2019

Sono lieto che l’avvocato Grandini, già presidente PLR a Lugano, mi abbia concesso questa intervista. Il suo articolo di sabato scorso ha  fatto il botto ed piaciuto a molti, il che non significa che sia piaciuto a tutti. A me è piaciuto e mi dichiaro francamente e senza problemi contrario alla Congiunzione di Melide.

La pretesa simmetria: congiunzione a Destra, congiunzione a Sinistra, e allora perbacco! … congiunzione anche al Centro è una falsa simmetria.

Lusinghiera la similitudine che Grandini tesse tra il Cardinale e il presidente PPD, e Dadò gliene sarà riconoscente. Più alla buona si potrebbe osservare che il PPD deve salvarsi, perché i numeri lo condannano. Senza la congiunzione – di fronte a una sinistra in fibrillazione e “dopata” a mille – il secondo seggio al Nazionale sarebbe perso.

Con il marchingegno, chissà. Attenzione! Di sicuro c’è solo la morte (e le tasse).

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  Dalla parte del PLR i motivi per la congiunzione con il PPD sono stati spiegati in lungo e in largo, in particolare dal presidente Caprara. Ci sono motivi pratici (cioè di tattica elettorale) e ragioni politiche: i due partiti si sono avvicinati molto, i vecchi contrasti si sono attenuati, agiscono da moderati contro gli “estremi”, si mostrano accortamente flessibili sotto le pressioni dell’Unione europea, eccetera eccetera. Che cos’è che non va?

Giorgio Grandini  Non funziona l’apparente improvvisazione (leggi banalizzazione), con la quale si tenta di mascherare una “rivoluzione culturale” interna al PLRT. Si richiamano valori fondamentali (laicità dello stato, scuola pubblica, libertà personale, di pensiero, di credo e di autodeterminazione), che si danno però per acquisiti (quasi superati) al cospetto delle moderne problematiche relative all’ambiente, al lavoro e alla salute (che andrebbero comunque affrontate partendo dai valori fondamentali della libertà individuale, della responsabilità e della tolleranza). In una società in forte perdita di velocità (identità) sono proprio i principi liberali e laici a soffrire maggiormente e a dover essere quindi promossi con vigore e coraggio. Non è quindi solo una questione di “tattica elettorale” (cadreghe), ma soprattutto di civiltà: occorre saper dare un futuro alla storia del PLRT e non affossarla.

L’operazione “congiunzione” è stata condotta con grande rapidità, essenzialmente a livello di vertice. Queste modalità sono a suo avviso criticabili?

Sicuramente si tratta di un “operazione di vertice” (oltretutto mal “venduta” alla base del partito), ma sicuramente non improvvisata. Si è partiti con l’operazione di neutralizzazione (ibernazione) delle storiche correnti del partito: liberale e radicale. Ciò ha fatalmente impoverito il confronto politico all’interno del PLRT. Si è poi artatamente evitato di aprire la discussione sull’iniziativa popolare “Ticino Laico” (che promuoveva valori fondamentali del liberalismo moderno), per non “irritare l’ingombrante nuovo compagno di cordata (PPD)”. Non si è volutamente messo in discussione l’inconciliabilità filosofica del pensiero liberale (che ha al centro l’individuo) con gli insegnamenti di fede della Religione cattolica, che sono alla base dell’ideologia politica del PPD (famiglia tradizionale / comunità religiosa). Ciò si traduce sostanzialmente in una diversa impostazione della politica sociale e fiscale, nonché nella definizione della legislazione sulla vita (concepimento, aborto, procreazione assistita, ricerca su embrioni e eutanasia) oppure nelle differenti visioni sulla formazione scolastica.

A Melide la linea presidenziale ha fatto il 69%, mica male. La mia previsione (da incompetente) oscillava tra il 50 e il 60. Quindi hanno vinto piuttosto bene…

Dubito… Mi dicono che ha Melide, il 1° agosto, fossero presenti meno della metà dei membri del Comitato Cantonale (una partecipazione sicuramente rallegrante per il periodo estivo, nel quale i liberali sono soliti andare in vacanza). Il 70% del 50% equivale però a circa il 35% degli aventi diritto di voto… che comunque non è un gran “score” per sostanziare e legittimare una “rivoluzione culturale” all’interno del PLRT.

Qualora la “congiunzione tattica” il 20 ottobre e il 17 novembre avesse successo, potrebbero verificarsi sviluppi più sostanziali, atti a mutare il quadro politico generale?

