La fiducia in Matteo Salvini, come segnala Androkons, ha subito un brusco calo, dal 51% al 36%, con la discrepanza che, in quel 36% solo il 17% ritiene un bene l’aver di fatto aperto la crisi di governo.

Anche Zingaretti ha pagato il suo dietro-front sulle elezioni, ritenendo più facile mantenere il posto alleandosi coi grillini che non andando a nuove elezioni, calando anch’egli dal 53% al 23%.

Cala anche Di Maio, dal 54% al 28%, calano tutti. Ma tra questi c’è chi mantiene le redini del governo, pur, di fatto, contro la volontà popolare. O meglio, la maggioranza aveva votato Lega e Cinque Stelle, in quel fatidico 4 marzo 2018. Da soli non avevano i numeri per governare, così si erano alleati.

Poi Salvini si è tolto, perdendo l’Italia e, di fatto, le redini del governo. Da solo, il M5S non poteva governare, e così è andato con il PD. Il suo  acerrimo avversario. Solo in Italia potevano succedere simili, devastanti, angoscianti peripezie.

Zingaretti dice “prima l’Italia” “facendo il verso”, di fatto, a Salvini. Salvini vede la propria fiducia crollata, salvo per i suoi fedelissimi, ciechi d’un folle ed incondizionato (?) amore. Di Maio alla sua stregua perde consensi ma a differenza sua mantiene (forse) la poltrona.

Era sembrato così facile vincere e salire, tanto quanto scivolare giù, da perdenti. E da indecisi.