Intervista a Liliane Tami

Questa monumentale intervista è stata scritta di getto in brevissimo tempo. La giovane Liliane – scrittrice, poetessa, filosofa laureata, cultrice di un mondo misterioso e antico – conosceva bene la materia! Non è come quelli che ti fanno aspettare quindici giorni per scriverti “La terra brucia! Dobbiamo. veramente salvare il pianeta” oppure “Dobbiamo veramente abbassare i premi di cassa malati”. Siamo costretti a sopportare tutte le banalità.

Liliane è diversa. Vive contemporaneamente nel mondo moderno e nel mondo antico. È una ragazza (in realtà una giovane mamma) colta, dotata e originale. È tradizionalista e non è femminista (caso raro). Conoscevo suo nonno. Il suo prozio, un famoso architetto, era amico di mio padre Augusto. 

Ascoltiamo le sue parole, seguiamo il filo dei suoi pensieri. Ci vorrà molto più dei soliti avari 30 secondi. Ne varrà la pena.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Lei ha fondato un’associazione, “Saggezza Pagana”. Perché ha scelto questo nome? Quali scopi persegue?

Lo statuto dell’Associazione culturale Saggezza Pagana è stato approvato il 21.09.2019, durante l’assemblea costituente svoltasi in concomitanza al primo evento dell’associazione. Attualmente il comitato direttivo conta tre soci, ed altri sono in procinto di entrarvi. Per festeggiare l’equinozio d’autunno e la fondazione dell’associazione sono stati invitati in sede il prof. Alberto Peruffo, storico che ha tenuto una conferenza sul tema dei Cimbri e dei Teutoni, e l’artista Giulia Gasparini, che ha officiato una celebrazione con rito e meditazione guidata attorno al fuoco.

Col consenso degli altri soci, ho mantenuto questo nome [Saggezza pagana] perché l’associazione vuole promuovere il ben vivere in un contesto prossimo alla natura, sia dal punto di vista geografico che spirituale. L’associazione si occupa innanzitutto di fare eventi culturali pubblici, ma si impegna anche ad aiutare personalmente i singoli che hanno bisogno di un sostegno morale/filosofico/affettivo/educativo. Per fare ciò l’associazione offre consulenze filosofiche ( possiedo un master in Philosophische Praxis, quindi sono formata come Counselor filosofico), consulenze estetiche per uomini ( due soci fondatori sono esperti di sartoria, storia del costume ed eleganza maschile) e massaggi in amaca ( ho un diploma riconosciuto dall’U.E. in terapie olistiche e trattamento aereo). Qui di seguito potete vedere il sito dell’associazione e leggerne lo statuto. https://consulenzepraticafilosofica.wordpress.com/associazione-saggezza-pagana/

Pagano, da pagus, nel periodo romano stava a indicare una circoscrizione territoriale rurale (cioè al di fuori dei confini della città) in cui vivevano popoli d’agricoltori ancora legati ai loro antichi culti locali. La saggezza, per Aristotele [Etica nicomachea, libro VI.5) è la disposizione a deliberare secondo ragione su ciò che è bene e ciò che è male per l’uomo. La saggezza è la virtù di coloro che sanno amministrare bene una famiglia o uno stato, perché sanno non solo cosa è bene per loro stessi, ma anche per gli altri.

La Saggezza Pagana è superiore a una ipotetica Saggezza Cristiana? Se sì, perché?

Il monoteismo cristiano ha la pretesa di essere universalmente valido. Il paganesimo, invece, è geograficamente ed etnicamente determinato, di conseguenza è valido solo in una pluralità di aree ristrette. I nativi americani dalla pelle rossa, come i Sioux o i Cherokee, avevano i loro Dei e la loro scala di valori, così come gli eschimesi, i maori dell’Australia o vichinghi della Danimarca avevano i propri culti e il proprio sistema etico. Una fede di tipo pagana , in genere, si sviluppa all’interno di una società ristretta e monoetnica. Quando una società pagana diviene troppo grande, estesa e multietnica, come nel caso della Roma imperiale, alla lunga si stacca dai propri Dei atavici e locali e se ne dimentica.

