Amazon. Amazon on fire. Digitatelo su google, provate. Vedrete immagini di telefonini, pc e messaggi promozionali del gigante tecnologico di Jeff Bezos. E tutto questo è molto preoccupante: la vera Amazon Rainforest sta bruciando, stiamo perdendo il 10% delle specie animali e il 20% dell’ossigeno che respiriamo anche noi, eppure il primo pensiero di “Amazon” è la tecnologica, il consumismo, lo shopping online. Se almeno questa tecnologia potesse spegnere l’incendio e frenare quello che è a tutti gli effetti un disastro senza precedenti per il mondo intero, potremmo dire esser utile. Se almeno i grandi della terra, riuniti al G7 al soffio della brezza marina di Biarritz potessero comprendere la reale gravità dell’incendio per il mondo intero, sospendere ogni altra trattativa che al confronto, a menti normali, dovrebbe apparire inutile (guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti; rientro o no di Mosca nel G7) e impegnare unicamente tutte le loro energie per spegnere, con ogni mezzo, la più grande devastazione terrestre… se credete che stia esagerando, risponderò che qualunque parola per esprimere il disastro ambientale che stiamo (inconsapevolmente) vivendo, sarà pur sempre troppo leggera. Perché? Semplice, continuate a leggere.    

Con il terribile incendio in Amazzonia sono state immesse enormi quantità di monossido di carbonio in atmosfera, le imaginid ella NASA parlano chiaro: l’immenso alone rosso che si vede dal satellite proviene dagli incendi appiccati ripetutamente dall’inizio dell’anno in Amazzonia, come mostra lo strumento AIRS installato sul satellite Aqua dalla NASA.

Amazon on fire. free images

Dall’8 al 22 agosto le fiamme sono divampate sul polmone verde della terra, distruggendolo. Non solo dunque la foresta Amazzonica con la sua riserva di flora e di fauna è andata distrutta (si parla del 10% delle specie animale a rischio, essendo quest ala percentuale di animali che vive nella foresta pluviale) ma anche per tutti gli abitanti di tutta la terra il 20% dell’ossigeno è a rischio.

Le rilevazioni della NASA con il proprio satellite Aqua (EOS PM-1) del programma Earth Observing System parlano chiaro: i numeri stimati sono preoccupanti. Il monossido di carbonio, velenoso per le specie viventi, misurato dallo strumento Atelier Infrared Sounder (AIRS) installato sul satellite, mostrano come a un’altezza di 5.500 metri dalla superficie del pianeta sia visibile la macchia di monossido di Carbonio che dal Brasile si estende agli Oceani Atlantico e Pacifico.  C’è di più: i valori locali potrebbero essere significativamente più alti di quelli percepiti dal satellite. La concentrazione di monossido di carbonio è altissima.

Amazzonia dal satellite. free images
Nasa free images. Dal satellite la macchia rossa è CO2

Il monossido di carbonio, gas killer, velenoso e silenzioso, poiché inodore e incolore, è fortunatamente (a livello concreto ma precario) ad altezze superiori a quelle che presenterebbero rischi per la popolazione, ma i venti, dcono gli esperti della NASa, potrebbero trasportarlo ovunque.

Il monossido di carbonio, inoltre, può avere un indubbio impatto sui cambiamenti climatici, già dovuti ai gas serra prodotti dall’intervento umano. Le foreste assorbono il CO2, essendone capaci, ma solo quando non vanno in fiamme: la combustione, infatti, limita questa loro capacità e peggiora la soluzione.

Sono oltre 74 mila i roghi registrati in Amazzonia dall’inizio dell’anno: Jair Bolsonaro noto anti ambientalista,ha ridotto di un terzo le sanzioni per i reati contro il patrimonio naturale, così molti proprietari terrieri hanno colto l’occasione per bruciare la foresta pluviale, per aumentare i loro profitti.