immagine Wiki commons (Nasa)

Lo scorso mese un mio articolo sulla «Schweiz am Wochenende» ha suscitato irritate reazioni da esponenti dell’attivismo, anche politico, verde. Giustissimo, questa è la democrazia e le prese di posizione suscitano contestazioni. Visto anche l’importante decisione dei delegati del Partito liberale radicale del 22 giugno che ha segnato una svolta definita ecologica, vale la pena di tornare al proposito su qualche argomento di fondo che rischia di venir dimenticato.

Il dibattito è difficile, la materia essendo estremamente complessa. Come la quasi totalità degli umani, con l’eccezione di scienziati e addetti ai lavori, io non capisco nulla della materia. Mi sono rivolto a un fisico di mia conoscenza ed ho avuto conferma che il clima è un sistema fisico estremamente difficile e complesso e che la maggioranza del mondo scientifico attesta l’esistenza di cambiamenti climatici con preoccupanti conseguenze (ritiro ghiacciai, livello delle nevicate più alto, canicole, siccità, diluvi ecc.). Il permafrost, cioè il terreno permanentemente gelato, inizia a sciogliersi provocando il rilascio di grandi quantità di metano. Detto questo non sono certo in grado di emettere un giudizio serio, anche perché non ho simpatia per la cultura da rotocalco. Dinanzi a questi fenomeni vi sono reazioni diverse che vanno dal gran panico, specie da chi sostiene la pesante responsabilità dei comportamenti umani, a chi per contro afferma che nei millenni il globo terracqueo ha conosciuto realtà climatiche alternate e per le quali la nostra specie non ha responsabilità alcuna. La ragione del contendere e la nostra generale ignoranza fa sì che le nostre reazioni diventino altamente emotive con contrapposti atti di fede.

con Marcello Foa, presidente della RAI (foto Ticinolive)

La preoccupazione per il clima è giustificata ma alcune correnti di pensiero, che vanno da importanti frange estreme verdi ai movimenti della sinistra alternativa ed ai residui comunisti, vedono nell’ecologismo un’opportuna alternativa al modello di società capitalistica che da sempre avversano. Non per nulla i Verdi in Germania, oggi il secondo partito avendo superato i socialisti, si dividono in «Fundi» (fondamentalisti) e in «Realos», più realisti pragmatici e meno ideologici nelle loro prese di posizione.

Gli estremisti Verdi considerano la rincorsa alla costante crescita economica (il famoso PIL) catastrofica ed arrivata già oltre i limiti del tollerabile. Predicano la «decrescita felice», che comporta una riduzione del nostro benessere.

Premessa di tutto ciò è una concezione rivoluzionaria che vuole capovolgere radicalmente gli attuali rapporti degli umani con la natura, gli animali, i fiori e le piante, riecheggiando in tal modo la lezione marxista che postulava l’uomo nuovo, oggi ecologico, possibilmente vegano ma almeno vegetariano, pronto a sacrificare la sua mobilità e cambiare le abitudini (treno buono, auto cattiva e così via). Nel Ticino l’affinità con il pensiero marxista lo dimostra la congiunzione della lista dei Verdi con socialisti alternativi e post marxisti, capeggiati dal dottor Cavalli, ed i comunisti nostrani.

Il filosofo Pascal Bruckner vede un parallelismo tra la situazione attuale a proposito dell’ambiente e quella del socialismo del XIX secolo, diviso in due campi, quello del socialismo democratico e riformatore (con i suoi successi politici in Europa) e l’estremismo comunista sfociato in disastrose dittature. Oggigiorno va fatta la differenza tra un ambientalismo responsabile e costruttivo ed un ecologismo con istinto assolutista. Singolare, tra l’altro, l’atteggiamento di ostracismo verso la produzione di energia atomica, unica a non emettere gas dall’effetto serra. Lo stesso padre dell’ecologismo James Lovelock, che ha introdotto l’uso del termine Gaia con il suo libro del 1979, in un suo altro libro (The Revenge of Gaia, 2006) a pagina 67 afferma di «ritenere che l’energia nucleare è l’unica energia che può soddisfare le nostre domande senza costituire un pericolo per Gaia».

I mutamenti climatici, gli avvertimenti degli scienziati, ci impongono un atteggiamento di giusta ed attiva preoccupazione, specie per evitare ingiustificati ed evitabili comportamenti inquinanti, astenendosi però dall’imporre inefficienti e pertanto inutili sacrifici al fortunatamente elevato tenore di vita che la nostra società ha raggiunto.

Attenzione quindi alle misure che invocando la necessità di proteggere l’ambiente tendono invece a capovolgere il nostro sistema sociale per sostituire alla libera scelta dei nostri comportamenti l’obbligo di uniformi orwelliani atteggiamenti collettivi che in tutte le esperienze marxiste del passato hanno portato a pesanti disastri (anche ecologici).

Tito Tettamanti

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata