“Il mondo è un posto sempre più bello per viverci, per sempre più persone”

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È sempre piacevole leggere Pamini perché Pamini è anticonformista, in un mondo in cui le masse sono letteralmente rimbecillite dalla propaganda. 

Pamini ha ragione in tutto? Ah, questo io non lo dico. Certo è che Pamini non ha paura, quel +71% in 39 anni (!) non gli toglie il sonno. Il capitalismo provvederà a tutto.

I conti della serva dicono che l’1,71% in 39 anni significa triplicare in 80 anni e quintuplicare in 120 anni. Mi sembra assurdo avere paura di simili cose, visto che saremo tutti morti.

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L’esplosione demografica, immagine Wiki commons

Secondo la propaganda rossoverde, l’umanità e in particolare il capitalismo stanno esaurendo le risorse del pianeta. Tempo pertanto di fare mea culpa, ripensare drasticamente il nostro modo di vivere e lanciarci verso la decrescita. Grazie al cielo nulla di più falso; siamo in un mondo di superabbondanza e dati alla mano l’aumento della popolazione addirittura aumenta le risorse disponibili anziché esaurirle. Gli appelli alla decrescita sono letteralmente inumani e vanno rimandati al mittente.

Un esperimento mentale è utile per comprendere di cosa parliamo. Ammettiamo che nel 1980 invitiamo a cena 100 persone. Il costo per persona è di 10 franchi, pertanto la cena costa 1’000 franchi. Nel 2018, invitiamo 71 persone in più, ma i prezzi sono diminuiti del 72%. Quanto spendiamo per la cena? Ognuno dei 171 ospiti costa 2.80 franchi, pertanto la cena costa 479 franchi, ossia meno della metà. Le cifre non sono casuali: dal 1980 ad oggi, malgrado sulla Terra siamo il 71% di persone in più, procapite dobbiamo lavorare mediamente il 72% di tempo in meno per ottenere gli stessi beni primari di 40 anni fa. Significa che lo sforzo complessivo (in tempo) dell’umanità è diminuito di oltre la metà, o che in 38 anni l’abbondanza procapite è aumentata di 3.6 volte. Il che implica un aumento annuo del 3.44% e il raddoppio dell’abbondanza ogni 20 anni.

Come si fa a dire che oggi bisogna lavorare il 72% di tempo in meno rispetto a 40 anni fa per ottenere lo stesso paniere di beni fondamentali? Il costo di un bene in termini di tempo di lavoro altro non è che il suo prezzo monetario diviso per il salario orario. Entrambi i dati sono disponibili su scala internazionale. Il sito www.humanprogress.org considera un paniere di ben 50 materie prime e beni fondamentali e calcola il tempo necessario per acquisirlo, nel 1980 così come oggi. Nel paniere vi sono beni come zucchero, caffè, grano, riso, agnello, maiale, manzo, pesce, olio di girasole, olio di palma, lana, cotone, gas naturale, petrolio, carbone, uranio, oro, argento, ferro, stagno, piombo, rame, zinco, legno compensato e tanti altri. Il prezzo in tempo ha il vantaggio di non dipendere dall’inflazione e di essere di facile comprensione. Dal 1980 al 2018, il prezzo in tempo dei suddetti beni è sceso del 23.85% nel caso dello zinco fino ad un incredibile -87.33% nel caso dell’uranio.

Se fosse vera la favola rossoverde delle risorse scarse, non si spiegherebbero simili crolli di prezzo reale a fronte di un aumento della popolazione mondiale di ben il 71% negli stessi anni. Se dobbiamo lavorare di meno per ottenere lo stesso, significa che le risorse a disposizione sono aumentate, non diminuite. Malgrado l’aumentato consumo, ottenere oggi un litro di petrolio richiede quasi il 65% di sacrificio individuale in meno rispetto al 1980. Anzi, addirittura la quantità di petrolio effettivamente a disposizione è aumentata nel corso degli anni, non da ultimo grazie a migliori tecnologie di estrazione. Verosimilmente il petrolio è sì una risorsa finita, ma oggi meno scarsa di un tempo. In generale, oggi l’energia è più disponibile e accessibile, in tutti i paesi del mondo. Questo è un bene, mentre la decrescita l’esatto contrario.

Naturalmente, il maggior motore della suddetta abbondanza consiste nell’aumento della produttività del lavoro. Dopo 40 anni di dati sappiamo che per ogni 1% di aumento della popolazione il tempo di lavoro necessario per acquisire beni fondamentali diminuisce ancor più dell’1%! Eppure se le risorse fossero finite ci si attenderebbe un aumento del loro prezzo. Al contrario delle favole maltusiane, oggi riportate alla moda da ragazzine scandinave e accoliti, l’aumento della popolazione è motore di sovra-abbondanza per tutti, non di collasso. La scarsità delle risorse è diminuita enormemente, e il capitalismo ha reso accessibile il benessere a miliardi di persone ben più dello zelo dei politici e delle organizzazioni non-governative impegnate in programmi di aiuto allo sviluppo con i soldi altrui. Il suddetto sito web trae spunto dai risultati controintuitivi dell’economista Julian Simon, riassunti nel libro The Ultimate Resource (ossia l’inventiva umana). Chi è interessato a guardare oltre la cortina fumogena dei nuovi millenaristi e stupirsi della positività della realtà degli ultimi decenni potrà trovare utili informazioni anche nel libro Factfulness di Hans Rosling. Questo medico svedese di Medecins sans frontières, purtroppo da poco deceduto, si è impegnato una vita intera a fare informazione e combattere i tanti clichés fortunatamente sconfessati dai dati reali. Il mondo è un posto sempre più bello per viverci, per sempre più persone. Proprio grazie al capitalismo, soprattutto in quelli che chiamavamo paesi sottosviluppati o in via di sviluppo. Noi occidentali invece dobbiamo sorbirci le fisime di chi con la rabbia dentro vorrebbe ancora una volta fare stare peggio tutti.

Paolo Pamini, Istituto Liberale

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata