Vincent Lambert, tetraplegico dal 2008, cosciente ma inabilitato a comunicare, è morto alle ore 8.24 della mattina dell’11 giugno, all’ospedale centrale di Reims, nella Francia del nord.

La sua morte gli è stata imposta. Dal destino, terribilmente crudele, che dopo un incidente d’auto lo rese in stato vegetativo, ma soprattutto dalla Repubblica Francese: la decisione di staccare la sonda di alimentazione, sedarlo per lasciarlo morire di disidratazione, è infatti stata presa dal governo. Contro di essa non sono valse le strenue battaglie della madre Viviane e del padre Pierre (e di centinaia di migliaia di parigini pro vita), a favore di essa ha vinto la decisione della moglie e di altri parenti, che vedevano nella vita di Vincent un accanimento terapeutico, contro al parere della madre, che vedeva in lui un figlio cosciente che piangeva e comunicava con gli occhi.

Cronologia di un’agonia: l’incidente d’auto a 32 anni, il 29 settembre 2008, per l’infermiere-psichiatra portato in rianimazione proprio nel centro in cui lavorava, Chalons-en-Champagne. Esce dal coma, per ritrovarsi in stato di “coscienza minimale”. Un anno dopo è trasferito nel reparto di neurochirurgia, poi al centro di Berck-sur-la-mer, poi presso la residenza dei Frati Cappuccini, poi in cura presso il Dottor Kariger. E’ il 2011, Vincent torna a Reims. Due anni dopo, consultata solo la moglie Rachel, il Dottor Kariger si accorda per ipotizzare l’eutanasia al paziente. Quando la madre Viviane ne è informata, ovviamente si batte contro quella decisione che ha coinvolto solo la moglie. A Vincent viene staccata la sonda per due volte, addirittura per 29 giorni, ma dopo una lunga battaglia legale e una corsa contro il tempo, gli viene riattaccata. Inizia così il già noto calvario di controversie tra Rachel, pro eutanasia, e la famiglia, fortemente contraria. Vincent si spegne in silenzio al mattino dell’11 giugno 2019, nel clamore dei media, che si dividono tra coloro che sostengono che abbia smesso di vivere e coloro che invece constatano che abbia smesso di soffrire.