L’Amazzonia oggi brucia peri 19esimo giorno di fila e la situazione è tanto grave da aver indotto lo stato brasiliano a dichiarare lo stato di emergenza. Molti media hanno citato negli scorsi giorni i dati diffusi dall’INPE (Agenzia spaziale brasiliana) che riferiscono di 74mila incendi che si sono sviluppati quest’anno sul territorio brasiliano, con un aumento dell’82% rispetto agli anni passati.

Per quanto riguarda la zona della foresta tuttavia, è ancora presto per parlare di “record degli incendi” per quanto il loro numero sia comunque poco rassicurante, ben 39.033. Soltanto nel mese di agosto invece, nello stato di Amazonas e in quella di Rondônia si sono verificati circa 13’892 incendi, un aumento sensibile rispetto ai tre anni appena passati.

La foresta amazzonica si trova nella zona dell’equatore e difficilmente presenta un ambiente secco. Essendo una foresta pluviale, per la maggior parte dell’anno è bagnata da frequenti ed abbondanti piogge che impediscono lo svilupparsi delle fiamme. Tra giugno e novembre tuttavia c’è una stagione secca in cui è più facile che si sviluppino degli incendi ma quasi mai per cause naturali. È frequente infatti che gli agricoltori e persone che mirano al disboscamento illegale diano fuoco di proposito a vaste zone della foresta per ottenere pascoli, nascondere le tracce della deforestazione illecite e cacciare le popolazioni indigene.

La situazione è preoccupante ma tenuta sotto osservazione sia dai satelliti della NASA che da quelli dell’INPE. Il web si è popolato anche di numerosi scatti spettacolari della città di San Paolo dove nella giornata di lunedì il giorno si è trasformato in notte a causa del denso fumo nero che ha ricoperto il cielo. Tuttavia, come ha precisato il Post, la spessa coltre proveniva molto probabilmente dagli incendi in Paraguay.

È importante sottolineare che nonostante negli ultimi giorni si parli spesso del legame tra il cambiamento climatico e gli incendi in Amazzonia, questi due fatti non sono legati tra loro. Diversamente dagli incendi che si sono sviluppati in Siberia, riconducibile al sensibile aumento delle temperature, quelli brasiliani non sono anomali.  “Non c’è nulla di anormale nel clima brasiliano di quest’anno, né nella quantità di pioggia caduta sull’Amazzonia, che è solo un po’ sotto la media. La stagione secca crea le condizioni favorevoli per l’uso e la diffusione del fuoco, ma per dare il via a un incendio serve il contributo umano, che sia deliberato o accidentale” ha dichiarato il ricercatore dell’INPE Alberto Setzer a Reuters.

Gli incendi hanno riportato a galla anche le critiche al presidente brasiliano Jair Bolsonaro che porta avanti una politica di disboscamento molto aggressiva e decisamente poco saggia dal punto di vista ambientale e per questo è spesso attaccato dalle associazioni che si occupano di protezione dell’ecologia e del clima. Da quando è salito al potere ha ridotto le sanzioni e i sequestri mirati a indebolire le organizzazioni che si occupano della deforestazione incoraggiando la deforestazione di una zona che viene definita il polmone della terra. L’Amazzonia è infatti fondamentale per la produzione dell’ossigeno, il 20% di tutto l’ossigeno del pianeta viene prodotto proprio da quegli alberi. Fondamentale anche l’attività della foresta nella riduzione di anidride carbonica dell’atmosfera e nel rilascio di vapore acqueo.