Anche i vichinghi, espandendosi, tessendo rapporti politici con sovrani stranieri e lasciando le loro terre originarie, hanno abbandonato le rune e la loro mitologia a favore della fratellanza universale monoteista. Il paganesimo politeista religioso, in ogni sua manifestazione primordiale, è strettamente collegato al DNA, agli usi ed ai costumi del popolo che l’ha coltivato. Tale legame del paganesimo col popolo, questa coerenza tra sangue, terra e spirito, lo rende sicuramente più idoneo alla propria regione rispetto ai culti monoteistici (cristianesimo, ebraismo, islamismo) nati nell’area desertica attorno a Gerusalemme.

Aldilà di queste premesse più di tipo antropologico che non teologico, invito gli appassionati di misticismo a recarsi nel monastero di Santa Croce, in cui vive l’eremita Padre Gabriel Bunge. Questo monastero ortodosso sorge nel bosco sopra Roveredo proprio nei pressi della sede dell’associazione Saggezza Pagana e l’ eremita Padre Gabriel Bunge, grande erudito e studioso dei padri del deserto, ha scritto svariati libri sui vizi capitali (logismoi) ed in particolare sull’accidia (akedia) che è la rabbia contro Dio. Egli insegna a redimersi dal peccato mediante una vita di rettitudine cristiana fatta di sacrifici ed abnegazione. Schopenhauer accomuna cristianesimo ascetico e buddismo zen in quanto entrambe le dottrine vertono sull’annientamento dell’ Io e della propria volontà: la mitologia eroica, al contrario, propone l’esaltazione e la gloria dell’individuo per il bene della collettività. Cristo e Budda compiono percorsi di repressione del proprio Io. Prometeo sfida gli Dei per rubare loro il fuoco con cui scaldare l’umanità e Sigfried solo uccidendo il drago può apprendere la lingua degli uccelli e salvare il mondo.

Per gli antichi, siano essi greci, celti o vichinghi, il Divino è già presente nell’Uomo e non vi è nulla da cui redimersi. ( nota: pitagorici ed orfici vivevano con l’idea di purificarsi, ma ciò non aveva una funzione di tipo salvifica come nel cristianesimo) . In una visione pagana germanica, riportata a nuova vita lo scorso secolo sino al 1945, il fine ultimo della propria incarnazione individuale è il benessere e la perpetrazione della propria comunità (volk), a cui si partecipa educando bene i propri figli, praticando buone opere, combattendo per essa o semplicemente dando il buon esempio quotidiano nei piccoli gesti.

Io penso che lei ami il mistero, il fuoco, il rito iniziatico, il simbolo…

L’opinione comune – e l’etimologia!- vorrebbero che mistero e misticismo, contraddistinti dal silenzio che avvolge gli iniziati, siano una cosa per i pochi adepti all’esoterismo. Ed è contro a questa credenza che sorge la mia associazione culturale: ritengo, infatti, che le questioni più elevate riguardanti l’animo umano debbano essere divulgate a quante più persone possibile e liberate dalla loro prigione esoterica per divenire di essoteriche, raggiungendo e nutrendo quanto più pubblico possibile. Quanta gioia, pace ed armonia ne trarrebbe la società, se i grandi temi dei filosofi fossero divulgati alle masse! Attualmente ho intrapreso un percorso di ricerca sul Vril, l’energia cosmica che fa pulsare il Creato. Vorrei condividere queste mie ricerche con quante più persone possibile, per aumentare la consapevolezza, la bellezza, l’armonia e la forza identitaria della società europea, artefice delle maggiori opere dell’umanità.

