In questa nostra difficile estate chiunque tenti di opporsi all’immigrazione incontrollata viene demonizzato. Anche se è evidente che l’immigrazione incontrollata scardinerà il nostro mondo e la nostra società.

Il consigliere di Stato Gobbi, inviso alla sinistra e ai buonisti, prende posizione con calma sul “bunker di Camorino”. Un testo oggettivo ed equilibrato che anche il Corriere del Ticino ha ripreso. Nell’imminenza di importanti elezioni e in vista di un possibile e bramato “raddoppio” questo richiamo ai fatti non varrà a placare l’agitazione degli interessati. Ma alla fine, tacere sempre per opportunismo e pusillanimità politica (come troppi fanno) risulta fatalmente perdente.

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Resistiamo alle fake news!

Tra manifestazioni non autorizzate, denigrazione di autorità e funzionari e fumo negli occhi alla cittadinanza, di questi giorni ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori dalla manciata di immigrazionisti ostinati. E tra le cose intollerabili vi sono proprio i racconti e le storie sentimentalmente farlocche inventate dagli immigrazionisti, equiparabili a vere e proprie fake news!

Primo. Il presunto sciopero della fame? È durato – udite bene – un solo pasto. I migranti hanno infatti volontariamente saltato un unico pranzo; cosa che molti lavoratori ticinesi fanno per poter recuperare faccende arretrate, e non per puro e semplice diletto mediatico.

Secondo. Le condizioni definite “pietose” nel posto sanitario protetto di Camorino sono state spesso causate dagli stessi migranti, incapaci di gestirsi autonomamente e di rispettare le infrastrutture che lo Stato mette a loro disposizione, mentre il fatto che non lo volessero abbandonare è dovuto alla presenza al suo interno del wi-fi gratuito.

Terzo. Gli immigrazionisti si son ben guardati di spiegare che i migranti presenti a Camorino avevano statuti diversi, quindi con diritti diversi: alcuni di loro, infatti, non hanno più diritto di rimanere sul nostro territorio e lo devono abbandonare al più presto (NEM).

Quarto. Ieri si è parlato di un migrante apparentemente scomparso. La realtà? Si tratta di un “caso Dublino”, ovvero di un migrante che in base agli accordi internazionali deve essere riconsegnato alle autorità del Paese competente per la sua procedura d’asilo. Le autorità sono chiamate a far rispettare la legge ma anche richiamare l’attenzione su una corretta informazione alla cittadinanza su casi resi pubblici in maniera parziale o distorta.

Resistiamo quindi alle “fake sentimental stories”! Io sto con chi dice le cose come stanno, con chi rispetta le regole e con chi – presente legalmente – vuole integrarsi.

NORMAN GOBBI