Questo articolo nel CdT ha suscitato vivo interesse. Noi lo ripubblichiamo perché pensiamo che del tema si debba discutere apertamente nel corso della campagna elettorale che in questi giorni parte a spron battuto.

Tutti hanno delle ragioni. Il PLR della “congiunzione” ne ha; i critici ne hanno almeno altrettante. La decisione democratica di Melide dev’essere accettata ma obiettare è lecito e confrontarsi bisogna.

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Il neo Peter Pan della politica cantonticinese racconta – tramite una lunga missiva indirizzata ai suoi correligionari – la favola «straordinaria» della congiunzione delle liste PLR e PPD, in vista delle elezioni federali, che non vuol essere un «matrimonio» o una «fusione» (ci mancherebbe altro), bensì un semplice avvicinamento, volto a privilegiare «la concordanza e i valori del federalismo».

Forse sarebbe stato più opportuno e logico proporre detta riflessione prima che il Comitato cantonale del PLR adottasse una decisione in sé antistorica (se non addirittura, filosoficamente, contro natura), riuscendo – incredibile, ma vero – persino a far involontariamente apparire il misurato presidente del PPD ticinese come un moderno cardinal Richelieu.

E – tanto per non allarmare i fedelissimi elettori liberali radicali – nel solco del «politicamente corretto», è sembrato giusto al novello Peter Pan evocare, con un «colpo di bacchetta magica», i pilastri irrinunciabili della politica liberale radicale, ossia: la laicità dello Stato, la scuola pubblica, la libertà personale e di pensiero, di credo, di autodeterminazione. Tutto sembrerebbe giusto e perfetto: purtroppo, la latente incapacità del PLR di oggi di integrare tali valori fondamentali nella propria impostazione ideologica e di attuarli a livello pragmatico e operativo rende poco credibile questo richiamo generico ai principi fondamentali del liberalismo moderno.

Ciò, verosimilmente, persegue anche lo scopo di non irritare l’ingombrante nuovo compagno di cordata (Partito popolare democratico) alle prossime elezioni federali, che vive – con comprensibile sospetto e circospezione – il possibile «rigurgito di balzane idee illuministiche» (che sono pur sempre nel DNA del pensiero liberale), peraltro in realtà poco conciliabili con il dogmatismo cattolico in materia, fra l’altro, di limitazione delle libertà di pensiero e di religione, nonché di privilegi anacronistici distribuiti arbitrariamente solo ad alcune Chiese, oppure di insegnamento religioso nelle scuole pubbliche e/o di sostegno a quelle private confessionali.

La nuova impostazione politica – che allontana viepiù il PLR dal suo glorioso passato, per ridurlo ad una semplice caricatura di un movimento liberale sul tipo di Forza Italia (nell’ottica cioè di un buon coperchio valido per tutte le pignatte) – spiega e sostanzia finalmente l’assordante silenzio del Partito liberale radicale, che ha contraddistinto tutto il lungo periodo della raccolta di firme a favore dell’iniziativa popolare «Ticino laico», dello scorso autunno.

Nell’incapacità di saper rimettere in dubbio ingiustificati e discriminanti privilegi costituzionali concessi solo ad alcune religioni, il PLR aveva infatti evitato con cura qualsiasi confronto interno (Direttiva e/o Comitato cantonale), preferendo lasciare spazio, sulla stampa, a sporadici sfoghi personali di giovani politici di belle speranze (che hanno esaltato il referente cristiano, per la difesa del mondo occidentale, trascurando però di menzionare l’importanza dei diritti fondamentali per la promozione dei valori laici di libertà, di responsabilità e di tolleranza) oppure di vecchi esponenti smarriti dell’appannato radicalismo (che hanno tentato vanamente di annacquare l’insegnamento laico e illuminato di illustri personaggi del passato, promotori delle fortune del nostro cantone, nell’ultimo secolo).

Ma sarebbe comunque superficiale e limitativo gettare la croce unicamente sull’attuale dirigenza del PLR: tale metamorfosi, che si consuma lentamente, è in effetti la conseguenza dell’ormai sterile dibattito interno, dovuto al mirato congelamento/neutralizzazione dell’anima liberale e di quella radicale, che alimentarono in passato il vivace confronto politico e la profilata crescita ideologica e di consapevolezza del partito.

Cresciuto partiticamente sotto l’allora scomoda etichetta di «liberal da la cota» (per via della profilata identificazione cattolica-conservatrice della mia famiglia materna: von Moos-Traversa) mi son fatto nel tempo una ragione dell’aforisma/credenza all’epoca assai diffusi nel PLR, secondo cui «sa po mia vess uregiatt e galantom». Ho comunque sempre sostenuto con convinzione la necessità di trovare dei tavoli di discussione con il PPD su oggetti determinati e condivisi.

Ma non ho mai concepito tale collaborazione a senso unico, semmai a geometria variabile, a dipendenza degli argomenti in discussione, privilegiando l’intesa a volte con il PPD, a volte con l’UDC o la LEGA e soprattutto con il PST (con il quale fu gestita con merito la storica alleanza di sinistra, di forte matrice laica, foriera della più proficua stagione politica del nostro cantone).

Il Partito liberale radicale era allora orgoglioso di essere il primo attore (protagonista) della politica ticinese: ne dettava i tempi e i contenuti, ricercando, se del caso, a 360 gradi le opportune e necessarie convergenze con gli altri.

I tempi cambiano, ma la botte del PLR non sembra ahimè ormai più in grado di dare il vino migliore! Prepariamoci quindi ad assaporare il gusto acre del «compromesso storico» con le forze politiche cattoliche (in fase di costante perdita di consensi): il seggio al Consiglio agli Stati sembra valer bene una messa: speriamo solo di non dover poi subire – a scrutini ormai chiusi – la biblica punizione per aver maldestramente osato coniugare il diavolo con l’acqua santa.

In fondo – da nostalgico, ma convinto laico, libero pensatore (e per di più massone) – mi auguro fortemente che il volo pindarico del novello Peter Pan non abbia a concludersi, in ottobre, con un traumatico e doloroso risveglio del PLR alla realtà dei fatti (storica, attuale e futura).

Giorgio Grandini, già presidente della Sezione PLR di Lugano

pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata