Aldo Moro era stato assassinato cinque mesi prima

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… Confesso che ho esitato prima di scrivere qualcosa a commento di queste due lettere, inedite, di Renato Guttuso e di Leonardo Sciascia.
L’esitazione deriva da un certo pudore che ti sorprende quando stai per entrare nell’intimità di due eminenti personalità della cultura che in queste lettere si parlano da amici veri ossia francamente e lealmente, fornendoci un ritratto, per molti versi, inedito della loro amicizia, delle loro opinioni.

A farmi superare l’indecisione è stato soprattutto il contenuto intenso, “pepato”- direi- delle due lettere rinvenute, casualmente, presso l’archivio della Fondazione Istituto Gramsci di Roma che ringrazio per la cortese disponibilità accordatami.

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La prima lettera, manoscritta, del 20 ottobre (1978) di Renato Guttuso è destinata a Leonardo Sciascia il quale, a sua volta, risponde da Racalmuto con una del 29 ottobre 1978 scritta “a macchina- si scusa lo scrittore- a causa di una piccola frattura alla mano destra.”

Due lettere di due grandi personalità siciliane, fra i protagonisti della cultura del ‘900, che ci presentano uno spaccato sorprendente di come e quanto un’amicizia vera- come fu quella fra Sciascia e Guttuso – possa reggere anche alle scosse più dirompenti. Pur riconfermando la stima reciproca e l’affettuosa amicizia, i due si scambiano opinioni e giudizi, anche di natura personale, con una franchezza inattesa. La qualcosa non ci scandalizza, anzi rafforza la stima verso entrambi poiché dimostrano d’intendere l’amicizia non come giovevole accondiscendenza, ma come sincera espressione della libertà di pensiero.

Attenzione anche alle date! Si è nell’autunno del 1978 ossia cinque mesi dopo l’assassinio di Aldo Moro- e della sua scorta- da parte delle “Brigate rosse” e due settimane dopo l’uscita de “L’affaire Moro” il pamphlet di Sciascia edito da Sellerio. Un tempo ancora lontano dalle querele fra Berlinguer e Sciascia che videro Guttuso nella imbarazzata parte di testimone a carico dell’amico scrittore.

Una vicenda che amareggiò tanto Sciascia e che, sicuramente, incrinò l’amicizia con Guttuso. Come mi disse, più volte, durante le nostre passeggiate alla Camera, fra i due capiva di più Berlinguer che certo non poteva ammettere d’aver detto quelle cose che avrebbero provocato conseguenze davvero disastrose. Lo ferì di più la testimonianza sfavorevole del suo amico Guttuso, che, da artista, aveva il dovere della verità facendola prevalere sull’appartenenza politica. (1)

A proposito del “dovere della verità”, Sciascia in una “lettera non spedita”, pubblicata dall’Espresso del 13 maggio 1980, ricorderà a Guttuso quel passo in cui Bernanos domanda (si é nel 1937) ad André Malraux che si era congratulato con lui per sua inflessibile sincerità: “Ma scusate, Malraux – gli dissi – voi non avreste fatto lo stesso come me? – Non è la stessa cosa – mi rispose – voi siete cristiano, voi agite da cristiano. Io invece sono comunista e non scriverò mai nulla che possa anche minimamente nuocere al partito…” (2)

2… A mio parere, l’importanza di queste lettere è data dal taglio franco e appassionato che evidenzia due sensibilità, due punti di vista differenti sulla tragedia di Aldo Moro e- aggiungo io- della democrazia italiana che da là inizia a declinare. Pericolosamente.

Sciascia, partendo dal suo istant-book ( “L’affaire Moro”), definito un libro “religioso” (“sono stato mosso a scriverlo dalla pietà per quell’uomo solo, abbandonato, tradito, relegato in un solo grido di paura, di viltà…”) , ci tiene a chiarire che la vicenda di Aldo Moro non può essere catalogata un “caso” come tanti, ma che trattasi di un “affaire” ossia di un intrigo politicamente complesso e moralmente devastante che ha innescato una crisi morale dagli esiti imprevedibili.

Lo scrittore, forse. un po’ estremizza quando dichiara al “Nouvel Observateur” che “Il cadavere di Moro non appartiene ad alcuno, ma la sua morte ci mette tutti sotto accusa”; tuttavia, una certa inquietudine pervade un po’ tutti. Ancora oggi.

Nelle lettere non c’è solo il caso Moro. I due amici si “beccano”, si accendono, soprattutto, quando toccano taluni aspetti della politica e della vita interna del Pci e dei suoi rapporti con gli intellettuali “organici” quale fu Guttuso e meno organici o nient’affatto organici come fu Sciascia. Ma su questo diremo più avanti. (vedi “Testi integrali e commenti”).

Agostino Spataro

Note:
(1) in https://www.agoravox.it/?page=article&id_article=10788

(2) Sciascia continua a spiegare all’amico: “Ho voluto trascriverti il passo per dimostrarti la mia comprensione: tu sei comunista e non farai mai nulla che possa nuocere al partito. Nel momento stesso in cui – in commissione – mi passavano il comunicato Ansa con la smentita di Berlinguer, io ero certo che sarebbe venuta la tua…”

Testi integrali e commenti qui:
http://montefamoso.blogspot.com/…/caro-leonardo-caro-renato…