Il testo del Partito comunista descrive una situazione femminile piuttosto buona. Le donne hanno la parità salariale, il congedo maternità, possono assumere cariche politiche ed accademiche. È una rappresentazione realistica?

La rappresentazione non è realistica.   La posizione della donna è sì, sulla carta marxista, equiparata a quella dell’uomo, ma per chi non ha conoscenza della struttura patriarcale confuciana, non è facile capire che il ruolo della donna è subordinato seriamente a quello dell’uomo.

Scrive correttamente in un suo editoriale l’Independent (9/9/2018) sulla base anche di interviste con quelli che sono riusciti ad evadere dai “Kwalliso” che che nel paese son ben lontani dai principi di egualitarismo esposti nelle teorie comuniste dei Kim; “gender relations” nella società nordcoreana significa che le donne sono spesso abusate e sottovalutate… molte donne soffrono giornalmente abusi e ingiustizie e non ci sono segni che la situazione stia migliorando.” Le stesse cose sono riportate  in altri scritti dal “The Guardian” che sottolinea che il paese rimane una società altamente patriarcale.

Le nord-coreane hanno una mentalità tradizionale, attribuiscono grande valore alla famiglia, sono poco sensibili alle rivendicazioni di genere… Io direi, celiando: “Sono meglio delle nostre!”…

Corretto: la società coreana, al contrario di quella cinese, che ha subito la “rivoluzione culturale” sotto Mao, è una società confuciana.  Che postula una società armonica dove ognuno ha un suo posto ben preciso nelle relazioni. E quella  della donna deve essere subordinata a quella dell’uomo.

Esatto. Il testo stesso del PC parla di “forti influenze confuciane”…

Il confucianesimo richiederebbe ampi spazi per essere spiegato. Confucio fu il più importante  dei pensatori-filosofi nella storia cinese. La filosofia-religione ricerca l’armonia in terra, definendo bene i compiti in modo strutturato per i cittadini. Si tratta di un pensiero atrascendentale e si basa sui comportamenti. Mentre in occidente è la legge che punisce le trasgressioni, nel modello confuciano è l’esecrazione pubblica il deterrente affinché l’uomo si comporti bene.  Il modello con varie gradazioni di interpretazione è stato ed è la base sulla quale poggia la cultura dei paesi estremo orientali Cina, Coree, Giappone, Taiwan. La vergogna  pubblica è la sanzione non il codice delle leggi.

Immagine Wiki commons (Roman Harak)

In termini più generali, al di là delle questioni “di genere”, che cosa sappiamo della società nord coreana? Del suo livello di vita? Del suo livello di libertà? Come è organizzata questa società?

In termini generali, sappiamo che la Corea del Nord è uno stato povero (reddito pro capite circa 1.200 dollari l’anno contro il Sud – 10 volte tanto – che era nelle stesse condizioni alla fine del conflitto (1950/53). Ora è autosufficiente nei carboidrati – dopo una carestia degli anni ’90 che ha causato centinaia di migliaia di morti). Ma non è sufficiente ancora per le proteine.  Si capisce il perché: il paese spende, secondo studi seri, il 25% delle risorse statali, per gli armamenti (dichiarano il 15%) e l’economia è cresciuta lentamente. E’ un paese di 25 milioni di abitanti, su uno spazio di 120 mila kmq (contro, 41 mila della Svizzera).  Le sue fonti di energia sono idro (60%) e antracite (40%).  Il suo commercio estero è al 90% con la Cina.

È evidente che esiste una propaganda di regime. Ma esiste anche una contro-propaganda occidentale che “demonizza” la Corea del Nord e il suo leader?

Che esista una propaganda di regime è solarmente evidente.  La demonizzazione della Nord Corea di noi occidentali sicuramente esiste.  Ma il paese è comunque anomalo; basta leggere  il recente studio delle Nazioni Unite “ The price is right” per constatarlo. Alcuni dati: 10,9 milioni di cittadini risultano sottonutriti o soffrono di scarsa alimentazione. Il 65 per cento della popolazione non ha accesso alle strutture igienico sanitarie, 10 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. E potremmo continuare, basterà leggere il rapporto.

Lei, mi ha confidato, ha visitato personalmente la Corea del Nord. Vuole parlarci di questa esperienza?

Sì, ho visitato per due settimane la Corea del Nord; sempre accompagnato da due “gentili spie”, ho potuto rendermi conto di cose gravi: il monastero buddista di Myongansan ai tempi aveva circa 300 monaci. Alla mia visita ne erano rimasti una decina. Visitai una chiesa cattolica (la prima riaperta) ma non era permesso avere un sacerdote e le persone con le quali parlai (in giapponese) avevano timori per la loro sicurezza. Per telefonare, via ponte Cina, minimo 24 ore per l’estero. Programmi televisivi: solo drammi epici. A teatro (La ragazza dei fiori, scritta da Kim il Sung…) capii che il vero nemico dei nordcoreani è il Giappone; non gli stati Uniti. Ho imparato molto anche ad ammirare la povera situazione del paese e la totale mancanza di libertà.

Quali sono i punti forti dell’economia nord-coreana?

Niente di particolare; ma ci sono risorse da sviluppare e sicuramente una mano d’opera a basso – bassissimo – costo, che è andata a scuola. Nel mondo confuciano , ordine – come si sa – e studio,  vengono ai primissimi posti.

Ci sono delle persone (chiamiamoli “dissidenti”) che il regime perseguita e imprigiona?

Ho già parlato. C’è molta letteratura sui  “Kwalliso”; facile documentarsi. Stima 120 mila cittadini nei campi. Si stima la mortalità superiore al 10  per cento l’anno.

La Corea del Nord è una vera potenza militare? Con il suo esercito e i suoi missili minaccia la pace?

È potenza nucleare: oggi incontestabile. Può ora trattare alla pari e non più da paria con gli altri.

In un futuro, magari lontano, le due Coree potranno riunirsi?

Le due Coree potranno unificarsi; ma difficile dire quando perché tutti remano contro. La Cina sembra contenta del suo ruolo. Gli Usa non lo vogliono e nemmeno i russi. Un paese grande e con una popolazione quasi come la Germania non sarebbe facile da controllare.  Difficile dire. Ma come abbiamo visto con la Germania, un giorno le cose possono succedere.

In conclusione, capisco la simpatia del PCS verso uno dei pochi rimasti sistemi comunisti. Ma decantando una società così critica, si rischia di fare autogol.

Esclusiva di Ticinolive