Attualmente l’associazione conta tre membri fondatori e in particolare ci stiamo dedicando allo studio dell’archetipo/ simbolo Wotan. I nostri studi attorno a questo ancestrale simbolo delle comunità ariane si traducono anche in gesti: ricerchiamo infatti la bellezza e la qualità nel vestire, proponiamo uno stile di vita sano e incentrato sulla famiglia, promuoviamo l’attività all’aria aperta ed un culto della bellezza, sia essa prodotta dalla Natura che dall’Uomo, insegniamo l’essere gentili e ad apprezza il piacere del ben vivere e del godersi il mondo materiale, senza accessi o viziosità. Eroismo deriva da Amore: è questa la chiave etimologica con cui capire il nostro modo eroico di vivere. Vogliamo iniziare a gettare basi solide a quello che è un ritorno ad un’etica di vita di tipo eroica, per la realizzazione gloriosa individuale e per il benessere sociale.

Io ho una visione della religiosità estremamente pratica: simbolo, rito iniziatico e mistero sono perfettamente inutili se non adoperati per guidare ogni nostra singola azione quotidiana. Ogni mia azione, come raccogliere le erbe spontanee con cui cucino, leggere libri belli a mia figlia, limitare l’uso della plastica, celebrare la gioia della vita di fronte ad un fuoco, comportarmi con devozione nei confronti della casa e del marito, impegnarmi per promuovere bellezza e cultura ecc. sono riti sacri e solenni, che eseguo perché io vorrei un mondo in cui tutti agiscono in questo modo. Una sana ritualità quotidiana è il primo passo verso una vita virtuosa, per sé e per la polis.

Da dove viene questo suo vivo interesse per il mondo germanico antico?

Dal mio sangue. Benché sia evidente fenotipicamente, l’esame del DNA l’ha confermato: io sono interamente europea con una prevalenza di sangue nordico. Possiedo antenati celti, germani e bretoni e il mio sangue ne conserva memoria: per questo sin da bambina mi emoziono quando vedo testimonianze archeologiche ed artistiche relative a queste società passate. Inoltre, aldilà del mero interesse individuale, ritengo che le popolazioni passate possano insegnare tanto alla società contemporanea. I nostri antenati erano liberi uomini agricoltori e combattenti ( si producevano il loro cibo e sapevano difendersi), si auto-amministravano tramite le assemblee (thing), vivevano in case di campagna ed avevano un’etica della famiglia molto forte: sono un modello forte e sicuro da ogni buon politico dovrebbe trarre spunto per ben operare.

Galli e Romani in battaglia (Evariste Luminais). Immagine Wiki commons (Didier Descouens)

Chi erano i Celti?

I celti erano un insieme di popoli che non formò mai un impero, ma che abitò un territorio vastissimo. Galatai, Keltai, Galli, celtai: Greci e Romani gli chiamarono nei più disparati modi l’insieme questo insieme di tribù che, pur parlando lingue diverse, avevano una cultura simile. Cosa mi piace di loro? Il fatto che fossero tribù libere, in grado di allearsi e separarsi quando volevano e che non sentivano il bisogno di legarsi tra di loro mediante l’invenzione di sovrastrutture politiche come gli stati. La semplice affinità genetica e la conseguente affinità di usi e costumi li rendeva tutti, seppur indipendenti gli uni dagli altri ( i vari gruppi) simili ed uniti. Nei miei sogni utopici l’Europa ideale ricalca il non-sistema politico dei celti, dove le varie micro-entità comunitarie autarchiche si autoregolano ( internamente ed esternamente) solo in virtù del dato biologico, ossia l’omogeneità genetica e di conseguenza culturale.

Con quali occhi lei vede l’Impero Romano (anche in epoca pre-imperiale) in lotta contro i barbari? Da che parte sta? Per chi fa il tifo?

