A un anno esatto dall’arresto si riaccende il caso. La vicenda a una svolta?

Il 22 agosto 2018 Paolo Clemente Wicht venne arrestato e rimase in carcere per 99 giorni. L’accusa che pendeva sul suo capo era in sostanza quella di aver derubato la moglie, una dottoressa di 57 anni, per un importo assai elevato.

Oggi Wicht, assistito dall’avvocato Elio Brunetti, uno dei più quotati penalisti della piazza, passa al contrattacco denunciando a sua volta l’ex moglie e diffondendo il comunicato che qui potete leggere.

Riassumere o non riassumere? Alla fine abbiamo optato per un’ampia pubblicazione. Sicuramente ci saranno sviluppi, nuovi elementi e, forse, una conferenza stampa.

È importante sottolineare che il “caso Wicht” sotto certi aspetti è pubblico, perché i media hanno ribadito ed enfatizzato le sue cariche politiche nell’UDC (presidente del partito e granconsigliere), benché esse risalgano a dieci anni fa.

Noi seguiamo, cerchiamo di capire, pubblichiamo ma non giudichiamo. In ogni caso, non ora.

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PAOLO CLEMENTE WICHT  “In data 23 agosto 2019, per  il tramite del mio avvocato Elio Brunetti, ho inoltrato al Ministero Pubblico di Lugano una denuncia penale contro la mia ex moglie dott. B. C. per denuncia mendace”.

Questa denuncia aveva condotto all’arresto di Wicht e alla sua detenzione per 99 giorni. Ma non solo. Perché due altri avvocati furono arrestati in autunno in relazione al caso (e, possibilmente, sotto altre accuse). “Un anno di grande sofferenza per me e i miei cari”.

“Con gli inquirenti ho ricostruito tutti gli investimenti fatti con mia moglie durante il matrimonio e ho dimostrato con tutti i documenti giustificativi la destinazione effettiva di tutti i mezzi finanziari nei vari cantieri: la verbalizzazione è avvenuta lo scorso 30 luglio 2019. Respingo categoricamente le accuse messe ingiustamente a mio carico e chiedo unicamente verità e giustizia. Chi mi ha ingiustamente accusato e volutamente rovinato nell’immagine pubblica deve ora rispondere davanti alla giustizia e anche davanti all’opinione pubblica”.

“Ho sempre agito con impegno e trasparenza anche nei confronti dei miei clienti coinvolti negli investimenti e non ho creato nessuna perdita per nessuno: il patrimonio che ho creato, attualmente tutto nelle mani e sotto il controllo della mia ex moglie, ne è la concreta dimostrazione. Adesso spero solo che l’azione della magistratura sia imparziale e incisiva, con i correttivi da mettere in atto immediatamente, onde porre fine all’ingiustizia e a questo incubo durato un anno”.

Wicht chiede poi che sia fatta chiarezza sull’agire della sua ex moglie, la quale “ha potuto ottenere inspiegabilmente la mia carcerazione e privazione della libertà per ben 99 giorni”.

Il testo si conclude apportando un ulteriore elemento di rilievo:

“Da ultimo, visto il comunicato del Ministero Pubblico di stamattina che in risposta all’articolo pubblicato da Il Caffè precisa:

« che la segnalazione circa una presunta violazione del segreto d’ufficio (Art. 320 CP) da parte di un agente della Polizia cantonale, non dunque di un Ispettore »

non corrisponde al vero e riconfermo che l’inchiesta penale in questione (con tanto di interrogatori e confronti davanti al PG Pagani) ha coinvolto il signor X.Y. (Wicht ne fa il nome), non agente ma Ispettore principale della polizia cantonale, che fin dal giorno del mio arresto il 22.08.2018 ha condotto l’intera inchiesta a mio carico. Dopo l’apertura della sua inchiesta da parte del PG non è più intervenuto nel mio incarto ed è stato sostituito da una nuova ispettrice principale a fine luglio 2019″. Su questo specifico punto Wicht smentisce il Ministero Pubblico, che eventualmente replicherà. Non abbiamo elementi per valutare.

“Viste le strumentalizzazioni politiche sul mio arresto l’anno scorso, non escludo una conferenza stampa per dei doverosi e più ampi chiarimenti”.

Paolo Clemente Wicht