Il 30 agosto del 1978 nelle sale italiane usciva Grease. 40 anni fa, un film cult che segnò la storia dei musical. Realistico, poco edulcorato, eppure spumeggiante, divertente, sentimentale. Tutti gli ingredienti per renderlo un musical prefetto. Eppure…

La storia a (troppo) lieto fine dello scapestrato Danny e dell’ingenua Sandy, i quali riescono a cambiare, a coronare il loro sogno d’amore, mentre anche i loro amici raggiungono la tranquillità: Rizzo non è incinta, la parrucchiera comprende il vero senso della vita. Perché un simile idillio, si sono chiesti i fan più spregiudicati della pellicola?

Una teoria nata dalle parole sibilline dello stesso  Jim Jacobs che scrisse il libro originale, assieme a Warren Casey, che scrisse il musical, il quale avrebbe rivelato che “Sandy rimane viva per tutto il corso del film”. Certamente, direte voi. Ma che senso avrebbe il sogno della macchina volante sulle nuvole, in un film praticamente realistico?

Mette i brividi la vecchia (e rinata) teoria, secondo cui tutto inizierebbe dalla canzone iniziale cantata da Danny ai suoi amici “Summer Nights,” in cui rivela “ho salvato la sua vita, stava quasi affogando”. Il film si diramerebbe da qui, da quando Sandy, estratta dal mare da Danny, sarebbe in procinto di morire per mancanza d’ossigeno al cervello, ma prima di morire farebbe un sogno, quello secondo cui lei si salverebbe, cambierebbe il suo stile di vita diventando eccentrica e protagonista, per amare quel ragazzo che l’ha (invano) salvata. Alla fine, schiusesi per lei (che è l’unica a voltarsi) le porte dell’aldilà, ascenderebbe tra le nuvole.

La teoria, strampalata quanto volete, e non nuova, e condivisa anche da alcune personalità dello spettacolo, farebbe senz’altro guardare sotto un’altra luce la scena finale.