Per i prossimi cinque giorni, sono previsti incontri e dibattiti con quasi 200 leader mondiali che convergeranno sul palcoscenico diplomatico più importante del mondo: la 74a Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Nell’incontro annuale che si svolgerà nel quartier generale dell’organizzazione al centro di Manhattan a New York, in un contesto di crisi mondiale, si parlerà del cambiamento climatico, delle guerre commerciali, della migrazione, dell’assistenza sanitaria universale, e dei conflitti che minacciano di incastrare gli Stati Uniti nel Medio Oriente.

Tutti argomenti collegati alla politica estera americana che hanno portano da diverso tempo il presidente Trump a manifestare un totale disprezzo per le istituzioni multilaterali internazionali come quelle delle Nazioni Unite. Il cambiamento climatico e l’assistenza sanitaria mondiale sono due temi di cui Trump non vuole avere niente a che fare. Due simboli che l’amministrazione della Casa Bianca ha utilizzato per isolare gli Stati Uniti dal mondo costruendo il messaggio nazionalista che porta a favore della sovranità.

Il focus sul riscaldamento terrestre, che è in cima all’agenda dell’Assemblea generale di quest’anno, andrà probabilmente avanti senza gli Stati Uniti, perché Trump il giorno previsto su questo tema sarà assente. Circa 60 capi di Stato hanno in programma di parlare al vertice sul tema del clima, annunciando iniziative che includano emissioni zero di carbonio. Gli Stati Uniti non hanno questo piano, anzi Trump nel 2017 ha annunciato che stava ritirando il proprio paese dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Trump si rivolgerà all’Assemblea per richiamare l’attenzione sul recente bombardamento delle strutture petrolifere saudite. I funzionari americani danno la colpa all’Iran, ma l’Arabia Saudita non ha detto a tutt’oggi dove sono stati fabbricati i missili e i droni utilizzati per l’attacco e da dove siano stati lanciati, e soprattutto i sauditi non hanno spiegato come mai il potente sistema di difesa, prodotto dagli Stati Uniti, non è riuscito ad intercettarli. I ribelli Houthi, un gruppo armato dello Yemen, hanno rivendicato la responsabilità dell’attacco. Una coalizione guidata da sauditi sta bombardando il loro paese da più di quattro anni.

Dato che gli alleati statunitensi incolpano in gran parte l’amministrazione Trump delle crescenti tensioni con l’Iran, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato in una conferenza stampa che l’Assemblea generale è un momento per raffreddare le tensioni.
Alcuni leader però, come il presidente cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin non saranno presenti. Come non è previsto l’arrivo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, indaffarato a lottare per la sua vita politica in Israele, e del presidente venezuelano Nicolas Maduro, considerato dall’amministrazione Trump, e da latri governi, leader illegittimo.

Sarà presente invece il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che incontrerà i funzionari americani tra le crescenti preoccupazioni per le pressioni di Trump sulle questioni politiche interne americane, e il presidente iraniano Hassan Rouhani, che ha dichiarato di presentare alle Nazioni Unite un piano di cooperazione regionale per la pace. Trump, dichiarando che nulla può essere escluso, non ha intenzione di incontrare gli iraniani ma vuole comunque lasciare aperta la porta del dialogo.

La crescita delle tante preoccupazioni e la “confusione” nell’Ufficio degli Affari internazionali del Dipartimento di Stato che sovrintende le relazioni degli Stati Uniti con le Nazioni Unite, potrebbero portare l’ordine mondiale ad immaginare per la prima volta quest’anno la vita senza la leadership degli Stati Uniti. Il Segretario generale Guterres ha organizzato un serie di incontri ad alto livello su temi dei quali nessuno è interessante per il presidente Trump. Ma la sfida è dare delle risposte alle persone e mobilitare soluzioni che rispondano alle tante ansie nel mondo.
Il presidente iraniano sicuramente affermerà che Trump ha innescato il ciclo del conflitto ritirandosi l’anno scorso dall’accordo nucleare del 2015  e reintroducendo sanzioni onerose che stanno paralizzando l’Iran.

L’amministrazione Trump, dal canto suo, sta cercando un’atmosfera più produttiva con i cinesi per riprendere i negoziati commerciali. Inoltre gli Stati Uniti vogliono convincere l’Unione europea ad espandere le sanzioni economiche contro il governo venezuelano di Maduro che sta presiedendo il più grande collasso economico nella storia del Sud America. Ci sono poi le frizioni tra Stati Uniti e la Turchia, paese membro della Nato, dove da una parte Trump sta valutando sanzioni per punire la Turchia per aver acquistato un sistema di difesa missilistica russo al posto di quello di fabbricazione americana, e dall’altra Erdogan ha espresso malumori per le operazioni congiunte con la Siria nella parte settentrionale che confina con la Turchia devastata dalla guerra. Il crollo dei colloqui con i talebani in Afghanistan. La tensione tra l’India armata dal nucleare e il Pakistan sul Kashmir.

Sarà difficile per l’amministrazione americana distrarre l’attenzione da un simile contesto mondiale.