Il piano di ristrutturazione che dovrebbe far uscire la Deutsche Bank dalla crisi che l’ha colpita è una pessima notizia per i collaboratori. La strategia messa a punto prevede infatti il taglio di ben 18mila posti di lavoro, ovvero un quinto del totale della forza lavoro impiegata nell’istituto, entro il 2022. La misura dovrebbe ridurre il rapporto di costi/ricavi del 70% con conseguente risparmio di 17 miliardi di euro. I licenziamenti avranno luogo soprattutto nelle sedi asiatiche e quelle di New York.

Nel corso di quest’anno il colosso tedesco dovrà inoltre pagare 3 miliardi di euro di oneri che porteranno a perdite che toccheranno i 2.8 miliardi di euro e il ritiro dal mercato delle global equities. Dismessi anche 74 miliardi di euro di investimenti giudicati a rischio che verranno trattati da un’unità creata appositamente. L’istituto bancario si concentrerà invece maggiormente su settore come banca corporate, consulenza e investimenti nel settore dell’Information technology per un totale di 13 miliardi di euro. “Queste azioni sono state progettate per consentire a Deutsche Bank di concentrarsi e investire nelle sue attività principali” si legge in una nota.

Anche ai vertici la crisi si fa sentire: negli scorsi giorni il capo della divisione Corporate and investment Garth Ritchie ha dato le dimissioni e anche i responsabili della divisione regolatori Sylvie Matherat e delle attività retail Frank Strauss hanno detto addio alla compagnia.

Non è previsto un aumento di capitale, nonostante la fase estremamente delicata. Quello su cui Deutsche Banl si appoggerà in questo momento difficile è la sua forte posizione patrimoniale e la fiducia che la direzione ripone nelle attività dell’istituto bancario.
Lo scorso mese il titolo di DB in borsa aveva raggiunto il minimo storico di 5.8 euro mentre lunedì è arrivato a 7. Dopo gli annunci del piano di ristrutturazione tuttavia l’agenzia Moody’s ha confermato il rating A3 per la banca tedesca.