Ho scelto un pensiero equilibrato, motivato con calma e senza “sbroccare”. Non si pretende (non vogliamo la luna) che tutti i pipidini esprimano riflessioni analoghe. Basterebbero quattro o cinque, saremmo già contenti.

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Apprendere che, nel 57% dei casi, l’assistenza è percepita da stranieri, dovrebbe aprire un dibattito serio, senza pregiudizi ideologici e attenendosi ai fatti.

A poche ore dalla diffusione di questi dati, sta avvenendo il contrario.

Le cifre diffuse oggi (si riferiscono al 2017) ci parlano di un fenomeno grave, che denuncia un totale fallimento della tanto decantata integrazione.  Ci parlano di un’imbarazzante incapacità di gran parte della classe politica, Sinistra in primis, nel rendersi conto che l’immigrazione non equivale necessariamente a ricchezza. Ci parlano del fatto che molti stranieri non hanno evidentemente i requisiti per poter essere parte integrante del tessuto sociale del Paese che li ha accolti.

Essere in assistenza è doloroso per tutti. Ma qualche domanda bisognerà pur farsela. E bisognerà accettare le risposte. Anche se non piaceranno ai fautori delle porte aperte ad oltranza. Per tutta risposta, il Consiglio federale ha dichiarato che… vedrà di limitare l’assistenza a chi non ha la cittadinanza di un Paese dell’Ue. Viene da piangere.

Non sarebbe il caso, invece, di trovare il giusto equilibrio tra i diritti dei cittadini svizzeri e quelli del resto del mondo?

Michele Moor, candidato al Consiglio nazionale