Riceviamo e pubblichiamo questo testo, come documento.

Sarà un’osservazione banale, ma probabilmente ci sono molti controlli perché ci sono molti abusi. Ciò che invece è certo è il fatto che gli abusi gravano sui cittadini onesti. Lo Stato ha interesse a combatterli.

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MOZIONE

 Mentre si discute di riforma fiscale per non far fuggire le società finora a statuto fiscale privilegiato in quanto contribuiscono comunque in maniera significativa al gettito fiscale, si costata da più parti (professionisti e associazioni economiche) che dal Dipartimento delle Istituzioni e dalla Sezione della popolazione in particolare vi è in atto una strategia antistranieri a tutto campo, inclusi coloro che non hanno mai dato problemi di sorta e tra questi anche quelli benestanti (globalisti inclusi) che di riflesso contribuiscono al pagamento di imposte e a generare un certo indotto cantonale di cui beneficiano tutti i residenti, ticinesi compresi, in difficoltà.

Lo spunto è rappresentato da un recente intervento scritto della AITI e della Camera di Commercio al Consiglio di Stato, in cui si lamenta la strategia antistranieri che danneggia lo sviluppo dell’economia ticinese e delle sue imprese. Sono ormai centinaia i casi trattati da fiduciari e avvocati di cittadini stranieri ai quali viene revocato il permesso B e viene rifiutato il permesso C per ragioni bagattellari. In ogni Comune il servizio della popolazione ha inviato liste di decine persone da far controllare riguardo alla loro effettiva presenza nel Cantone Ticino.

Ci sono decine di casi di persone che ricevono continuamente visite di ausiliari di polizia e di impiegati comunali il mattino presto per verificare che cos’hanno nel frigorifero e quale biancheria hanno nei loro armadi. Si tratta, come detto, di liste di persone, anche buoni contribuenti e residenti da diversi anni e che mai hanno dato problemi, da controllare nel periodo di sei mesi. Segue un rapporto alla Polizia Cantonale che esegue a sua volta delle verifiche mandando poi il tutto al servizio della popolazione. Questo spiega il fatto che per ricevere una risposta riguardo al permesso C passano da sei a 12 mesi mentre qualche anno orsono si ricevevano questi permessi in 1 o 2 mesi. Sono decine le persone che riferiscono di questa strategia poliziesca.

È giunto il momento di finalmente parlarne.

Anche se magari capita un caso ogni tanto questo non giustifica questo “mobbing” o “stalking” indiscriminato. Si tratta anche di una questione di efficienza ed economicità delle risorse umane e finanziarie dell’amministrazione prima che anche questa sezione diventi un mostro di impeghi e burocrazia.

Basta inoltre verificare quanto numerosi sono i ricorsi contro le decisioni del servizio della popolazione che vengono accettati dal Consiglio di Stato rispettivamente dal Tribunale amministrativo cantonale. Tutto questo genera costi e risorse impiegate in maniera spropositata oltre a danneggiare uno dei capisaldi competitivi svizzeri e ticinesi, ovvero una burocrazia snella e una amministrazione vicina ai cittadini e residenti che scelgono il nostro bel Cantone per vivere e lavorare.

Aumento degli effettivi nelle polizie, aumento di effettivi e burocrazia nei servizi della popolazione, oltre che nei servizi del territorio o della sanità e sicurezza: sono sintomi ormai acuti di una direzione poco liberale che alcuni hanno intrapreso.

Con la presente mozione si chiede che il Governo indichi a chiare lettere quale sia la strategia, gli obiettivi e le misure che intende attuare in questo contesto e se non sia il caso che il Consigli di Stato ri-orienti la politica verso i lavoratori stranieri in Ticino condotta dal direttore del dipartimento. L’obiettivo è quantomeno di tornare al rispetto di tempistiche di evasione delle richieste di permessi e rinnovi in tempi rapidi e con modalità proporzionate degne di uno Stato di diritto e non di polizia, con un plafonamento delle assunzioni di personale.

Matteo Quadranti,

Bixio Caprara, Marco Bertoli