Abolizione del celibato e diaconato femminile? In Amazzonia si vocifera di sì. Ovviamente, nessuna notizia drammatica a tal punto, ma per il Vaticano è un problema che un territorio di una superficie grande quasi quanto l’Europa, 7.500.000 chilometri quadrati, vi sia pressoché assenza di vocazioni, e vi sorgano comunità cattoliche sparse nella foresta pluviale, raggiungibili solo dopo settimane di viaggio attraverso i fiumi, che assistano alla messa una volta al mese o poco più.

E’ una condizione geografica particolarissima, e non più rimandabile come problema per il Vaticano, che vuole che anche questa fetta di mondo sia evangelizzata.

Si parla così di viri probati, uomini colti e sposati, che potrebbero avere ruoli ecclesiastici per diffondere il Verbo, in sincretismo al loro bagaglio culturale antropologico; e di donne, pressoché vicine a una forma di diaconato, che potrebbero assumere importanti ruoli di divulgazione ecclesiastica.

i punti salienti potrebbero essere spinosi per i cattolici più intransigenti: il Vaticano prevede quindi che vi siano:

  1. Indigeni che predicherebbero agli indigeni, inglobati in nuovi ministeri vaticani
  2. Uomini anziani, accettati e rispettati dalle comunità, magari con una famiglia propria, che predichino il Verbo, e vengano consacrati.
  3. donne talentuose e carismatiche, che “possano contribuire alla sinodalità ecclesiale”.
  4. cambiamento climatico, industrie inquinanti e salute degli abitanti dell’Amazzonia: anche il vaticano è concorde nel limitare lo sfruttamento della foresta vergine. a tal riguardo, un altro punto  saliente:
  5. il crimine contro i difensori della foresta pluviale: sale esponenzialmente il numero di abitanti che combattono contro la deforestazione, assassinati da mandanti non meglio noti. inoltre l’alcolismo, problemi sociali e i narcotrafficanti.

Una realtà che il Vaticano pare essersi preso a cuore anche a costo di una modernizzazione impetuosa.

CF