Roma, alla fine, è divenuto un grande impero multietnico, multinazionale ed eccessivamente grande, burocratizzato e vizioso. Io non credo nelle grandi entità politiche, sono chimere che illudono i cittadini ingenui e filantropi e soddisfano solo chi è bramoso di soldi o potere. Perché mai un libero Elvo ( da cui gli Elvezi, che si allearono in una confederazione contro l’invasore asburgico) cresciuto sulle sponde del Reno, dovrebbe pagare un tributo o rispettare le leggi promulgate da un imperatore d’origine africana come Caracalla?

Lei è in contatto con studiosi di queste materie storiche? Con filosofi? Con associazioni?

Questa domanda è in bilico tra pubblico e privato. Preferisco non rispondere, anche perché le mie risposte – purtroppo- verrebbero fraintese. Chi volesse saperne di più è invitato a contattarmi: l’associazione accoglie sempre con gioia coloro che si vogliono avvicinare al mondo della spiritualità primordiale.

Nietzsche è forse uno dei suoi autori prediletti?

Alcuni suoi testi mi piacciono, altri li trovo un po’ confusionari e, soprattutto, non mi pare un esempio concreto di virtù da seguire. Di lui apprezzo il suo culto del corpo bello, forte e vigoroso e lo studio sulla nascita della tragedia e la dicotomia pagana tra apollineo e dionisiaco. La teoria dell’oltre-uomo è, secondo me, pericolosa perché fomenta individualismo e superbia nei lettori. Buono il suo rapporto col paganesimo, anche se, a mio parere, è stato un po’ troppo duro nel condannare (per eccesso di cristianesimo) l’amico Ricard Wagner quando ha composto la bellissima opera il Parzival. Nietzsche, mi pare, era rabbioso ed aveva rancore represso che l’ha portato ad impazzire. Non era un’anima serena e in pace col mondo.

Ho due filosofi preferiti: Uno è Kant, quando spiega l’importanza dell’autolegislarsi e dell’agire secondo ragione per il bene universale, e l’altro, che è stato il più grande filosofo e uomo politico della storia, non lo posso nominare. L’identità dell’ultimo avatar, come viene chiamato da alcuni iniziati al culto del Sole, è un segreto che può essere rivelato solo a chi ha compiuto un’adeguata purificazione ed un periodo di distacco ( fisico o mentale) dall’attuale società. Chi non è spiritualmente pronto, chi non ha fatto tabula rasa interiore, accoglierebbe questo nome con orrore e si farebbe solamente del male.

Druidi (moderni) a Stonehenge. Wiki commons (sandyraidy)

Come riesce a vivere nel mondo moderno, così lontano dalla sua filosofia e dai suoi miti? A quali compromessi è disposta a scendere?

Noi maghi, oggigiorno chiamati “persone che si sono realizzate”, plasmiamo il mondo a seconda della nostra volontà e delle nostre esigenze: l’universo in cui vivo è retto da valori come la bellezza, l’eroismo e la tradizione. Il mondo che mi sono costruita attorno è meraviglioso e perfettamente coerente con la mia visione politica della società: vivo in un piccolo paradiso nel bosco, sono una moglie e mamma realizzata, posso passare le mie giornate a scrivere poesie, curare l’orto e intagliare il legno e i miei amici sono tutti persone – e personaggi ! – meravigliosi con cui posso condividere l’emozione di guardare un fiore, lanciare un’ascia contro un albero, contemplare un bel quadro, degustare un buon champagne o ridere imitando il barrito del cervo sentendomi compresa. Il mondo che ci circonda è riflesso della nostra attitudine alla vita: io sono allegra, gioiosa e positiva e attorno a me è tutto un proliferare di persone simpatiche, eleganti, riflessive, colte, di successo, brave e simili a me.

Lei accetta il metodo democratico e parlamentare? C’è un modo migliore per governare una società?

