Il cardinale australiano George Pell ha perso l’appello presentato dopo la condanna a sei anni di carcere per abusi sessuali su minori. Con due giudici contro uno la Corte suprema di Vittoria ha cosi deciso che l’ex consigliere stretto di Papa Francesco dovrà scontare la pena inflittagli nel mese di dicembre scorso. Di fatto il cardinale 78enne dovrà scontare in carcere come minimo 3 anni e 8 mesi dei 6 anni previsti per aver molestato contemporaneamente due coristi 13enni tra il 1996 e il 1997. Questo solo nel caso in cui dovesse perdere anche l’ultimo ricorso, quello che i suoi legali presenteranno presso l’Alta corte australiana. Secondo la difesa la sentenza è “irragionevole” in quanto basata su prove non oggettive, come la testimonianza di una delle due vittime (l’altra vittima è deceduta nel 2014).

Il primo ministro australiano, Scott Morrison, ha annunciato che il cardinale Pell sarà privato dell’Ordine dell’Australia, un prestigioso titolo onorifico istituito dalla regina Elisabetta II nel 1975 conferito a cittadini particolarmente meritevoli.

Il Vaticano ha commentato la decisione di oggi con la seguente nota: ‘Ribadendo il proprio rispetto per le autorità giudiziarie australiane, come dichiarato il 26 febbraio in occasione del giudizio in primo grado, la Santa Sede prende atto della decisione di respingere l’appello del Cardinale George Pell. In attesa di conoscere gli eventuali ulteriori sviluppi del procedimento giudiziario, ricorda che il Cardinale ha sempre ribadito la sua innocenza e che è suo diritto ricorrere all’Alta Corte. Nell’occasione, insieme alla Chiesa di Australia, la Santa Sede conferma la vicinanza alle vittime di abusi sessuali e l’impegno, attraverso le competenti autorità ecclesiastiche, a perseguire i membri del clero che ne siano responsabili”.

Nonostante la vicinanza alle vittime espressa nel comunicato, la Santa Sede ha anche affermato che lascerà che George Pell esaurisca tutti i suoi appelli prima di procedere con una propria indagine interna secondo la legge canonica. Il portavoce Matteo Bruni ha sottolineato che questo modo di procedere rinunciando temporaneamente a qualsiasi azione è coerente con il modo in cui Vaticano ha gestito altri casi di abusi sessuali. Nel caso in cui il Vaticano condannasse Pell anche secondo la legge canonica, l’uomo potrebbe essere  spretato. Sarebbe l’ultimo colpo alla carriera ormai distrutta di quello che era una volta il terzo uomo più potente del Vaticano. A Pell è stato infatti già vietato l’esercizio del ministero pubblico e il contatto con minori.