Non sono in grado di fare delle previsioni al riguardo. Sicuramente sento crescere il malcontento verso il PLRT (e non solo dai ranghi dei liberi pensatori e/o dei radicali). L’amico giornalista Edy Bernasconi mi ha fatto notare le forti analogie con quanto avvenne in passato, dopo la rivoluzione liberale del 1890, quando Emilio Bossi (Milesbo), Romeo Manzoni e Brenno Bertoni diedero vita all’Unione Radicale Sociale Ticinese (che portò alla scissione del partito), in opposizione a Rinaldo Simen, fautore di larghe intese con i conservatori (ora PPD). La storia, mi insegnavano ai tempi del ginnasio, è maestra di vita!

L’accordo avrà i suoi sperati vantaggi, ma c’è un rovescio della medaglia? Potrebbero andar persi dei voti PLR, al Nazionale? Agli Stati? E in che misura?

Anche qui non ho la sfera di cristallo… il danno più grave penso comunque non sia tanto la perdita di voti (o di seggi) ma il pregiudizio all’immagine, alla credibilità e alla coerenza politica del Partito (difficilmente quantificabile e recuperabile).

Sembra che il PLR contemporaneo consideri le famose “due anime” come un oggetto imbarazzante (e in ogni caso superato) da riporre in soffitta. Io penso spesso al passato e ricordo il mitico e scabroso 1987. Ma anche il ben più recente 2007, cui seguirono i punitivi 2011 e 2013. Che sentimenti evocano in lei queste date?

Le situazioni non sono paragonabili: allora si assisteva allo scontro fra “Titani” della politica ticinese (di cui il Partito beneficiò in termini elettorali). Ora mi sembra, invece, di assistere – evangelicamente parlando – alla scena dei soldati romani, che sul Monte Calvario, ai piedi della croce, “tiravano a sorte a chi toccasse la tunica di Cristo”.

immagine Wiki commons (rif. Charles Butler 1895)

Parliamo un poco del PPD, perché un matrimonio si fa in due. Come valuta la condotta dei suoi dirigenti, in particolare del presidente Dadò?

Anche qui mi sembra di assistere alla vittoria di Davide su Golia. Fiorenzo Dadò – che ho definito il moderno Cardinal Richelieu cantonticinese – ha saputo abilmente raccogliere quello che gli esponenti del PPD avevano, prima di lui seminato: nel 2011 Giovanni Jelmini e nel 2015 Filippo Lombardi. Lo ricorda, candidamente, Rocco Cattaneo nella sua “opinione” recentemente apparsa sul Corriere del Ticino. Ne discende quindi come il PLRT si sia in definitiva messo comodamente “in coda” a quello che fu il suo avversario storico (PPD).

Il quadro politico in vista delle Federali si presenta così (dicono): Sinistra, Destra e, al centro, il Centro. Estremisti di qua e di là (“immigrazionisti” contro “razzisti”), i moderati ragionevoli al centro. È una rappresentazione realistica? Oppure no, visto che al centro convivono “il diavolo e l’acqua santa” (parole di Grandini) e quindi potrebbe anche essere visto come un’entità fittizia?

Le congiunzioni a destra (UDC-Lega) a sinistra (PS-Verdi) hanno sicuramente una loro motivazione politica e un lungo percorso di avvicinamento alle spalle, con visioni politiche e ideologiche affini.

A destra l’unione ha saputo infatti coniugare gli interessi complementari fra i liberali conservatori (economici quelli dell’UDC e popolari quelli della Lega), mentre a sinistra l’operazione tende a riunire tutte le variegate forze, che si rifanno alla socialdemocrazia e/o al socialismo.

L’unione tra PLRT e PPD rappresenta, per contro, un matrimonio d’interesse, a scopo elettorale (così dicono i rispettivi dirigenti di partito)… con effetti, tuttavia, a volte anche schizofrenici: un amico di Mendrisio – che si era battuto strenuamente per l’ultima significativa vittoria del PLRT (ossia la conquista del sindacato di Mendrisio) – mi ha manifestato tutta la sua frustrazione nel dover votare in ottobre, alle Federali, la lista Liberale Radicale congiunta a quella PPD, dove figura un certo Marco Romano (a suo tempo identificato come avversario da eliminare nell’elezione del sindaco nel magnifico Borgo).

Il Diavolo – si dice – non è sempre in grado di fare “le pentole con i coperchi”.

Esclusiva di Ticinolive