L
e recenti immagini dei manifestanti per le strade diHong Kong mostrano una maggiore violenza. Le proteste, iniziate il 9 giugno a seguito del rifiuto di un emendamento alla legge sulle estradizioni, si sono trasformate in un’opposizione sempre più marcata. L’escalation della brutalità è al centro degli ultimi scontri tra lautorità di polizia della città e i suoi manifestanti.

In realtà oltre all’emendamento sulle estradizioni, che è stato sospeso, esiste un più profondo contrasto sulla democrazia tra Hong Kong e Pechino in vista dell’avvicinarsi della data in cui l’autonomia volgerà al termine. Nell’accordo del 1997 tra Regno Unito e Cinainfatti, a partire dal 2047 Hong Kong non avrà più standard politici, economici e istituzionali diversi e liberi rispetto a quelli cinesi. Da protettorato inglese a regione amministrativa sotto la stretta influenza della Cina.

Dopo quattro mesi di continue proteste, la polizia sta cercando inutilmente di controllare la città, arrivando anche a sparare e ferire gravemente per la prima volta un manifestante con vere munizioni. Oltre mille persone sono state curate negli ospedali per ferite riportate durante proteste. Gas lacrimogeni, cannoni ad acqua mischiata con tintura, sacchi di fagioli, proiettili di gomma, spray al peperoncino, cariche della polizia e arresti di massa sono diventati ormai comuni.

La violenza usata dalla polizia non ha fatto altro che aumentare la rabbia della gente, sostenendo la nascita di un vero e proprio movimento di protesta con armi spesso rudimentali. Vengono lanciate pietre, mattoni, molotov, usate fionde per combattere, dare fuoco a diversi negozi e vengono costruite barricate.

Il tutto sta cominciando ad avere un aspetto di vandalismo che sta danneggiando seriamente le attività economiche e l’immagine di Hong Kong con forti ripercussioni sul turismo.

“Se la situazione a Hong Kong diventerà incontrollabile dal governo locale, il governo centrale cinese non rimarrà seduto a guardare con le mani in mano”, questo il chiaro avvertimento dell’ambasciatore cinese nel Regno Unito, Liu Xiaoming.

Per ora le autorità di Pechino fanno affidamento sulla polizia di Hong Kong, cercando di dare loro maggiori poteri. 

Un recente divieto anti-maschera non è riuscito a impedire ai manifestanti di ribellarsi nelle strade. La leader di Hong Kong, Carrie Lam, sperava che questo divieto avrebbe posto fine ai mesi di proteste segnate dalla crescente violenza, ma milioni di persone continuano a scendere per le strade sfidando il divieto di coprirsi il volto.   

Sono in molti a pensare che la legge di emergenza, che conferisce al capo esecutivo di Hong Kong ampi poteri per attuare qualsiasi misura si ritenga necessaria, venga usata per imporre misure drastiche. Proprio oggi la leader Lam ha avvertito che l’esercito cinese potrebbe intervenire se la rivolta contro le riforme dovesse diventare grave da non rappresentare più un movimento pacifico per la democrazia. “A questo punto penso fermamente che dovremmo trovare noi stessi le soluzioni. Posizione condivisa dal governo centrale cinese. Ma se la situazione diventa grave, allora nessuna opzione potrebbe essere esclusa, se vogliamo che Hong Kong abbia almeno un’altra possibilità”, ha affermato Carrie Lam.

È la più grande crisi politica per Hong Kong dopo la consegna dal dominio coloniale britannico nel 1997 e una delle sfide più serie di Xi Jinping da quando ha preso il potere.