Si arriva a Salisbury, si gira a destra dalla stazione, e ad aspettarti c’è subito lo Shuttle “At the Stones”. 31 £, ingresso al cerchio di pietre compreso. Non lo vedi, il cerchio di pietre, dal pullman, nemmeno quando arrivi al parcheggio. Da lì, un altro bus (compreso nel prezzo, tuttavia la strada la si può percorrere anche a piedi) ti porta alla sommità della collina del Whiltshire. Solo quando arrivi, e scendi, vedi l’ammirevole sacrario, che da lontano pare esiguo.

Poi ti avvicini, e inizi a percorrere il cerchio seguendo l’antichissimo solco che i padri di quell’Europa arcaica fecero per pregare (o fare sacrifici?). Solo in un punto  – il “retro” – del sacrario, puoi avvicinarti a meno di dieci metri. Per il resto, nelle pietre non si entra, ma l’emozione è comunque fortissima:

Neri corvi solcano il bianco cielo di Britannia, che muta ogni istante, e le sue nubi ombreggiano il suolo, verde, immenso, irrorato dai candidi agnelli. E le pietre, le pietre si stagliano nel loro possente silenzio, denso di mistero, racchiuse per sempre nei loro segreti.

 

Chiassosi turisti non scalfiscono la sacralità d’un luogo mai svelato, ricostruito sì (negli anni ’60 alcune pietre vennero rimesse in piedi con tanto di gru), ma mai fu scoperto il motivo dei trecento resti umani (più probabilmente sepolture, che sacrifici) di personalità altolocate, corredate da…ambra, un materiale, nel 3000 aC assente in Britannia. Donde venivano, dunque, queste persone? Erano i sacerdoti di Atlantide, venuti dalla Grecia, dal mito che Platone narra? Perché i Druidi, i sacerdoti di Britannia, sapevano il greco?

Ogni mistero rimarrà, poiché, forse, è giusto così.

CF