INTERROGAZIONE                                                                             

Di alcune strutture sanitarie ci si può ancora fidare?

Il caso del grave sospetto di un’operazione fasulla ai danni di una signora 74enne – e con molta probabilità anche di altre persone – mette purtroppo in dubbio la serietà e l’affidabilità di alcune strutture sanitarie ticinesi.

Stando a quanto riferito dal domenicale “Il Caffè”, la signora è stata sottoposta all’intervento chirurgico dal neurochirurgo dell’Ars Medica il 26 ottobre 2018. Sin da subito si accorge che i sintomi (forti dolori irradianti alla gamba sinistra) non sono migliorati, e perciò, dopo non aver trovato ascolto ed essere stata timbrata quale “caso psichiatrico” dal chirurgo della Clinica Ars Medica, si rivolge al Neurocentro del Civico.

Al Neurocentro del Civico si constata, grazie alle immagini della risonanza magnetica nucleare, che la situazione che causa i forti dolori alla paziente è tuttora irrisolta, e si decide di sottoporla ad un altro intervento chirurgico. Il secondo intervento, eseguito al Neurocentro del Civico e interamente filmato, “evoca fortemente il sospetto” che l’intervento necessario alla paziente – una foraminotomia, cioè una decompressione della radice nervosa – non sarebbe mai stato eseguito. L’intervento chirurgico dell’Ars Medica si sarebbe “limitato all’incisione della cute, del tessuto sottocutaneo e a poco altro, senza nemmeno avvicinarsi al problema della paziente.”

In un incontro avvenuto il 6 febbraio, i vertici del Civico di Lugano segnalano il loro sospetto al Medico Cantonale. Lo stesso, dopo aver analizzato la relativa documentazione, segnala il caso, descrivendolo con precisione, in data 8 febbraio con una lettera alla Magistratura, con copia al presidente della Commissione di vigilanza sanitaria. Nella lettera, stando al domenicale “Il Caffè”, si parla esplicitamente di un “possibile pericolo per la salute pubblica”, di un “sospetto reato di lesioni gravi e intenzionali ai danni della paziente” e della necessità di “valutare gli estremi per i sospetti di truffa alle assicurazioni sociali, falsità in documenti e falsità in certificati.”

Un sospetto di tale portata e gravità, supportato peraltro da indizi seri e pareri competenti, richiede, a nostro parere, un intervento tempestivo e una comunicazione trasparente.

Sulla base di queste considerazioni e avvallandoci (avvalendoci)  del nostro diritto di cui all’Art. 98 della LGC, poniamo le seguenti domande al Consiglio di Stato:

  • Perché la Clinica Ars Medica ha sospeso il neurochirurgo in questione solo domenica scorsa, dopo la prima pubblicazione sul caso del domenicale “Il Caffè”?
  • Quanti interventi ha eseguito il neurochirurgo in questione nel periodo da febbraio 2019 al momento della sospensione?
  • Corrisponde al vero che il Consigliere di Stato, sin da aprile a capo del DSS, è stato informato dell’accaduto solo a fine luglio 2019? Da chi è stato informato, e qual è la giustificazione per la tardiva informazione?
  • Quali sono gli strumenti e le procedure che garantiscano la sicurezza dei pazienti all’interno della Clinica Ars Medica? Il Consiglio di Stato ritiene che siano sufficienti?
  • Quali altre persone presenti in sala operatoria o attive a livello amministrativo potevano segnalare l’esistenza di presunte anomalie, in particolare tra la natura e la durata dell’operazione?
  • Quali passi ha intrapreso la Commissione della vigilanza sanitaria dal momento che ha ricevuto copia della lettera del Medico Cantonale?

Gina La Mantia

Laura Riget, Raoul Ghisletta, Carlo Lepori, Anna Biscossa, Henrik Bang