Il consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dall’Associazione “Helvetia Christiana” contro la decisione del municipio di Lugano di negare il permesso di recitare un rosario in piazza, in espiazione del peccaminoso Gay Pride 2018 (ritenuto tale).

La risposta del governo consta di 12 pagine. In sostanza

  • il municipio ha deciso superficialmente, senza essere in possesso di tutte le informazioni necessarie, che avrebbe dovuto richiedere a Helvetia Christiana
  • il divieto è stato dunque arbitrario
  • inoltre, il permesso non può essere negato in base a un giudizio negativo sulle “posizioni propagandate”. Traduzione: il municipio non può negare il permesso perché giudica il “rosario anti-gay” una bizzarria o una provocazione inaccettabile.

A questa vicenda luganese interessante non si pensava quasi più, ma ben venga.

Il divieto del municipio era stato da noi criticato poiché ai nostri occhi costituiva un esempio di “intolleranza del politicamente corretto”, vera calamità di questi nostri travagliati tempi.

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Alcune considerazioni

  • C’è voluto un intero anno. Forse si sarebbe potuto fare in una settimana.
  • Del Pride luganese non si è più sentito parlare. Nessuno ha detto o scritto “non si fa più”. Silenzio di tomba. Probabilmente non è stato considerato un successo: spettacolare? morale? commerciale? Chi può dire? Sarà il potere di Helvetia Christiana? Non lo pensiamo.
  • Noi eravamo presenti alla conferenza stampa del municipio, convocata a Palazzo nell’aprile 2018. Il nostro articolo si legge qui.

 

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Il presidente di Helvetia Christiana Marco Giglio, molto fiero della vittoria ottenuta, ci conferma che il rosario a Lugano si farà.

L’ordine pubblico non sarà minacciato.