La sinistra ha il suo spazio (sia pur minoritario) su Ticinolive. Quella che segue è un’interpretazione del destino della Germania Orientale, che ebbe una vita di 44 anni. Oggi è la “provincia povera” della Germania riunificata.

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Il 9 novembre del 1989 il muro si sbriciolò cogliendo tutti di sorpresa.

Una Trabant sfonda il Muro di Berlino. Immagine Wiki commons, autore Bogdangiusca

Il cancelliere Helmut Kohl chiese consiglio ad Alfred Herrhausen, capo della Deutsche Bank, istituto finanziario che era ancora tedesco non solo di nome, su cosa fare con la DDR. “Compriamola”, fu la risposta del banchiere, con i miliardi di Deutsche Bank all’Unione Sovietica per aiutare Gorbaciov a convincere i suoi sulla necessità delle “riforme”. La Germania est costò all’incirca quattro marchi a metro quadrato, due euro, per i suoi 108 mila chilometri quadrati, una volta e mezza la Baviera. Troppo cara? Decidete voi. Certo, agli olandesi andò meglio nel 1626, si comprarono dai nativi l’isola di Manhattam per 24 dollari, senza intermediari, ma questa è un’altra storia.

Alfred ed Helmut si davano del tu e il Cancelliere si fidava ciecamente dell’amico. Sembra che Herrhausen non pretendesse alcun compenso, ma fu considerato ugualmente pericoloso dagli ultimi militanti della Rote Armée Fraktion che lo uccisero la mattina del 30 novembre, tre settimane dopo la caduta del muro, con un ordigno telecomandato.

Altri tempi. Oggi i consiglieri dei politici costano. A Berlino e nelle capitali UE sono centinaia, migliaia, messi lì per valutare qualsiasi progetto in base al profitto, mica sulla sostenibilità o sull’importanza politica, sociale, morale. Spesso una loro consulenza nasconde una mazzetta, un tornaconto che sarà democraticamente scaricato sui costi complessivi da far digerire (eufemismo) ai cittadini. Il mantra è risparmiare sul costo del lavoro e sugli investimenti per aumentare gli utili. Il risultato (restando in Germania) è la Deutsche Bahn, le ferrovie, ieri puntuali ed efficienti, oggi bersaglio delle critiche di passeggeri inferociti e bisognose di investimenti sempre più costosi.

Ma, allora, l’importante era liquidare la DDR e con essa incoraggiare un “segretario generale” minimo a liquidare se stesso e la sua nazione. Cosa sia cambiato in meglio, dopo 30 anni, per i salariati di ogni categoria, lo dicono le cronache dentro e fuori continente, Svizzera compresa.

Carlo Curti, Lugano