Alle 20.20 di venerdì 5 luglio c’è stato un forte terremoto di magnitudo 7.1 a 200 km da Los Angeles, nella città californiana di Ridgecrest dove soltanto pochi giorni fa si era verificata un’altra scossa, leggermente meno intensa, di magnitudo 6.4. Si è trattato della scossa più forte degli ultimi 20 anni e secondo l’istituto geofisico americano (USGS) sarebbe stata avvertita anche in Messico.

La scossa ha provocato il ferimento di alcune persone ma nessuno sembra essere in condizioni gravi. Molti tuttavia sono i disagi dovuti al sisma. Circa duemila persone sono rimaste senza corrente elettrica a Ridgecrest, lo riferisce la portavoce della Conte di Kern, Megan Person. Il governatore della California Gavin Newson ha dichiarato lo stato di emergenza della Contea di San Bernardino. Molti edifici hanno riportato dei danni ma non particolarmente gravi, per fortuna il centro del sisma era in una località non densamente popolata. Alcuni incendi sono scoppiati in edifici danneggiati.

Le scosse di questi giorni hanno risvegliato i timori per il “Big One“, un devastante terremoto che potrebbe arrivare proprio nella zona Californiana. La maggior parte dei terremoti sul nostro pianeta infatti avviene in corrispondenza di una zona conosciuta come la cintura di fuoco, che parte dal sud della Nuova Zelanda, attraversa il Giappone per poi proseguire su tutta la costa pacifica delle Americhe. In corrispondenza della California c’è la cosiddetta faglia di Sant’Andrea, lunga 1300 km, che separa la placca pacifica da quella nordamericana. Secondo una teoria molto popolare tra gli scienziati le due placche si allontanano e si avvicinano continuamente l’una all’altra, con punti di scorrimento lungo i margini. Questo tipo di attività geologica mente sotto tensione gli strati rocciosi e si teme che prima o poi l’energia accumulata si possa liberare provocando scosse sismiche estremamente intense. Essendo la California una zona densamente popolata, questa eventualità provocherebbe danni enormi in termini di vite e infrastrutture.