di Paolo Camillo Minotti

In questi giorni i media hanno fatto un gran parlare di congiunzione tra PLR e PPD nell’elezione del Consiglio Nazionale, rispettivamente di accordo per un sostegno reciproco fra tali due partiti per l’elezione dei due rappresentanti ticinesi al Consiglio degli Stati. Detto più prosaicamente: si tratterebbe di “salvare” il secondo seggio PPD al Nazionale (che, considerato che la Sinistra e i Verdi stavolta correranno congiunti, appare traballante) e di permettere l’elezione di Giovanni Merlini agli Stati (che è incerta soprattutto perché nelle contingenze odierne – candidatura rampante di Marina Carobbio – non è scontato un significativo “soccorso rosso”).

Premettiamo una cosa: la congiunzione è una facoltà prevista dalla legge a livello nazionale; si tratta quindi di un diritto pacifico al quale i gruppi politici possono liberamente far capo se lo ritengono; e nessuno in linea di principio dovrebbe avere alcunché da obiettare. Semmai qualche perplessità sorge alla luce del fatto che il PPD e anche il PLR – in quanto partiti tradizionalmente di maggioranza – si sono sempre distinti nel Cantone Ticino per la loro non celata opposizione alle congiunzioni, tanto è vero che qualche anno fa la maggioranza del Gran Consiglio aveva eliminato questa facoltà per quanto riguarda le elezioni cantonali e comunali. E se fosse stato possibile, l’avrebbero sicuramente eliminata anche dalla legge federale…..ma ciò non entrava in linea di conto, siccome a livello nazionale le congiunzioni sono una prassi consolidata e incontestata da decenni; a livello svizzero la legge elettorale è praticamente invariata dal 1919, quando fu introdotto il sistema proporzionale per la nomina del Nazionale; non come nel nostro Cantone, dove ogni 5 o 10 o 15 anni si modifica la legge elettorale pensando di ricavarne un vantaggio di parte.

Abbiamo ancora bene in mente alcune prese di posizione risentite dell’uno o l’altro dei due partiti storici contro certe congiunzioni spurie che – in certi Comuni – rompevano loro il gioco impedendogli di ottenere la maggioranza assoluta in Municipio o quisquilie del genere. Come pure ricordiamo gli interventi inflessibilmente contrari alla possibilità di congiunzione dei portavoce PLR e PPD in Gran Consiglio in occasione delle revisioni della legge elettorale; la cosa non gli faceva comodo,indi vi erano contrari. Insomma lecongiunzioni finora erano state piuttosto la prerogativa delle minoranze (in specie la Sinistra ma più recentemente anche la Lega e l’UDC). Adesso improvvisamente invece il PPD si accorge che, perlomeno a livello nazionale, la congiunzione potrebbe tornargli utile per salvare un seggio e per conseguenza – infischiandosene altamente della coerenza – vorrebbero utilizzarla…..E così sia.

Un altro quesito che ci si può porre è invece quello politico e dell’efficacia concreta della congiunzione nel caso concreto. L’efficacia dell’operazione andrà verificata ma non è scontata a priori. Se per lo scambio di sostegno per i candidati agli Stati la cosa potrebbe essere relativamente facile, in quanto possono bastare 5’000 o 6’000 o 7’000 elettori PPD che aggiungono pure Merlini sotto Lombardi (e viceversa) per far sopravanzare entrambi in rapporto agli altri candidati; per il Nazionale la questione è diversa: più automatica da un punto di vista tecnico (nel senso che la congiunzione è messa in atto indipendentemente dalla volontà del singolo elettore), ma anche – o anzi forse proprio per questo – più aleatoria nell’esito, in quanto occorre vedere se tutti gli elettori dei due partiti gradiranno l’operazione e – nel caso non la gradissero – quali modalità di voto metteranno in atto. Voteranno ancora tutti PPD rispettivamente PLR? La questione è resa poi più aleatoria dal panachage libero in vigore per la nomina del Nazionale, che potrebbe parzialmente vanificare l’effetto taumaturgico della congiunzione.

Ma anche per gli Stati si pone il quesito: quanti saranno quei PPD che anziché Merlini preferirebbero (come secondo) votare Ghiggia (o Gysin o Carobbio)? La stessa cosa vale per gli elettori PLR. Questa frangia è di ridotta entità oppure potrebbe compensare quanti seguiranno la raccomandazione di votare Merlini? Bisogna considerare che, già nel 2011 e poi nel 2015 per esempio – pur non essendoci una raccomandazione ufficiale in tal senso, ma solo informale all’interno di una ristretta cerchia di militanti e dirigenti in specie vicini al mondo economico – vi fu un’aliquota di elettori PPD (o di elettori tout court, perché i cittadini non portano sul braccio lo stampiglio del partito!) che oltre a Lombardi votarono pure Abate: (non saprei quantificare esattamente il numero, perché non ho fatto una verifica: 1500 ? 2000 ? 2500 ? In ogni caso, se si vanno a vedere i risultati, si noterà che vi fu un certo numero di elettori che votarono l’accoppiata Lombardi-Abate, alcuni già al primo turno, altri solo al secondo turno per impedire l’elezione del candidato di sinistra rispettivamente di quello leghista. Viceversa ci fu un’aliquota di elettori PLR che votarono pure Lombardi. Poi ci furono naturalmente, sia nel 2011 che nel 2015, gli elettori socialisti che oltre al candidato socialista votarono pure Abate per impedire in ogni evenienza l’elezione del candidato leghista. In linea generale, l’elettore militante avvertito sa che per il Consiglio degli Stati – più ancora che per il Nazionale – giova votare UNICAMENTE PER IL PROPRIO FAVORITO, senza disperdere voti fuori dalla propria lista. Infatti, nel sistema di voto maggioritario, i voti dei candidati sono “messi in fila” uno dopo l’altro: un voto a un secondo candidato può quindi portare a far sopravanzare quest’ultimo rispetto al proprio favorito.

