2047, si sta lentamente sbriciolando specialmente da quando Xi Jinping è diventato leader del partito comunista nel 2012. Carrie Lam, amministratore delegato della regione speciale di Hong Kong, rappresentante e capo del governo, viene accusata dai critici di essere il burattinaio di Pechino.

Sabato scorso l’assemblea legislativa è precipitata nel caos mentre i legislatori a favore degli emendamenti e quelli contro alla legge sull’estradizione si sono scontrati in un acceso dibattito alla Camera. Almeno un legislatore è stato portato via su una barella dopo essere svenuto durante la mischia dove i parlamentari si sono spintonati a vicenda.

Gli osservatori internazionali si preoccupano anche degli arresti di stranieri che avvengono con motivazione politica. Come ad esempio la detenzione di due canadesi avvenuta in Cina a seguito dell’arresto in Canada del dirigente di Huawei, Meng Wanzhou. In una dichiarazione congiunta, il segretario degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, e il ministro degli Esteri canadese, Chrystia Freeland, hanno detto di essere preoccupati per il potenziale effetto dei nuovi emendamenti sul gran numero di cittadini britannici e canadesi che vivono a Hong Kong.

Gli emendamenti proposti preannunciano la fine della politica in un paese che ha prosperato come centro internazionale di affari e finanza, e minacceranno l’indipendenza legale di Hong Kong e la sua attrattiva. La protesta internazionale e la più grande manifestazione di domenica da quando l’ex colonia britannica è stata restituita alla Cina, non avranno nessun impatto. I leader di Hong Kong hanno promesso di portare avanti l’approvazione della nuova legge.

Soltanto pochi giorni fa, il 4 giugno, più di 100 mila persone si erano riunite a Hong Kong per una veglia a lume di candela in occasione del trentesimo anniversario del massacro di Piazza Tiananmen.