I preparativi per un attacco militare statunitense contro l’Iran, in rappresaglia per l’abbattimento di un drone di sorveglianza da 130 milioni di dollari, erano già stati approvati ieri da Donald Trump quando l’operazione è stata interrotta all’ultimo minuto proprio nella sua fase iniziale all’alba di venerdì, con gli aerei che erano già decollati e con le navi in posizione di tiro.

Gli obiettivi avrebbero incluso radar e batterie missilistiche in territorio iraniano. Nessun missile è stato sparato. Il Pentagono ha ammonito che un’azione del genere avrebbe potuto provocare un’escalation vertiginosa con grossi rischi per le forze americane che si trovano nella regione.

I funzionari di entrambi i paesi si sono scambiati accuse e pareri sulla posizione (in acque internazionali o meno)( del drone quando è stato distrutto da un missile terra-aria lanciato dalla costa iraniana lungo il Golfo dell’Oman. L’ambasciatore dell’Iran presso le Nazioni Unite, Majid Takht-Ravanchi, ha scritto in una lettera al Consiglio di sicurezza che gli americani hanno ignorato ripetuti avvertimenti radio durante la violazione dello spazio aereo prima che venisse abbattuto il drone, senza piloti a bordo, definendolo  un atto provocatorio. Ha poi aggiunto che Teheran non cerca la guerra con nessun paese, ma è determinata a difendere con vigore il suo territorio.

Il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, ha fatto sapere che porterà questo caso di aggressione all’ONU dimostrando che gli Stati Uniti mentono sulla questione delle acque internazionali. Nancy Pelosi, presidente della Camera, ha esortato Trump alla prudenza e lo ha invitato a chiedere l’autorizzazione del Congresso prima di intraprendere qualsiasi azione militare. “Questa è una situazione molto pericolosa”, ha detto Pelosi. L’Iran è un paese preparato per la guerra ed è pronto a dare una risposta decisiva a qualsiasi aggressione. Alta dunque la preoccupazione che l’amministrazione Trump possa inciampare in un conflitto.

L’operazione militare è stata interrotta intorno alle 19.30 (ora di Washington), dopo che Trump aveva partecipato ad un briefing alla Casa Bianca sulla strategia iraniana con i suoi massimi consiglieri per la sicurezza nazionale e i leader del Congresso. All’inizio i messaggi di Trump erano piuttosto provocanti. Un tweet dichiarava che “L’Iran ha fatto un errore molto grande!”. Ma il tono si è ammorbidito durante la conferenza stampa con il premier canadese Justin Trudeau, in visita alla Casa bianca. Invece di accusare direttamente i leader iraniani, ha detto che a suo parere qualche “stupido” ha la responsabilità di quest’azione. “Difficilmente riesco a credere che fosse intenzionale, se volete sapere la verità. Può essere stato qualcuno di molto stupido”, ha dichiarato Trump.

Le guerre sono sempre state costose per gli americani, non solo economicamente ma anche in termini di vite umane, e hanno sempre lasciato il segno e offuscato diverse presidenze come quelle di Truman, Johnson, Bush e Obama.

Attualmente è impensabile per gli Stati Uniti poter rovesciare un paese grande e forte come l’Iran e i conflitti interni non sono alimentati da un’opposizione unita, pertanto anche le rotture interne sono improbabili.

Non è pensabile che il leader religioso supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, massimo esponente della fede islamica sciita a cui spetta sempre l’ultima parola, sia disposto a subire l’umiliazione di tornare al tavolo dei negoziati cedendo alle richieste degli Stati Uniti, quando proprio Trump ha abbandonato un accordo internazionale sul quale gli iraniani si stavano adeguando.  Non ci sono garanzie che Trump sia disposto a offrire concessioni.

Questa tensione in Medio Oriente, porta ad una instabilità dei mercati petroliferi. E in vista delle prossime votazioni presidenziali del 2020, una cosa che Trump deve assolutamente evitare è l’aumento dei prezzi. Inevitabile se gli USA andranno in guerra con l’Iran. Durante la campagna politica per le presidenziali del 2016, Trump parlava spesso di porre fine al coinvolgimento americano in conflitti di lunga durata all’estero, associando ad “America First” poco intervento nei conflitti mondiali. Dunque se l’eventuale conflitto dovesse diventare incerto e rischioso non lo aiuterebbe nella prossima campagna elettorale contro il suo avversario democratico.

C’è un’altra incertezza. Gli Stati Uniti hanno sempre ricevuto sostegno militare da altri paesi per ogni grande guerra. Se decidessero di aprire un nuovo conflitto, raccoglierebbero il solo sostegno da parte della Gran Bretagna, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e Israele. Nessun’altro si farebbe avanti perché il resto del mondo ha dato segni di insofferenza nei confronti dell’amministrazione Trumpe, del suo bellicoso nazionalismo e della sua decisione di abbandonare l’accordo nucleare senza una causa convincente. Fattori questi che darebbero alla Russia, alla Cina e all’Iran un vantaggio propagandistico che indebolirebbe gli Stati Uniti.

Intanto la Federal Aviation Administration, l’agenzia dell’aviazione civile del Dipartimento dei trasporti statunitense, ha emesso un ordine di divieto di sorvolo nello spazio aereo iraniano controllato da Teheran sul Golfo dell’Oman a tutti i vettori e gli operatori commerciali statunitensi.

Una crisi che il presidente Trump ha provocato probabilmente ritirandosi dall’accordo nucleare con le imposizioni di sanzioni sempre più severe per il regime iraniano senza avere un piano B.

Con i suoi continui messaggi contrastanti, sta ottenendo l’opposto di quello che immaginava. L’Iran non è un paese docile. Per ora non è chiaro quale sarà la strategia di uscita da questo pericoloso confronto.