Continuano le proteste a Hong Kong. Nella giornata di ieri la polizia ha riferito di aver arrestato 36 manifestanti, tra cui anche un ragazzino di 12 anni, coinvolti nella violenta escalation di domenica scorsa. Nel corso della giornata infatti i manifestanti avevano lanciato mattoni e bombe incendiarie contro le forze dell’ordine che hanno contrattaccato con i lacrimogeni. Uno degli agenti ha anche dovuto sparare un colpo di avvertimento in aria. La protesta, che era iniziata sabato scorso, era mirata ad impedire  l’installazione di telecamere di sorveglianza e sensori sui lampioni di un quartiere cittadino. Questo perché nonostante le autorità hanno dichiarato che il sistema serve per monitorare la qualità dell’aria i cittadini sono convinti che si tratta di un sistema subdolo di controllo e sorveglianza delle persone.

Tuttavia le proteste a Hong Kong vanno avanti da giugno e hanno l’obiettivo di proteggere la democrazia e l’indipendenza dello stato dalla Cina. La governatrice Carrie Lam, contro la quale le manifestazioni sono rivolte, ha escluso la possibilità di dare le dimissioni e ha assicurato che farà tutto ciò che è in suo potere per “ripristinare la legge e l’ordine”. Ha fermamente condannato l’uso della violenza e le minacce dei manifestanti alle famiglie degli agenti di polizia e ha dichiarato che l’unica via possibile è quella del dialogo. Il governo di Hong Kong dunque non sembra essere propenso a tollerare le proteste. In una conferenza stampa, alla domanda se l’uso dei cannoni d’acqua e pistole puntate contro i manifestanti fossero metodi appropriati, Carrie Lam ha dichiarato che la polizia sta usando “la forza minima”. “La polizia deve continuare il suo lavoro per mantenere il rispetto della legge e dell’ordine. Se le violenze dovessero continuare, l’unica cosa che dovremmo fare sono l’applicazione e il rispetto della legge” ha aggiunto, sottolineando che la ricerca del dialogo non è una scusa valida per tollerare la violazione delle norme.

Nonostante si attendano nuove proteste per il prossimo weekend il governo di Hong Kong è convinto di poter gestire i disordini senza l’intervento di Pechino, che domenica ha dichiarato di avere l’autorità legale e la responsabilità di intervenire militarmente. Un comitato di 19 esperti riuniti dalla governatrice hanno valutato la situazione e circa la metà di loro ha convenuto che si dovrebbe andare incontro ad alcune delle richieste dei manifestanti, per esempio avviare un’indagine sulle ragioni che hanno portato a tale malcontento e il ritiro ufficiale della legge sulle estradizioni in Cina a causa della quale è cominciato il tutto.

Per quanto riguarda il comunicato del G7 nel quale i leader hanno sostenuto l’autonomia di Hong Kong e invitato il ritorno alla calma, il ministero degli esteri Geng Shuang ha commentato: “Abbiamo ripetutamente sottolineato che gli affari di Hong Kong sono puramente interni alla Cina e che nessun governo e organizzazione straniera ha il diritto di intervenire. A nessuno importa più che ai cinesi e alla gente di Hong Kong della prosperità e della stabilità di Hong Kong”.