10 settembre 1898, lago di Ginevra. Sulle sponde passeggia una donna alta e sottile, vestita di nero, dal volto coperto. La segue un’altra dama, anch’ella in incognito. E’ Elisabetta di Baviera, seguita dalla contessa Sztaray, anch’ella in incognito. L’imperatrice d’Austria ha quasi sessantun anni ma ha ancora la leggiadria che l’ha resa la principessa più leggendaria dell’Europa del bell’Ottocento;  eppure, stanca e sola, cammina in incognito immersa in tristi pensieri. Veste il lutto da quando Rodolfo, il suo unico figlio maschio ed erede al trono d’Austria, si è sparato un colpo alla testa dopo aver ucciso la consenziente amante diciassettenne, nel torbido (e mai chiarito) affare Mayerling.

10 settembre 1898, lago di Ginevra. Appostato in un cespuglio sta un uomo piccolo e smilzo, dal volto nerboruto e gli occhi allucinati. Ha subito una giovinezza di soprusi, nonostante innegabili talenti militari, che – si mormora –  dopo averlo trascinato nell’alta società borbonica, lo avrebbero anche reso sensibile alle avance di una nobildonna, motivo per cui, da quell’alta società nella quale era fortuitamente entrato, è stato scacciato. Luigi Lucheni ha venticinque anni, figlio di una serva parmense violentata, è stato dato all’orfanotrofio di Parigi all’età di tre anni, dopo di ché, raggiunta l’adolescenza, ha iniziato a vagabondare per l’Europa, sino all’ascesa e caduta nella carriera militare borbonica. 

Progetta, quel giorno, di uccidere Umberto I, re d’Italia, ma a quello ci penserà Gaetano Bresci, due anni dopo. Così, saputo del passaggio del Duca d’Orleans per Ginevra, si prepara per assassinarlo, con un pugnale comprato pochi giorni prima. ma il duca non passa, e Lucheni attende invano. “Si dice passerà l’imperatrice d’Austria” gli dice un conoscente, Giuseppe Abis, che ha probabilmente riconosciuto l’imperatrice in una stazione di posta precedente. “Ecco chi puoi assassinare!” gli dice.

E Lucheni mette in pratica. Vede l’imperatrice passare, le corre incontro, la urta. L’imperatrice cade a terra, inconsapevole, per un attimo che la sua vita è stata irrimediabilmente troncata. Si alza, correndo verso il battello che ha già suonato la partenza, con la contessa sale sull’imbarcazione, poi di colpo di impallidisce, e sviene senza mai più riprendere conoscenza. Lucheni le ha trafitto il ventricolo sinistro, con una precisione che sconvolgerà i medici. Il bustino nero dell’imperatrice, dalla circonferenza di 45 cm, è tuttora conservato con il buco della lama. La contessa accompagnatrice urla, rivelando l’identità della sua dama, implorando che il battello faccia retromarcia.  Sissi viene soccorsa, ma spira il pomeriggio stesso.

la buona imperatrice, tanto irrequieta e prigioniera della corte asburgica, è morta. Risorgerà nel mito. In eterno.