In definitiva ad essere determinante sarà la forza rispettiva dei partiti (e degli schieramenti), che è la risultante di vari aspetti: la personalità e la forza di convinzione dei candidati, la presenza di facce nuove in questo o quello schieramento, infine lo svolgimento della campagna e gli avvenimenti rilevanti capitati ultimamente e che capiteranno di qui a ottobre.

Nel caso specifico della contesa del prossimo autunno, gli atouts dei vari partiti mi sembrano chiari: il PPD per esempio ha nei consiglieri nazionali uscenti delle personalità brillanti (indipendentemente che si condividano o no le loro posizioni, io spesso non le condivido), e ciò tendenzialmente potrebbe portargli più voti personali esterni rispetto ad altri partiti. Ciò potrebbe aiutare (ma non è detto a priori) a salvare il secondo seggio PPD, ovvero a permettergli di attribuirsi l’ottavo seggio che resta in bilico tra la Sinistra unita, il PPD e la Lega. Stessa cosa vale ancor di più per Lombardi per gli Stati, che gode di ampi appoggi trasversali (quantunque ultimamente la sua immagine appaia un po’ logorata: personalmente non lo voterò più a seguito di sue dichiarazioni fuori luogo e comportamenti discutibili di questi ultimi anni). In casa Lega, l’assenza di nuovi nomi di richiamo potrebbe invece essere penalizzante. A oggi, guardando ai risultati di aprile scorso e considerando le novità di questa volta (Sinistra unita e, forse, congiunzione PLR-PPD), a uscire perdente a favore della SInistra potrebbe essere la Lega, mentre il PPD forse si salverebbe grazie anche alla congiunzione.

Però nulla è ancora detto a priori, perché alla fine le elezioni si fanno appunto per misurare gli orientamenti e gli umori dei cittadini e delle cittadine. L’esito dipenderà anche dalle scelte politiche della cittadinanza. Conterà di più il tema ambientale o il malcontento di molti cittadini verso una classe politica che vuole a tutti i costi legarci più strettamente all’UE con il famigerato accordo-quadro? E così di seguito: quali saranno i temi determinanti per le scelte elettorali? L’aumento senza sosta dei premi di cassa malati? La questione della parità uomo-donna? La dissennata politica di accoglienza di migranti da contesti culturali sempre più avulsi dalla nostra realtà?

Alla fine, il sovrapporsi al dibattito sui temi politici di una “furbata” tecnico-elettorale come la congiunzione e lo scambio di appoggi per gli Stati, potrebbe anche sortire effetti controproducenti. Per il fatto che i cittadini potrebbero avere l’impressione che i due partiti cosiddetti di centro vogliano cementare una situazione di potere e preservare i propri seggi, a prescindere dal consenso ottenuto dalla loro azione politica. Per dirla brutalmente: a quanti ticinesi piace il sussiego dell’onorevole Merlini quando ci spiega che sarebbe nell’interesse della Svizzera di legarsi più strettamente all’UE con l’accordo istituzionale quadro? O peggio ancora quando ha l’ardire di difendere la tesi del SECO che nega che il frontalierato e la libera circolazione ha un effetto dumping sui salari in Ticino? E quanti ticinesi condividono l’affermazione recente di Lombardi secondo cui il fallimento di Swissair fu dovuto all’atteggiamento di chiusura anti-UE di Blocher e non già (figuriamoci!) all’incapacità degli imbelli amministratori della stessa, guardacaso tutti PLR doc? E ancora: a quanti ticinesi è piaciuto l’impegno del nostro consigliere agli Stati PPD in occasione del varo della nuova legge sulla radiotelevisione, che si adoperò per far aumentare cospicuamente gli aiuti alle radio-tv private (tra cui la sua Teleticino)? Tale dettaglio fu decisivo per convincere molti editori privati (proprietari anche di stazioni radio-tv) a sostenere la nuova legge e quindi a farla accettare dal popolo: ma è ammissibile e decente un simile comportamento sfacciatamente “pro domo” propria? Non abbiamo bisogno di politici che ci trattino dall’alto in basso o che vogliano imboccarci come si fa con i bambini piccoli! Un bel cambiamento di facce sarebbe auspicabile, pure al Consiglio degli Stati! Ci vorrebbe una bella rappresentanza coesa (una “ungeteilte Standesstimme” come dicono i nostri confederati alemannici), ma non nel senso propugnato dal presidente del PPD che vorrebbe una rappresentanza coesa dei partiti del cosiddetto Centro. Ci vorrebbe una rappresentanza coesa di due consiglieri che condividano il sentimento della maggioranza dei ticinesi, che è euroscettica e contraria alle invasioni barbariche afro-asiatiche propugnate dall’on. Simonetta Sommaruga & Co..

PAOLO CAMILLO MINOTTI