La democrazia parlamentare in Italia mi ripugna perché, innanzitutto, ritengo che l’Italia presenti troppe differenze etniche e culturali per essere un’unica nazione. Per il sistema confederativo svizzero storico nutro invece grandissima ammirazione: l’idea che un insieme di liberi cantoni possano autogestirsi e collaborare all’occorrenza mi piace molto. Per me la democrazia per funzionare deve essere diretta, ristretta geograficamente e composta da poche persone. Non amo la democrazia rappresentativa dell’Unione Europea: un numero così esteso di cittadini, con storie, origini, culture e vite così diverse non può essere rappresento in modo adeguato in un parlamento. Ragionando in termini di categorie politiche, sì, amo il popolo che si autogoverna, come nel caso del “thing” ( antica assemblea germanica) o delle vecchie votazioni svizzere fatte su scala molto, molto ridotta. Non amo per nulla questo sistema politico, che vorrebbe accentrare tutto burocraticamente ed estendere la democrazia su territori troppi ampi, rendendola oclocrazia (governo dei pezzenti).

Vorrei sapere, per concludere, qualcosa sui suoi studi e la sua (giovane) vita.

Ho frequentato il Liceo antroposofico Rudolf Steiner di Origlio dove mi sono maturata con tesi sui tarocchi intesi come percorso iniziatico. In seguito ho fatto la maturità liceale presso i Salesiani ed ho fatto una tesi sul dandysmo e l’importanza di rendere la propria vita un’opera d’arte. Poi ho frequentato l’università statale di Milano, dove ho conseguito (pagandomi parte degli studi lavorando nel triste ambito delle aste immobiliari) un master in “Philosophische Praxis. La filosofia nell’ambito delle professioni terapeutiche.” Col prof. Corrado Sinigallia, che faceva parte dell’équipe di Rizzolati, che ha scoperto i neuroni a specchio. Grazie alla formazione scolastica ho dimostrato al mondo accademico di possedere ottime competenze in ambito spirituale, artistico e scientifico, ma ciò per me è irrilevante: attualmente il mio scrittore preferito è un eremita degli appennini, esperto in filosofia medievale, che forse non ha nemmeno la licenza media. Alcune persone di grande cultura, saggezza e sensibilità che mi circondano non possiedono un titolo di studi universitario, ma hanno letto i libri giusti e fatto le dovute esperienze. Purtroppo, al liceo e all’università, ho visto giovani svogliati laurearsi solo per la gioia di soddisfare i genitori. Un allievo, sia esso di scuola media o di università, che non riesce ad amare e capire il senso di ciò che sta apprendendo è, per me, nel posto sbagliato. A legittimare la competenza in un ambito non è il voto, bensì l’amore e il tempo che ci si mette.

Lei è attiva come pubblicista? Dove appaiono i suoi scritti?

Siccome sono madre il mio lavoro è crescere la prole, pulire la casa e cucinare. Dedicarsi a tempo pieno alla famiglia è impegnativo: ormai pubblico pochi articoli. A volte scrivo per due prestigiose riviste cartacee, Arbiter e Kairòs, ed altre scrivo per Das Andere, un’importante testata scientifica marchigiana. Di tanto in tanto pubblico su Il Mattino della Domenica e a volte, con pseudonimi vari, offro qualche piccola collaborazione ad altri giornali, sia cartacei che online. Molto spesso pubblico sul mio blog, perché posso scrivere quello che voglio senza dovermi preoccupare degli interessi degli editori. In un futuro mi piacerebbe arrivare a possedere un mio giornale cartaceo o una casa editrice, per non dovere sottostare alle esigenze di terzi.

Frequenta i social?

Come la stampa a caratteri mobili, il telegrafo, la radio e il telefono internet è un ottimo medium con cui divulgare il sapere e intessere relazioni con le persone. Facebook è utile per cercare informazioni, lavorare, conoscere persone simili a me e stringere amicizie, che spesso diventano reali. Io non possiedo uno smartphone e non ho internet a casa: quest’astinenza forzata dalla tecnologia mi consente di dominare internet senza esserne dominata. Vedere le mamme al parco che trascurano i bimbi perché schiave dello smartphone è triste. Servirebbe loro un po’ di saggezza pagana.

Esclusiva di Ticinolive